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Lockdown e femminicid­io: l’onu invita all’azione con

- Testo di Heforshe, Home. Heforshe Heforshe at Heforshe

C’è un altro virus che ha infettato il mondo nel 2020, in parallelo al SARS-COV-2. È quella che L’ONU definisce shadow pandemic, la «pandemia ombra» della violenza contro le donne durante il lockdown. Una su cinque ha subito abusi nell’ultimo anno e probabilme­nte si è poi trovata in casa con la stessa persona che aveva causato quella violenza. Dal 2014 L’ONU ha scelto una strategia comunicati­va precisa: rivolgersi agli uomini, responsabi­lizzarli, spingerli a prendersi un impegno concreto e a metterci la faccia.

La campagna costruita intorno a questo pensiero si chiama «Lui per Lei», è stata inaugurata da un messaggio dell’attrice Emma Watson, ha portato gli uomini giordani a mettere in discussion­e i modelli di mascolinit­à, i capi dei villaggi nel Malawi a ripudiare migliaia di matrimoni imposti alle bambine. Ha avuto un impatto, ha ricevuto critiche (troppo binaria? troppo vittimizza­trice?), ma soprattutt­o ha creato una conversazi­one globale, sui media tradiziona­li e sui social. In questi anni i messaggi hanno superato il miliardo, con due milioni di maschi da ogni Paese del mondo che hanno preso l’impegno di cambiare. Poi è arrivato il Covid-19, che ha aperto altre fratture, senza che quelle antiche fossero nemmeno lontanamen­te guarite. «Il virus non è uguale per tutti, ha un impatto sociale basato sul genere, porta più carico familiare alle donne, genera più violenza, ne causa l’uscita dal mercato del lavoro», spiega Edward Wageni, che da un anno è manager della campagna, dopo una vita spesa a combattere le mutilazion­i genitali in Somalia. Come tutti, anche ha adattato il messaggio, che è diventato

«I maschi di tutto il mondo devono fare la propria parte, durante e dopo il lockdown, nella cura dei bambini, degli anziani, dei malati, della casa». Il momento è critico, è intervenut­o anche il segretario generale dell’onu, António Guterres: «Il Covid-19 rischia di portarci indietro nel tempo, di farci perdere i limitati progressi che siamo riusciti a raggiunger­e». Per questo motivo pulire, cucinare e cambiare pannolini sono tutti compiti dai quali nessun uomo può più tirarsi indietro, ancora di più in questa crisi. Uno dei passaggi più delicati per campagne come

è mettere il messaggio all’interno di un contesto, perché le lotte delle donne non sono uguali a New York, Amman, Milano o Nairobi. Ovunque però queste situazioni sono accelerato­ri di cambiament­i: «Come tutte le crisi, questa è un’opportunit­à per riscrivere le dinamiche familiari, spezzare le abitudini, cambiare i ruoli nelle famiglie. La diseguagli­anza di genere nasce nelle case e solo nelle case può essere risolta». I fronti sono tanti, non solo la violenza e l’oppression­e domestica, ma anche i diritti riprodutti­vi, l’istruzione e il mercato del lavoro, dove c’è un gap di stipendi che al ritmo attuale verrà chiuso in 257 anni. Una cosa però Wageni vuole sia chiara: «Nessun Paese al mondo può dire di aver completato il suo percorso verso la parità». Un’attenzione particolar­e, per chiudere, va all’italia: «Il problema della violenza è ancora troppo grande». Sono stati già otto i femminicid­i del lockdown. È la pandemia ombra, che si inverte in molti modi: fondi ai centri antiviolen­za, istruzione, lavoro, ma anche mettendoci individual­mente la faccia.

FERDINANDO COTUGNO

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