GQ (Italy)

È MIA la scelta

Compie 10 anni, a Milano, l’appuntamen­to chiave per i collezioni­sti

- Testo di GIACOMO NICOLELLA MASCHIETTI Dall’alto: Marco Gualazzini, Somalia, Bosaso, La scuola primaria Haji Mire, 2015; Margherita Del Piano, Arome Rose (dalla serie Cose buone dal mondo), 2019. A sinistra: Thomas Hauser, Girls Seen #0772 Jess, 2016. Inf

Lorenza Castelli da 10 anni è con suo padre Fabio alla direzione di MIA Photo Fair, la fiera della fotografia di Milano. Come si diventa collezioni­sti evitando le fregature?

La regola aurea è comprare per passione. E informarsi: è importante scegliere artisti rappresent­ati da veri esperti di arte, che possono diventare gli advisor di una raccolta destinata ad acquisire valore.

Quanto può costare una foto d’autore? Dipende dalle variabili. Un collezioni­sta dal budget limitato può cercare tra gli artisti emergenti, le cui opere costeranno 1.500/2 mila euro. Ma per dare un’idea del range possibile aggiungo che le fotografie di Andreas

Gursky, Cindy Sherman e Jeff Wall vengono quotate milioni. Parlando degli autori italiani degli Anni 70 come Luigi Ghirri, Paolo Gioli, Gabriele Basilico e Aldo Tagliaferr­o, ai quali quest’anno dedichiamo una sezione speciale, il valore di una stampa vintage va dai 10 ai 15 mila euro.

Chi sono invece gli italiani da tenere d’occhio adesso?

Scelgo gli under 45 presenti in questa edizione: Anna di Prospero, Giulio Di Sturco, Valentina Vannicola, Sofia Uslenghi, Marco Gualazzini, Donatella Izzo, Marco Circhirill­o, Alessandra Baldoni, Simone Cametti, Alberto Selvestrel, Marco Maria Zanin.

Quali sono i nuovi linguaggi con cui è bene prendere confidenza?

Quelli crossing. A noi del MIA piace concentrar­ci sulle nuove ricerche: non a caso questa volta abbiamo indetto il premio New-post

Photograph­y? Si tratta di un concorso, coordinato da Gigliola Foschi, che metterà in luce cosa sta cambiando nella fotografia contempora­nea. Ad esempio il ricorso ad altri media, come la pittura, o l’intervento diretto dell’artista sull’opera, attraverso l’uso del cucito, che crea opere uniche. La fotografia sta uscendo dalla logica bidimensio­nale ed entrando in quella tridimensi­onale: assomiglia sempre più a una scultura, insomma.

E il pubblico come reagisce?

Si è evoluto: 10 anni fa le domande convergeva­no tutte sulla tecnica, la strumentaz­ione, la carta, il tempo di esposizion­e. Oggi i visitatori vogliono sapere della progettual­ità, si interrogan­o sul messaggio dell’autore. Che è ciò che fa la differenza tra una bella immagine e un’immagine artistica.

Anche il collezioni­sta avrà cambiato abitudini nel frattempo, no?

Assolutame­nte. Ora è un globetrott­er che sa come raccoglier­e i contatti giusti: ha dai 35 ai 50 anni, cerca artisti dal respiro internazio­nale, con tirature basse, sa che il mercato italiano è di qualità ma, nell’ottica di liquidare l’investimen­to, meno facile.

Una certezza che non cambia, invece? L’apprezzame­nto per l’opera unica.

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