Giro di Valstar
Come lo storico brand è riuscito a rimanere un punto di riferimento del design made in Italy
QUALCHE ANNO FA in occasione di una mostra dedicata alle eccellenze del design italiano – 99 Icone. Da segno a sogno, per chi volesse è disponibile anche l’omonimo volume – c’era anche lui. Accanto alla Moka di Bialetti, la Cinquecento della Fiat, le zeppe di Salvatore Ferragamo, la radio TS502 di Brionvega, la Vanity Fair di Poltrana Frau… Quando il Valstarino è nato era il 1935, ma a quell’epoca la Valstar esisteva già. Era stata fondata nel 1911, a Milano, affermandosi come una tra le prime aziende italiane a produrre impermeabili idrorepellenti. Qualcosa che oggi diamo per scontato, ma che ai tempi è stato rivoluzionario. Eleganti e funzionali, i capispalla del brand non hanno tardato molto a raggiungere i vertici del successo. Tanto per capirci Humphrey Bogart in Casablanca indossava un trench di Valstar. Tornando al Valstarino, la giacca scamosciata che è diventata il capo simbolo del marchio – ispirata al blouson in pelle indossato, tra il 1927 e il 1931, dai piloti del Corpo Aereo dell’esercito degli Stati Uniti –, «rappresenta uno dei primissimi esempi di come un capo di abbigliamento militare sia stato rivisitato e pensato per il grande pubblico», come racconta Luigi Fila, direttore creativo del marchio. «Dalla storia del brand ci portiamo dietro da una parte il fatto che Valstar è un marchio di prodotto tecnico, che per natura nasce già come proiettato nel futuro, non facciamo moda, ma l’idea è sempre quella di fare la versione migliore possibile di una giacca, un cappotto, un blouson», spiega il designer, «e dall’altra di prendere prodotti dal mondo militare, dal lavoro, per poi trasformarli in una versione più nobile, più adatta alla vita di tutti i giorni. Facciamo tantissima ricerca sul vintage autentico militare», continua Fila, «sulla sartoria, sugli abiti da lavoro, prendiamo questi capi e li distilliamo un po’, mantenendone lo spirito con alcuni dettagli, alcune proporzioni, nella forma di alcune tasche, e andiamo a togliere più che aggiungere». La collezione per l’autunno-inverno 2023 «nasce da un’esplorazione del mondo del workwear e dell’outdoorwear del grande ovest degli Stati Uniti, filtrato da una sensibilità italiana nei volumi e nella scelta delle materie prime. Abbiamo giocato con le frange del West, ma anche con il casentino di cammello, che ha una mano molto morbida simile al cashmere, ed è tra le fibre più sostenibili».