COSE FUORI DAL MONDO
Giancarlo Pedote, l’unico italiano alla Vendée Globe 2020
Èpartito da una tavola di windsurf ed è arrivato sulla linea di partenza della Vendée Globe (Les Sables D’olonne, Francia, 8 novembre 2020), il giro del mondo in solitaria senza scalo e senza assistenza, la più temuta, venerata e ambita regata oceanica. Nel mezzo, una laurea in filosofia, due libri di successo (Il Manuale
dello Skipper e Il Manuale del Velista) e innumerevoli regate e vittorie a bordo di imbarcazioni differenti (Mini 6.50, Figaro Bénéteau, Class 40, Classe Multi50, Moth, oltre a derive e cabinati vari) che gli hanno insegnato a gestire il vento, la fatica e le emozioni: eclettico, meticoloso, il fiorentino Giancarlo Pedote vive e lavora lontano dai riflettori nella sua base di Lorient, in Bretagna, sull’oceano. Alla vigilia della partenza è bene che nessuno lo disturbi in banchina, come tutti gli skipper che molleranno ormeggi e famiglie per una regata ai limiti della follia, vivrà un tale groviglio di emozioni che avrà bisogno solo di concentrazione e di silenzio. Ma nei lunghi giorni di navigazione il record da
– battere è quello di Armel Le Cléac’h, 74 giorni 3 ore, 35 minuti e 46 secondi mentre a bordo
– dell’imoca Prysmian Group doppierà, da solo, i tre grandi Capi (Buona Speranza, Leuwin e Horn), noi tutti saremo al suo fianco.
Cosa le fa più paura della Vendée? Urtare un oggetto non identificato, come un container a pelo d’acqua: è un incidente che non puoi prevedere né evitare, ma che rischia di compromettere tutta la regata. Se poi accade negli oceani del Sud, dove le navi sono rare, è ancora peggio.
L’ha aiutata regatare su barche diverse? Moltissimo, ogni Classe mi ha dato qualcosa, in termini di navigazione, resistenza fisica, gestione generale. I Mini o i Figaro, poi, sono assolutamente propedeutici alla Vendée.
Qual è il suo obiettivo?
È il mio primo Giro, mi confronto con alcuni “mostri sacri” della vela oceanica; sono qui per fare esperienza e cercherò di piazzarmi dignitosamente, anche perché la mia barca non è nuova ma ha un ottimo pedigree (quarta nella
scorsa edizione, ndr). La priorità, comunque, è finire la regata.
Come gestirà il sonno, la fatica, la fame? Sono abituato a fare dei micro sonni da 20 minuti e sono fisicamente allenato: a terra faccio corsa, nuoto e surf da onda. Mangerò cibo liofilizzato e scatolette secondo un menu bilanciato per supportarmi durante tutta la regata.
La solitudine la spaventa?
Niente affatto: se sono diventato un velista oceanico è anche perché, nel profondo, sono un solitario.
La filosofia le viene mai in soccorso, nei momenti di difficoltà?
Non direttamente, però mi ha formato come persona, mi ha insegnato ad avere una certa attitudine nei confronti della vita e a godere del presente: è come avere un paio di occhiali fissi che aiutano a vedere le cose in modo diverso.
Come vivrà il distacco dalla sua famiglia? Non lo so davvero. Non ho la minima idea di come mi sentirò in quel momento, ma pensarci oggi non serve. Adesso devo concentrarmi sul presente.