Per Kengo Kuma il mondo di Fendi è “a misura d’uomo”
L’archistar giapponese ci ha raccontato il dietro le quinte della sua collaborazione con il marchio italiano in una collezione che unisce moda e architettura
SONO PASSATI più di 1.400 anni dall’invenzione del washi al suo debutto sulla passerella di Fendi, eppure in qualche modo è successo. Il merito va a Silvia Venturini Fendi ovviamente, ma soprattutto a Kengo Kuma, l’architetto giapponese che ha trasformato questa particolare tipologia di carta fatta a mano nella protagonista della collaborazione vista in passerella lo scorso anno in occasione dello show Primavera/ Estate 2024 di Fendi. «Il progetto è nato mentre stavamo cercando dei nuovi modi di utilizzare la carta washi per scopi diversi da quelli per cui era stata usata fino a quel momento», mi ha rivelato Kengo Kuma spiegandomi come avesse fatto un materiale nato nel 610 a finire sulla passerella di uno dei marchi più famosi al mondo. Dopo un primo incontro a Milano durante uno show di Fendi, la collaborazione tra l’architetto giapponese e Silvia Venturini è proseguita attraverso una fitta serie di videochiamate per azzerare la distanza che separa Tokyo dagli uffici di Palazzo della Civiltà a Roma. «La natura e l’artigianato sono sempre stati al centro del mio lavoro di architetto e designer. Quando Fendi mi ha chiesto di lavorare sulle loro borse e scarpe, ho pensato a loro come a piccoli progetti architettonici a misura d’uomo. Ho trasformato alcuni dei modelli maschili creati da Silvia Venturini Fendi con tecniche e materiali tradizionali giapponesi, mostrando la nostra comune passione per la natura, la leggerezza e il design innovativo», ha spiegato Kuma parlando dell’approccio che l’ha portato a ricreare alcuni degli oggetti più celebri del brand secondo la sua visione personale. «Sono rimasto affascinato dal design della Peekaboo, in particolare dal modo in cui le caratteristiche create dalla sua struttura e dall’uso dei materiali si integrano con il nome giocoso».
Non a caso l’iconica borsa di Fendi è stata scelta come una delle protagoniste della collaborazione, reinterpretata attraverso la pratica della tessitura yatara ami, una tecnica di intreccio irregolare che utilizza dei
sottili fili di bambù per creare un robusto reticolo intrecciato, mentre il waranshi, un mix di carta washi fatto di cotone e fibre di corteccia d’albero, dona una texture utilizzata per le borse. Oltre alla Peekaboo, fanno parte della collaborazione anche la Baguette Soft Trunk e le sneaker Flow. Famoso in tutto il mondo per il suo approccio naturalista agli ambienti e per la sua architettura negativa, per Kuma la vera sfida è stata trovare un punto di incontro tra i principi rigorosi del suo design e un mondo volubile come quello della moda.
«Entrambi i campi esplorano nuovi modi di utilizzare l’artigianato a vari livelli, dall’architettura e dall’interior design alla costruzione di oggetti dall’alto livello estetico. Il nostro obiettivo è realizzare progetti di valore, che si tratti della facciata, delle pareti o del nucleo di una struttura o di un capo. Non importa se si tratta di articoli di moda o di edifici», ha raccontato Kuma per descrivere il punto d’incontro tra questi due mondi solo all’apparenza lontani. Per sottolineare ancora di più l’importanza dell’artigianato e della manualità, la collaborazione è stata presentata all’interno nella Fendi Factory nel cuore della Toscana, cuore pulsante della filiera produttiva del marchio, in una collezione in cui i camici da lavoro diventavano capi da custodire nel proprio guardaroba, le borse somigliavano a delle cassette per gli attrezzi e le cinture solitamente utilizzate per portare martelli e cacciaviti diventavano degli insoliti accessori.
La stessa Silvia Venturini, nel commentare lo show, si era soffermata sull’importanza del concetto di collaborazione «tra mani e menti, tra diversi talenti e risorse provenienti da tutto il mondo», dichiarando l’importanza dei progetti artistici del suo marchio anche fuori dall’italia. Possiamo sperare in una nuova collaborazione? «Mai dire mai», ha risposto Kuma, lasciando aperta la porta per un secondo capitolo della sua avventura con Fendi.