Timmy! C’è ancora chi segna un’era
SONO PASSATI SEI ANNI da quando Timothée Chalamet ha interpretato Elio in Chiamami con il tuo nome, la pellicola di Luca Guadagnino che come poche altre ha estetizzato e raccontato insieme la campagna del Nord Italia e l’impossibilità di definire e incasellare l’amore e le passioni. Non è stato il suo esordio al cinema, ma è forse lì che il mondo si è innamorato di questo giovane uomo americano con salde origini in Francia (dove ha per altro passato svariate estati della sua gioventù). «Le donne lo volevano... e volevano essere lui. Gli uomini, lo stesso», ha scritto Will Welch, il Global Director di GQ. Il punto è proprio questo: a distanza di qualche anno da quel momento seminale, possiamo notare, senza paura di smentita, come l’impatto del suo fascino universale sull’immaginario contemporaneo sia paragonabile solo a quello di alcune, pochissime e selezionate grandi stelle di epoche passate del cinema. E se la domanda è se esiste ancora un volto capace di definire i canoni di questa epoca magmatica che viviamo, i tratti magnetici di Chalamet sono una risposta molto convincente. E non solo i tratti somatici: il modo di raccontarsi (e la lunga intervista che ci ha concesso per questo numero lo dimostra), le scelte professionali, il rapporto con la propria immagine, la dimensione ordinaria e quella straordinaria della propria vita, professionale e privata. Tutto estremamente sia unico che naturale, sia familiare che straordinario, sia indefinibile che perfettamente riconoscibile. Ma come si diventa adulti quando si è già raggiunto lo status di icona globale e senza tempo? Gira tutto attorno a questo concetto, “the adultification” come lo chiama lui, il nuovo Chalamet edizione 2023. Ce l’ha raccontato lui stesso: «Quando vado a trovare il mio amico Julian nel suo appartamento, c’è una foto in formato polaroid che mi ha scattato nel 2015. Ogni volta che rivedo la mia espressione in quell’immagine, penso: “Cavolo, mi sembra di aver vissuto sette vite da allora”. [...] Vai su Instagram e vedi le persone del tuo liceo che si sposano, amici con figli, e così cominci a riflettere. Ci pensi, anche se ti trovi a un livello inimmaginabile e sai che la tua vita non sarebbe potuta andare meglio, eppure inizi a chiederti: “Quanto manca a diventare adulti?”». Un problema, il tempo che passa, che la sua immagine non ha più. Niente male a 27 anni.