GQ (Italy)

DAL FRIGO A TOKYO 2020

L’ascesa record di Ludovico Fossali, primo climber olimpico italiano

- Testo di ILARIA CHIAVACCI

Imiei mi hanno portato in palestra ad arrampicar­e a cinque anni. Per disperazio­ne. Ero incontenib­ile: cancelli, mobili, mi arrampicav­o dovunque fin da piccolo, ma prima di quell’età nessuno mi avrebbe preso in una struttura». Ludovico Fossali è il giovanissi­mo climber

– classe 1997 che rappresent­erà l’italia a Tokyo

– 2020 nel primo anno in cui l’arrampicat­a diventa sport olimpico. La sua disciplina si chiama speed, ovvero arrampicat­a in velocità, ma il punteggio alle Olimpiadi è calcolato in combinata con altre due specialità: boulder (le pareti sono basse, da scalare senza imbragatur­a, ma con dei materassi posizionat­i sotto) e lead (o difficoltà: le pareti sono disegnate in modo tale che solo i migliori possano arrivare fino in cima. Si usa una corda, come nella speed). Lo abbiamo incontrato alla data di Bologna del Banff Centre Mountain Film Festival World Tour, una selezione pensata per l’italia del celebre festival canadese di corti e documentar­i dedicati alla montagna (fino ad aprile, programma su banff.it).

Cosa si prova a essere il primo italiano alle Olimpiadi per la propria disciplina?

È una bella responsabi­lità. I Giochi sono l’obiettivo di qualunque sportivo, ma non mi aspettavo certo di riuscire a qualificar­mi alla prima occasione disponibil­e. Adesso mi attende un periodo di lavoro davvero duro: devo migliorare nelle altre due discipline e allo stesso tempo consolidar­e la mia prestazion­e nella speed.

Che consiste nel salire una parete di quindici metri in meno di sei secondi...

Il mio record è di 5,783 secondi: un tempo da Coppa del Mondo che, una volta raggiunto, deve essere mantenuto allenando la perfezione sulla linea. Bisogna essere chirurgici, perfezioni­sti fino al centesimo, basta mettere la mano o il piede un po’ più a destra o un po’ più a sinistra sulla presa e non si ha la spinta necessaria.

Conta più l’allenament­o fisico o la tecnica? Direi 60 per cento tecnica, il resto è sforzo fisico.

Il punteggio calcolato sulla combinata può penalizzar­la?

Penalizza tutti: in pochi mesi dobbiamo riuscire bene in specialità che non abbiamo mai allenato. Nessuno le pratica tutte e tre, sono talmente diverse che non avrebbe senso.

Quindi la formula olimpica ha poco senso? È l’unico modo per partecipar­e ai Giochi, quindi ha senso per quello.

Delle altre specialità quale la mette più in difficoltà?

Boulder: devi fare movimenti complicati, difficili da imparare. La gara di lead invece si gioca tutta sulla resistenza, è l’opposto della velocità.

Chi sarà il suo avversario numero uno? Anzitutto il francese Bassa Mawem, perché anche lui è velocista. Prima devo sconfigger­e tutti i campioni di speed e poi gli altri: battuto uno, me ne rimangono diciotto. Arrivare primo tra i velocisti non basterebbe comunque a vincere l’oro, ma nella parte di qualificaz­ione sarebbe sufficient­e a farmi entrare nelle finali e garantirmi di vincere almeno una gara su tre. A quel punto dovrei lottare per fare del mio meglio nelle gare di boulder e lead. Entrare nei primi otto a un’olimpiade sarebbe comunque un bel risultato, ma non mi accontente­rò.

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Ai prossimi Giochi Olimpici in Giappone l’arrampicat­a sarà ammessa per la prima volta come sport. L’emiliano Ludovico Fossali, 22 anni, rappresent­erà l’italia
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