GQ (Italy)

INDOVINA CHI VIENE AL PARTY

Skater, modello, influencer, surfer e fotografo: chi è Evan Mock, il testimone più ambito. Del suo tempo, dei creativi, di un nuovo stile

- Testo di CRISTINA D‘ANTONIO

La prima volta tra Evan Mock e Saint Laurent è sulla spiaggia, a Malibu: Mock, skater e surfer hawaiano, era stato ingaggiato da Anthony Vaccarello per scattare un foto-diario intorno alla collezione Primavera-estate 2020. Le sue immagini hanno fatto il giro della rete; altrettant­o, poco dopo, è successo con il video realizzato per le sneakers Venice. Da allora Evan – i capelli cortissimi e rosa, il suo marchio di fabbrica – è diventato l’ospite che tutti desiderano: sfilate, feste e opening dettano il ritmo folle della sua agenda.

Nell’ultimo anno non è rimasto fermo in un posto per più di una settimana. Quanti timbri ha sul passaporto?

Il solo sforzo di indovinare mi dà il mal di testa. Ma non starò certo a lamentarmi: è quello che andavo cercando, no?

Dal rapper Travis Scott al direttore creativo di YSL, Anthony Vaccarello: ormai i suoi contatti sono tutti da A-list. Cosa significa, in concreto? Un’apertura di credito per l’accesso alla creatività. Più frequento la gente da annuari del Who’s Who, più capisco che i loro circuiti cerebrali funzionano a un voltaggio differente: pensano in modo inedito, immaginano quello che non c’era. Ma alla fine della giornata tornano a essere normali, ed è così che mi relaziono a loro: non per il ruolo altisonant­e, ma per quello che possono insegnarmi.

Anche Justin Bieber si è fatto vivo dopo aver visto Sorry, la sua collezione di maglie e cappellini.

Infatti: wow. Il me tredicenne non avrebbe mai creduto a un’opportunit­à simile; forse neppure il me di adesso ci crede. Per me disegnare vestiti era un modo di fare gruppo con i miei amici. Ma qui il salto è evidente: con JB e il suo brand, Drew House, stiamo per tirare fuori qualche pezzo che vedrete ad aprile.

Praticare skate e surf influisce sulla sua capacità di osservare le cose? Non so se dipenda da quello, dall’essere cresciuto alle Hawaii o dall’essere partito appena ho potuto: a 18 anni ero in California, mantenendo­mi da solo, e nel primo mese lontano da casa ho fatto un corso accelerato su come si sta al mondo.

Infatti tutto è cambiato molto velocement­e: ora che è salito di grado, come resta ancorato alla realtà? Tornando alle Hawaii e all’essenza di tutto. Se mai arriverò all’età della pensione, voglio trascorrer­la dove sono nato.

Dice che le isole sono state la sua scuola di vita, la migliore. Perché? Crescere in una strada dove chiunque più vecchio di te si considera un tuo fratello maggiore ti insegna a non sgarrare: appena fai una cappella, la sberla è assicurata. È proprio un altro mondo, dove ho scelto di studiare a casa invece che a scuola: tra le onde che ti aspettano la mattina presto e la gabbia di un’aula non c’è gara.

Parliamo del denaro che sta arrivando: le dà più potere, ma di fare cosa? Guadagnare soldi ha un significat­o molto semplice: posso comprare una casa ai miei genitori e la decappotta­bile blu che mia madre ha sempre sognato. Sono cose materiali ma, che cavolo, poterle avere mi offre la motivazion­e per darmi da fare.

Come esercita il controllo sui progetti che le offrono?

Devono accordarsi con il mio senso dell’estetica. Tendo a dirmi: prova qualunque cosa, sapendo che non tutto vedrà la luce del giorno. Diciamo che avviene una selezione in corso d’opera.

Lei è convinto che dalla cultura skate derivi tutto il resto. In che modo? Perché lì ogni dettaglio parla di stile: la posizione sulla tavola, i calzini, il portachiav­i. Per arrivare al succo: se vedo un paio di Osiris D3’s su una passerella di Parigi, so da dove viene l’ispirazion­e. Tutti vogliamo sentirci cool, e gli skater lo sono naturalmen­te: basta guardarli per cogliere la prossima tendenza.

Skateboard e surf alle Olimpiadi: ha mai avuto quel genere di sogno?

No: non era previsto che fossero sport destinati a quel tipo di consacrazi­one e per provarci bisogna dedicarcis­i al 100 %. Io seguirò, da qui, John John Florence: il mio amico della porta accanto che rappresent­erà gli Stati Uniti nel surf.

Ora sta mettendo alla prova il suo talento come fotografo. Come vede il mondo attraverso l’obiettivo?

Per me si tratta di cogliere le persone in situazioni in cui è difficile sorprender­le. Intendo dire: voglio cogliere il momento esatto in cui una persona si trasforma in qualcosa di veramente speciale.

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Trench in cotone, pantaloni in velluto dévoré, anello e allacciate in vernice SAINT LAURENT
BY ANTHONY
VACCARELLO
Fashion Editor: Nicolò Andreoni Hair Stylist: Kevin Roux Make-up Artist: Jenny Beckman Fashion Market Editor: Michele Viola
Nonostante le collaboraz­ioni sul fronte moda – l’ultima delle quali con Justin Bieber, rimasto colpito dalla linea Sorry (@sorryinadv­ance) – Evan Mock resta uno skater di primo piano: Monster Children gli ha appena dedicato la seconda copertina in un anno. Trench in cotone, pantaloni in velluto dévoré, anello e allacciate in vernice SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO Fashion Editor: Nicolò Andreoni Hair Stylist: Kevin Roux Make-up Artist: Jenny Beckman Fashion Market Editor: Michele Viola

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