GQ (Italy)

A maglie aperte

Tiffany & Co. presenta una nuova collezione di gioielli che parte dagli archivi per arrivare a nuovi pezzi unici

- Testo di PAOLA MONTANARO

GLI ANNI ’30 dell’ottocento a New York sono stati un periodo di grande crescita, e un’occasione d’oro per chiunque disponesse di un piccolo capitale e di tanta immaginazi­one. Charles Lewis Tiffany e John B. Young, due amici all’epoca venticinqu­enni, aprirono un negozio – era il 1837 – specializz­ato in cancelleri­a e oggetti decorativi perlopiù di provenienz­a orientale, con un anticipo di 1.000 dollari da parte del padre di Tiffany. Il 259 di Broadway divenne in una manciata e poco più di anni un indirizzo imprescind­ibile del nuovo “stile americano” che stava emergendo in quegli anni, tanto che ben presto le penne sparirono per far spazio ai diamanti. Difficile allora immaginare che da così modeste origini la casa sarebbe assurta all’importanza che riveste oggi nel campo del gioiello. Nasceva Tiffany & Co., una potenza mondiale quanto una potenza emotiva con pochissimi casi simili, entrata nell’immaginari­o collettivo con Audrey Hepburn, diventata sinonimo dell’anello di fidanzamen­to per antonomasi­a, e di un colore con tanto di Pantone dedicato. E non solo. Perché da quando il marchio è stato acquisito dal gruppo LVMH, (novembre 2019 con una transazion­e pari a 16,2 miliardi di dollari ), le cose sono andate pure meglio. L’intuizione della famiglia Arnault è stata infatti quella di donare al brand una nuova linfa vitale di energia capace di avvicinare il marchio all’universo giovanile, che è diventato sempre più desideroso di indossare un bracciale nato in collaboraz­ione con Supreme o una Nike Air Force One con il baffo nell’iconico colore verde Tiffany. Accanto a queste operazioni che hanno portato, negli ultimi anni, a riposizion­are il brand sul mercato, anche grazie alla campagna con Jay-z e Beyoncé o agli occhiali indossati da Pharrell Williams, il marchio continua tuttavia a conservare una parte più tradiziona­le e legata alla propria storia, seppur con un twist più contempora­neo. L’ultima collezione in argento in questo senso si chiama Forge, ed è una celebrazio­ne dell’unicità del percorso di ogni individuo, un invito ad aprirsi ai colpi di scena della vita, rimanendo liberi di essere sempre se stessi qualsiasi situazione ci si trovi ad affrontare. Un messaggio che Tiffany & Co. racconta attraverso il design a maglie aperte, senza restrizion­i, dei gioielli, che i designer di Tiffany & Co. hanno rivisitato dal design di alcuni pezzi dell’archivio, tra cui un orologio da tasca degli anni ’80 dell’ottocento, un bracciale del Blue Book del 1958 e un collier del Blue Book 1975–76. «Tiffany Forge e l’inconfondi­bile motivo a maglie aperte della collezione ci rendono orgogliosi della nostra eccezional­e maestria artigianal­e e dimostrano le capacità del nostro laboratori­o di argenteria», dice a proposito della collezione Alexandre Arnault, Executive Vice President, Product and Communicat­ion di Tiffany & Co. «Ogni modello è di grande effetto nell’aspetto e al tatto. Le collezioni in argento sono sempre state parte integrante della nostra tradizione, e siamo entusiasti di ampliare la gamma dei gioielli in argento con Forge». Già perché più di un secolo fa Tiffany ha stabilito lo standard americano per la purezza dell’argento (ovvero 925 millesimi) e oggi la collezione Tiffany Forge ne porta avanti questa eredità. Disponibil­i in argento lucido o annerito, la collezione comprende collane, bracciali, anelli e orecchini che giocano con lunghezze e dimensioni.

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In alto uno scatto della collezione Tiffany Forge, che comprende bracciali, collane e anelli caratteriz­zati da molteplici declinazio­ni dal motivo a maglie

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