Messaggio ad Al-Sisi: “La Storia punisce chi pratica ingiustizie”
Egitto Papa Francesco al Cairo, abbraccio con l’imam Mohamed el-Tayyib. Poi un “faccia a faccia” con il presidente-generale
“No a populismi demagogici, a flussi incontrollati di denaro, estremismi e no alla produzione di armi”. Nel suo discorso davanti all’establishment egiziano, in primis l’imam Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib, riunito nel centro conferenze dell’università al-Azhar, Papa Francesco tocca i nervi scoperti dell’attuale situazione mondiale senza fare riferimenti diretti. Bergoglio sfiora solo l’argomento del terrorismo jihadista di ispirazione sunnita, ma dichiara proprio dinanzi al presidente Al-Sisi: “Abbiamo il dovere di affermare insieme che la Storia non perdona quanti proclamano la giustizia e praticano l’ingiustizia; non perdona quanti parlano dell’eguaglianza e scartano i diversi”. Dal canto suo l’imam, nel suo breve intervento, poco prima, aveva affermato: “L’Islam non è la religione del terrorismo”. Per certi versi, i due discorsi sono apparsi quasi in fotocopia. Non è mancato un breve riferimento alla questione dei diritti umani, argomento molto sensibile in Egitto: “La violenza è la negazione d’ogni autenticità religiosa solo la pace è santa. Volgendo lo sguardo al monte Sinai, vorrei riferirmi ai comandamenti, tra loro uno in particolare, non uccidere”.
IL CALENDARIO, fitto di appuntamenti per la prima mezza giornata, ha condensato la conferenza sulla pace in meno di un’ora. Al centro al-Azhar i preparativi sono iniziati molto presto. Il percorso dall’aeroporto a Heliopolis blindato dalla polizia e dalle forze speciali. In attesa del Pontefice, il complesso è stato bonificato per l’ultima volta e protetto da decine di agenti. La zona davanti all’edificio liberata, le strade pulite e le aiuole curate, attorno la solita e trascurata Il Cairo. Consapevoli delle restrizioni, gli abitanti della megalopoli egiziana hanno preso le contromisure nella giornata di festa, tenendosi alla larga dalla zona orientale del Cairo.
All’aeroporto, Papa Bergoglio era atteso dal primo ministro egiziano, Sharif Ismail. Venti minuti più tardi il convoglio al seguito del Pontefice è arrivato nel palazzo presidenziale el- Etihadia, nel quartiere di Heliopolis, dieci chilometri dall’aeroporto. La stretta di mano col presidente Abd el-Fattah Al-Sisi, subito dopo essere sceso dalla Fiat Tipo, ha sancito l’incontro tra due uomini al centro, per motivi diversi, della scena internazionale. Ascoltando le note degli inni nazionali suonati dalla banda, Francesco è subito apparso stanco, i sorrisi tirati.
CHIUSI NELLA SALA ricevimenti del palazzo presidenziale, lo stesso dove Bergoglio ha rifiutato di alloggiare, preferendo l’a m b asciata vaticana a Zamalek, i due capi di Stato hanno potuto affrontare gli argomenti in scaletta lontani da orecchie indiscrete. Magari parlando anche del caso di Giulio Regeni - però non citato nel discorso ufficiale - delle indagini in- crociate Egitto-Italia. Prima della sua partenza, Papa Francesco aveva ricevuto una richiesta dai genitori del ricercatore trovato morto al Cairo il 3 febbraio 2016: intercedere col presidente Al-Sisi per arrivare ad una rapida soluzione dell’inchiesta. Di sicuro il presidente non avrà informato l’illustre ospite sulla legge, ratificata proprio giovedì sera, che gli consentirà di nominare i più alti rappresentanti del sistema giudiziario, restringendo l’i nd i p e ndenza dei magistrati. Piaccia o no, Papa Francesco ha inserito in agenda il viaggio in Egitto, il suo 18° a livello internazionale, per lanciare un segnale a tutto l’Islam.
La percentuale dei cristiani in Egitto si aggira attorno al 10%, i cattolici sono appena 272 mila, le parrocchie appena 15 e 484 i sacerdoti. Le violenze, l’odio serpeggiante e gli attacchi terroristici ai danni della comunità copta, tuttavia – tre attentati in quattro mesi ad altrettante chiese per un bilancio di quasi 80 morti – hanno convinto il Vaticano che la misura era colma. L’intento è ravvivare il dialogo interreligioso e dare un senso al motto della missione: Il Papa della pace nell’Egitto della pace. Ma l’Egitto è un Paese dove la pace è solo in superficie, dove l’inflazione, superiore al 30%, sta strangolando vasti strati della popolazione.
Una volta lasciato il complesso di al-Azhar, Bergoglio ha raggiunto la cattedrale di San Marco e l’attigua chiesa dei santi Pietro e Paolo, colpita dall’Isis l’11 dicembre scorso. Qui c’è stato l’incontro con Papa Tawadros II, Teodoro, leader della chiesa copta ortodossa, lui stesso scampato all’attentato del 9 aprile scorso ad Alessandria d’Egitto. In serata, dopo la cena col presidente Al-Sisi, Francesco ha incontrato i vescovi ortodossi. Oggi, in mattinata, la messa e il bagno di folla nello stadio dell’Aeronautica, all’estrema periferia orientale del Cairo. Dopo il pranzo coi vescovi egiziani e un incontro di preghiera col clero locale, verso le 17 Papa Bergoglio ripartirà alla volta di Ciampino.
Sullo sfondo
Il caso Regeni non ancora trattato in modo ufficiale, oggi la messa nello stadio dell’Aeronautica Ripudiare la violenza che si traveste di presunta sacralità l’ideologia di chi vuol annullare l’altro in nome di Dio Prosperità e pace sono beni che chiedono rispetto dei diritti dell’uomo: uguaglianza libertà religiosa e d’espressione