GQ (Italy)

GENI RIBELLI

- MICHELE NERI Testo di

Con il primo romanzo, sei anni fa, lo scrittore irlandese ROB DOYLE ha scatenato il plauso della critica. Ora, con il nuovo Threshold, si parla addirittur­a di una rinascita letteraria del genere testostero­nico “giovane maschio arrabbiato”. Che deve ringraziar­e le ragazze, per˜

A soli 37 anni, Rob Doyle è considerat­o il più originale e audace romanziere irlandese. Alle sue spalle: famiglia proletaria, una gioventù con «troppi cuori spezzati e rovine private» − secondo la versione bohémienne dell’apprendist­ato dello scrittore −, l’esordio in libreria nel 2014 con Here Are the Young Men (di cui è in uscita il film). Ora pubblica Threshold, salutato dal New York Times come la rinascita letteraria del giovane maschio arrabbiato e ambizioso. Il romanzo, autobiogra­fico, è la storia di una maturazion­e morale in capitoli contraddis­tinti da viaggi (Bangkok, Parigi, Berlino, Alcamo...), abuso di psichedeli­ci, farmaci e alcol, e dall’esuberante presenza femminile. In questa cronaca palpitante del passaggio dei trent’anni, quando si smette di consumare soltanto esperienze o persone, sono proprio le donne a traghettar­e dal nichilismo alla creatività. Threshold (soglia) trabocca di amore per l’arte ed è un omaggio alla generosità di molte figure femminili, alla maniera di Milan Kundera o di Henry Miller.

Sono state le donne a spingerla verso la maturità?

Diciamo che il protagonis­ta del libro ha un rapporto difficile con l’archetipo femminile: è alla matta ricerca di un accordo. Fatica, perché c’è questo mix di desiderio, amicizia, ammirazion­e e ostilità. La mia relazione con le donne è stata una risorsa primaria della maturazion­e, anche se alcuni aspetti della mia psiche restano sottosvilu­ppati. Non mi sono mai sposato, per esempio. Lei scrive che la giovinezza di Rob, il protagonis­ta, era stata una guerra di attrito con le donne. Perché?

I rapporti del narratore con le donne sono turbolenti, pieni di rabbia e di altra roba incandesce­nte. Penso che sia piuttosto universale. In più, Rob è un irlandese che ha appena superato i trenta, con il tormentato bagaglio postcattol­ico che ne consegue. All’epoca del #Metoo si è frenato nel vocabolari­o o nelle immagini? Per niente. Se inizi a censurare un libro così, lo perdi. È un’esplorazio­ne spudorata della psiche maschile, inclusi gli aspetti bestiali. Oggi gli scrittori corrono il pericolo di autocensur­arsi, descrivend­o le cose non come sono, ma come le vorremmo. Threshold è ricco di desiderio esplicito, però ci sono dolore, pentimento e la paura di perdere il desiderio o di non esserne più oggetto. Nell’episodio in Sicilia, Rob si perde di fronte alla bellezza delle donne... C’era qualcosa di irreale in tutta quella bellezza concentrat­a in un solo posto. Mi sembrava che fosse così comune da non riuscire a notarla. Ero intossicat­o di desiderio, ma io ero uno straniero introverso che passava il tempo libero scrivendo.

Tutti i personaggi femminili sono, in qualche modo, superiori a Rob. È andata così anche a lei?

Lui è attratto da donne più centrate di lui. Anch’io sono stato fortunato ad avere relazioni ricche di valore con donne brillanti e spesso migliori di me: era questo ad attrarmi. E, sì, mi hanno migliorato. Threshold descrive una transizion­e. Dalla solitudine distruttiv­a a cosa? Al tentativo di costruire relazioni importanti e trovare sollievo nell’arte o nel viaggiare.

Il piacere più grande dello scrivere? Trasformar­e la materia grezza della vita – disastri e smarriment­i – in qualcosa che riesca ad andare oltre.

Una scrittrice che ammira?

Rachel Kushner: Mars Room (Einaudi, ndr) ha tutto quello che cerco in un romanzo. Intensità, grandezza di visione, potere, ricerca filosofica, humour.

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