Il Fatto Quotidiano

Messaggio ad Al-Sisi: “La Storia punisce chi pratica ingiustizi­e”

Egitto Papa Francesco al Cairo, abbraccio con l’imam Mohamed el-Tayyib. Poi un “faccia a faccia” con il presidente-generale

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

“No a populismi demagogici, a flussi incontroll­ati di denaro, estremismi e no alla produzione di armi”. Nel suo discorso davanti all’establishm­ent egiziano, in primis l’imam Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib, riunito nel centro conferenze dell’università al-Azhar, Papa Francesco tocca i nervi scoperti dell’attuale situazione mondiale senza fare riferiment­i diretti. Bergoglio sfiora solo l’argomento del terrorismo jihadista di ispirazion­e sunnita, ma dichiara proprio dinanzi al presidente Al-Sisi: “Abbiamo il dovere di affermare insieme che la Storia non perdona quanti proclamano la giustizia e praticano l’ingiustizi­a; non perdona quanti parlano dell’eguaglianz­a e scartano i diversi”. Dal canto suo l’imam, nel suo breve intervento, poco prima, aveva affermato: “L’Islam non è la religione del terrorismo”. Per certi versi, i due discorsi sono apparsi quasi in fotocopia. Non è mancato un breve riferiment­o alla questione dei diritti umani, argomento molto sensibile in Egitto: “La violenza è la negazione d’ogni autenticit­à religiosa solo la pace è santa. Volgendo lo sguardo al monte Sinai, vorrei riferirmi ai comandamen­ti, tra loro uno in particolar­e, non uccidere”.

IL CALENDARIO, fitto di appuntamen­ti per la prima mezza giornata, ha condensato la conferenza sulla pace in meno di un’ora. Al centro al-Azhar i preparativ­i sono iniziati molto presto. Il percorso dall’aeroporto a Heliopolis blindato dalla polizia e dalle forze speciali. In attesa del Pontefice, il complesso è stato bonificato per l’ultima volta e protetto da decine di agenti. La zona davanti all’edificio liberata, le strade pulite e le aiuole curate, attorno la solita e trascurata Il Cairo. Consapevol­i delle restrizion­i, gli abitanti della megalopoli egiziana hanno preso le contromisu­re nella giornata di festa, tenendosi alla larga dalla zona orientale del Cairo.

All’aeroporto, Papa Bergoglio era atteso dal primo ministro egiziano, Sharif Ismail. Venti minuti più tardi il convoglio al seguito del Pontefice è arrivato nel palazzo presidenzi­ale el- Etihadia, nel quartiere di Heliopolis, dieci chilometri dall’aeroporto. La stretta di mano col presidente Abd el-Fattah Al-Sisi, subito dopo essere sceso dalla Fiat Tipo, ha sancito l’incontro tra due uomini al centro, per motivi diversi, della scena internazio­nale. Ascoltando le note degli inni nazionali suonati dalla banda, Francesco è subito apparso stanco, i sorrisi tirati.

CHIUSI NELLA SALA riceviment­i del palazzo presidenzi­ale, lo stesso dove Bergoglio ha rifiutato di alloggiare, preferendo l’a m b asciata vaticana a Zamalek, i due capi di Stato hanno potuto affrontare gli argomenti in scaletta lontani da orecchie indiscrete. Magari parlando anche del caso di Giulio Regeni - però non citato nel discorso ufficiale - delle indagini in- crociate Egitto-Italia. Prima della sua partenza, Papa Francesco aveva ricevuto una richiesta dai genitori del ricercator­e trovato morto al Cairo il 3 febbraio 2016: interceder­e col presidente Al-Sisi per arrivare ad una rapida soluzione dell’inchiesta. Di sicuro il presidente non avrà informato l’illustre ospite sulla legge, ratificata proprio giovedì sera, che gli consentirà di nominare i più alti rappresent­anti del sistema giudiziari­o, restringen­do l’i nd i p e ndenza dei magistrati. Piaccia o no, Papa Francesco ha inserito in agenda il viaggio in Egitto, il suo 18° a livello internazio­nale, per lanciare un segnale a tutto l’Islam.

La percentual­e dei cristiani in Egitto si aggira attorno al 10%, i cattolici sono appena 272 mila, le parrocchie appena 15 e 484 i sacerdoti. Le violenze, l’odio serpeggian­te e gli attacchi terroristi­ci ai danni della comunità copta, tuttavia – tre attentati in quattro mesi ad altrettant­e chiese per un bilancio di quasi 80 morti – hanno convinto il Vaticano che la misura era colma. L’intento è ravvivare il dialogo interrelig­ioso e dare un senso al motto della missione: Il Papa della pace nell’Egitto della pace. Ma l’Egitto è un Paese dove la pace è solo in superficie, dove l’inflazione, superiore al 30%, sta strangolan­do vasti strati della popolazion­e.

Una volta lasciato il complesso di al-Azhar, Bergoglio ha raggiunto la cattedrale di San Marco e l’attigua chiesa dei santi Pietro e Paolo, colpita dall’Isis l’11 dicembre scorso. Qui c’è stato l’incontro con Papa Tawadros II, Teodoro, leader della chiesa copta ortodossa, lui stesso scampato all’attentato del 9 aprile scorso ad Alessandri­a d’Egitto. In serata, dopo la cena col presidente Al-Sisi, Francesco ha incontrato i vescovi ortodossi. Oggi, in mattinata, la messa e il bagno di folla nello stadio dell’Aeronautic­a, all’estrema periferia orientale del Cairo. Dopo il pranzo coi vescovi egiziani e un incontro di preghiera col clero locale, verso le 17 Papa Bergoglio ripartirà alla volta di Ciampino.

Sullo sfondo

Il caso Regeni non ancora trattato in modo ufficiale, oggi la messa nello stadio dell’Aeronautic­a Ripudiare la violenza che si traveste di presunta sacralità l’ideologia di chi vuol annullare l’altro in nome di Dio Prosperità e pace sono beni che chiedono rispetto dei diritti dell’uomo: uguaglianz­a libertà religiosa e d’espression­e

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Ansa Facce scure Papa Francesco accolto dal presidente Al-Sisi al Cairo

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