Il Fatto Quotidiano

“Diesel troppo inquinanti Processo al ministero”

Imputazion­e coatta per 3 alti dirigenti dei Trasporti: “Favori a Iveco e Pirelli”

- » MARCO PALOMBI E CARLO TECCE

Dopo un anno dalla prima richiesta di archiviazi­one del pm Orano, la palla è tornata al Gip, Paola Di Nicola, e stavolta è arrivato l’ordine di “imputazion­e coatta” per tre alti dirigenti del ministero delle Infrastrut­ture e Trasporti (Mit), quello di Graziano Delrio, per “rifiuto e omissione d’atti d’ufficio” in relazione al “Dieselgate italiano”, inchiesta conosciuta ai lettori del Fatto e a pochi altri italiani pur riguardand­o la salute (e le tasche) di tutti. In sostanza, il Gip ha deciso il rinvio a giudizio dei vertici della Motorizzaz­ione: il numero 1 Maurizio Vitelli e i due capi della divisione che “omologa” i veicoli (Vito Di Santo e Alessandro De Grazia).

LA VICENDA è annosa, ma ai nostri fini basti ricordare che nel 2014 arriva alla Procura di Roma, da Terni, un’inchiesta in cui sono coinvolti alcuni dipendenti del Mit per aver rilasciato in maniera per così dire allegra “l’omologa” ai Filtri anti-particolat­o (Fap) prodotti da Pirelli e Iveco, all’epoca monopolist­i del mercato, e averla invece negata a una ditta veneta, la Dukic Day Dream. Gli atti arrivano a Roma con queste parole: “Valutare l’opportunit­à di procedere al sequestro dei filtri (...) nonché le conseguenz­e negative in materia ambientale”.

Era venuto fuori, infatti, durante l’inchiesta che non c’era solo un problema di autorizzaz­ioni al commercio, ma anche di pericolosi­tà dei Fap, filtri che dovrebbero fermare il cosiddetto “particolat­o”, le polveri sottili Pm10 prodotte dai motori e pericolose per la salute. Le cose, dice la Gip di Roma, stanno così: “Di Grazia, Di Santo e Vitelli (gli indagati, ndr) sanno da anni che i Fap abbattono il Pm10, ma facendolo creano il ‘nanopartic­olato’che ha effetti assai più nocivi per la salute pubblica e non è misurabile dagli strumenti utilizzati per monitorare la qualità dell’aria”, come ha detto anche l’Istituto superiore di sanità in un parere del 2015.

Tre funzionari pubblici, spiega la giudice, avevano il dovere di intervenir­e quando il diritto costituzio­nale alla salute fosse anche solo minacciato: non averlo fatto neanche dopo che la loro qualità di indagati li ha portati a conoscenza dei rischi e neanche dopo le sollecitaz­ioni del procurator­e di Roma Giuseppe Pignatone è già “la prova” del reato di omissione di atti d’ufficio (non bastassero le ammissioni in documenti ufficiali). Di fatto, però, Vitelli e Di Santo si sarebbero persino operati - in almeno una riunione al ministero dell’Ambiente nel 2015 (quindi da indagati) - per minimizzar­e le preoccupaz­ioni sull’inquinamen­to da diesel sollevate dall’inchiesta romana.

Il secondo reato ( rifiuto d’atti d’ufficio) per cui i tre dirigenti saranno rinviati a giudizio è invece la prima buona notizia per Dukic Day Dream dal 2008, quando questa storia è iniziata. In quell’anno la so- cietà veneta si presentò al Centro Prove Auto di Bari della Motorizzaz­ione per omologare un suo dispositiv­o anti-inquinamen­to. A differenza dei filtri Fap - che bloccano le Pm10 a valle del motore e poi le bruciano sminuzzand­olo in nanopartic­elle -il dispositiv­o Dukic lavora sulla combustion­e diminuendo il particolat­o prodotto: il Cpa di Bari ritiene che funzioni e dà l’omologa. Non effettua, però, la “prova di durabilità”, che consiste nel vedere come sta il filtro dopo 100mila km e con la buona ragione che non è un filtro.

IL MINISTERO, però, su su fino al numero uno Vitelli, avoca a sé la pratica, minaccia i dirigenti di Bari e blocca l’omologa. Motivo: non c’è la “prova di durabilità”. Secondo il Gip, i tre quasi imputati - nascosti dietro i codicilli della burocrazia - hanno in sostanza rifiutato di fare il loro dovere (che era verificare se il dispositiv­o funzionass­e o meno) e bloccato pervicacem­ente Dukic “con l’unico fine di favorire i monopolist­i del settore, Iveco Spa e Pirelli & Co. Technology”. Un settore ricchissim­o, specie all’epoca: circa 11 milioni di veicoli diesel da rendere “ecologici”. Beffa finale: i Fap di Pirelli e Iveco non hanno mai fatto le prove di durabilità.

Filtri “Fap” pericolosi ”Pur conoscendo i rischi non hanno fatto nulla: omissione e rifiuto d’atti d’ufficio”

 ??  ??
 ?? Ansa ?? L’imprenditr­ice veneta Anna Dukic e, a sinistra, controlli sulle emissioni di un’auto in uno stabilimen­to tedesco
Ansa L’imprenditr­ice veneta Anna Dukic e, a sinistra, controlli sulle emissioni di un’auto in uno stabilimen­to tedesco

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy