CALIBRARE LE FORZE
Timing, precisione, calma. La regata perfetta secondo Paul Cayard
Le America’s Cup World Series Sardegna, in calendario dal 23 al 26 aprile; la Rolex Capri Sailing Week (16-22 maggio); la Giraglia (5-13 giugno); la Maxi Yacht Rolex Cup (30 agosto-5 settembre); la Rolex Swan Cup (6-13 settembre)... Sono molti gli appuntamenti italiani nel mondo della vela. Una serie di eventi che terranno con il fiato sospeso appassionati più o meno esperti. Ma quali sono gli elementi più importanti da considerare quando si guarda una regata? A svelarlo è Paul Cayard, 60 anni, l’uomo che nel 1992 – al timone de Il Moro di Venezia – riaccese i riflettori sull’italia nel mondo delle grandi competizioni veliche.
«Qualunque sia il team per il quale tifate sono tre gli elementi da considerare», spiega. «Un momento in cui il tempo e le decisioni hanno un ruolo cruciale è quello della partenza. Le regole ti impongono di posizionarti il più vicino possibile alla linea di start, senza superarla neanche di un millimetro prima del segnale. L’obiettivo è quello di avere il vento a favore il più possibile, rispettando le regole, e serve una grandissima abilità per giudicare il timing corretto». Un secondo aspetto da valutare è la precisione delle manovre, che «devono essere eseguite simultaneamente da tutti, e sempre al momento giusto». Infine: «Bisogna cercare di capire se si tratta di un team che prende qualche rischio o meno, perché chi è perfettamente preparato e sicuro del lavoro svolto e della sua superiorità di solito non ha bisogno di grandi azzardi. Se vedo qualche barca che si muove in modo molto diverso dalle altre, per me significa che quelle persone non sono sicure di sé e sentono la necessità di scelte drastiche per distinguersi, nella speranza di vincere».
Bilanciando questi tre elementi, Paul Cayard non solo riuscì ad arrivare alla finale dell’america’s Cup (dove Il Moro di Venezia è stato poi sconfitto da America), ma anche a trionfare nella Whitbread Round the World
Race, quella che tutti oggi conosciamo come Volvo Ocean Race.
«In molti casi ho dovuto imparare a migliorarmi, perché per vincere una regata servono preparazione, pianificazione e il giusto timing», ricorda Cayard. «Ma quella gara è stata una sfida particolare. Fino ad allora, infatti, la mia carriera era stata legata a regate dove si sta in mare solo qualche ora: una gara di vela intorno al mondo è tutt’altra cosa perché ti impegna 24 ore al giorno, a volte anche per tre settimane consecutive, costringendoti a gestire molti aspetti differenti, compreso l’umore. In effetti, all’inizio mi sono trovato in difficoltà perché stavo spingendo troppo, come se si trattasse di affrontare una sola gara per poi riposarci e fare una colazione tranquilli. In quell’occasione ho capito che, invece, in quel genere di competizione bisogna andare al 97% della velocità della barca quasi per il 100% del tempo. E solo raramente andare al massimo».