All’ennesima potenza
Super appassionato di matematica, ecco come Marco Palmieri ha trasformato i suoi amori in impresa
ARTIAMO DAL nome, che ricorda quello di una formula matematica e in fondo un po’ lo è. Piquadro: «La P sta per Palmieri», racconta in collegamento Zoom da Gaggio Montano, piccolo paese dell’appennino Tosco-emiliano a metà strada tra Bologna e Firenze, dove ha sede l’azienda, Marco Palmieri, fondatore, presidente e amministratore delegato di Piquadro, appunto, «ma sta anche per pelletterie, significa P al quadrato. Da ragazzo ero un discolo, non mi piaceva la scuola, ma avevo una grande passione per la matematica e l’informatica. Ho fatto una scuola tecnica, poi mi sono iscritto a Ingegneria, ma prima ancora che mi diplomassi ero entrato in una grande multinazionale del packaging a Bologna, dove avevo progettato un software per alcuni macchinari». La svolta importante arriva a metà anni Novanta. Palmieri, che nel frattempo con altri amici smanettoni aveva costituito una piccola società informatica, inizia a lavorare anche in un’azienda di pelletteria, che produceva per terzi – cosa normale se nasci in uno
Pdei maggiori distretti di conceria d’italia – studia e realizza una macchina per tagliare la pelle a getto d’acqua. «Da quel momento mi sono dedicato anima e cuore alla pelletteria». Quando nasce Piquadro l’idea è subito quella di posizionarsi verso un target di business travel. «Ci siamo rivolti a informatici, tecnologi, ingegneri, a gente come noi che amava la tecnologia, la funzionalità e la cultura del progetto», spiega Palmieri. «A loro volevamo offrire le migliori cartelle, borse da lavoro portacomputer, oggetti funzionali, e se ci pensi era un po’ gap all’epoca quando tutti andavano in giro con borse di cuoio fatte a mano».
Il claim? Tech inside. «Quando in realtà di tech c’era ben poco», sorride Palmieri. «Ci mettevi il computer, il tablet, lo smartphone, ok, ma finiva lì… li trasportavi in sicurezza, la funzionalità è stata sin da subito un pilastro del brand, che è cresciuto tanto e subito. Conoscere il target ci ha dato un indubbio vantaggio. Nel 2000 abbiamo aperto il primo negozio in via della Spiga a Milano: un sogno». Pellami esclusivamente italiani, provenienti dal distretto conciario toscano, nel corso del 2020 l’azienda è scesa in campo con convinzione anche per la sostenibilità ambientale: si impongono materiali riciclati e il controllo della filiera, ma anche il perseguimento dell’efficienza energetica, la riduzione di emissioni e dell’uso di risorse naturali, nonché azioni a favore del territorio. Come quella che porta il nome di Corno alle Scale, progetto nato nel 2021, di cui Palmieri va particolarmente fiero, per supportare la comunità delle sue montagne. «Qui ha imparato a sciare Alberto Tomba, ci sono 40 maestri di sci e albergatori, una piccola comunità che vive solo di quello e stava chiudendo, la stiamo rilanciando per farla vivere anche in estate». La cosa che rende particolarmente orgoglioso il Palmieri-imprenditore è «aver fatto impresa a Gaggio Montano tenendo in valle centinaia di ragazzi giovani che altrimenti sarebbero disoccupati, o se ne sarebbero andati, e poi quello che facciamo con le attività sociali sia con la nostra fondazione (la Fondazione Famiglia Palmieri nasce nel 2009 con una serie di attività filantropiche, ndr) che aiuta persone diversamente abili, sia con una serie di iniziative per tutelare il territorio».