GIALLO Oslo val bene un SPODESTATA LA SVEZIA DI LARSSON
Scandinavia, la dittatura del thriller cambia capitale
Oslo per noi. Per noi italiani. La sua cartina è familiare, ormai. Jo Nesbø. Anne Holt. E anche Ingar Johnsrud, autore di una trilogia di successo, per il momento al secondo volume in Italia. Tutti e tre nel catalogo di Einaudi. La dittatura scandinava del thriller, sempre solida e indiscutibile, ha una nuova Capitale, imposta dalle classifiche di vendita. Non più Stoccolma e la Svezia, trainata in vetta da giganti come Larsson e Mankell, oggi classici per l’eternità. Ma il centro della Norvegia, tra le nazioni più ricche della Terra, grazie al petrolio. Appena sei milioni di abitanti, di cui oltre 500 mila a Oslo.
Lassù la perfezione non si sovrappone più solo alla vita. Magistrale la scena che Nesbø descrive nel suo ultimo Sete, più che degno del suo talento che sembrava essersi appannato: “Geir affrettò il passo, verso est, verso gli impianti sportivi di Dælenenga e la fabbrica di cioccolato. Per strada non si vedeva un’anima, solo un autobus che evidentemente era in anticipo sull’orario e aspettava alla fermata”. Autobus in anticipo: questo sconosciuto, per noi mediterranei. No, la perfezione adesso genera morte violenta. Di ogni tipo. Dal serial killer al terrorismo.
GEIR, in Sete, è un tizio sposato che cerca di acchiappare in Rete donne per una notte, su Tinder. Si chiama Elise, stavolta. L’appuntamento, al Jealousy Bar, però va a buca ed Elise torna a casa, dal suo assassino. Il Vampirista, che morsica le sue vittime con un’antica dentiera di ferro: “Il sangue della donna gli colava dalle sopracciglia, dal ciuffo di capelli e giù lungo il mento”. Ovviamente a risolvere il caso sarà il leggendario Harry Hole, uno dei poliziotti più tormentati del mondo. La droga, l’alcol, i lutti familiari. Tipico degli investigatori scandinavi.
Hole deve immergersi nel mare nero delle parafilie: “La nostra sessualità si basa su ciò che siamo capaci di pensare e sentire. Quindi, praticamente non ha limiti. La dendrofilia è l’eccitazione sessuale provocata dagli alberi. La kakorrhaphiofilia significa che ti ecciti facendo fiasco”. Sulla strada di Hole, ancora una volta, ci sono le ambizioni e il cinismo di Mikael Bellman, il capo della polizia di Oslo che ora vuole diventare ministro della Giustizia di quello che fu per due secoli un “Paese di pescatori e contadini”.
Anne Holt, il ministro della Giustizia lo ha fatto sul serio. Vent’anni fa. Giornalista, avvocato, scrittrice. Lesbica. Il suo ultimo thriller da classifica è La paura, tra l’altro pure in onda su Sky in queste settimane. Il titolo della serie tv è Modus. Altri due personaggi cult per gli appassionati: il commissario Yngvar Stubø e sua moglie Yohanne Vik, esperta di assassini seriali. Una profiler. La consuetudine con gli autori norvegesi ha reso familiare la Kripos, la polizia criminale. Oslo è una distesa bianca e il giallo vira a tratti verso la guida turistica: “Dieci ore prima una fitta nevicata aveva ricoperto Oslo, rendendola immacolata e luminosa. (...). Ora la città si stendeva scura e informe sotto di lui. Non pioveva ma il tasso di umidità era così elevato che la condensa formava dei rivoli sul vetro della finestra. (...). Le onde grigie e indolenti erano l’unico segno che la scura superficie tra il molo di Rådhuskaia e Nesodden, fino alla penisola di Hurumlandet, fosse in effetti mare e fiordo”.
IL THRILLER contemporaneo è infatti un ottimo propellente per il turismo. Per tornare a Nesbø e al suo Sete, in cui c’è anche il codice, su una cartolina, per partecipare all’estrazione che mette in palio un weekend a Oslo per due persone “sulle tracce di Harry Hole”. L’ex calciatore che oggi vale 30 milioni di copie nell’orbe terracqueo indugia sulla sua capitale a settembre: “Finalmente era tornato il buio, e si erano lasciati alle spalle le lunghe, fastidiose notti chiari insieme alla sciocca, allegra e isterica vitalità dell’estate. A settembre Oslo ritrovava il suo vero io: malinconico, riservato, efficiente”. Un altro mondo. Decisamente.
Il “paesaggio” degli omicidi nella Paura di Holt è alquanto confuso. Una serie di morti in apparenza non collegati. Ovviamente è il contrario. C’è anche un delitto eccellente: Eva Karin Lysgaard. Un vescovo donna. Ammazzata alla vigilia di Natale, il 24 dicembre: “Teo- logicamente parlando si trovava più o meno al centro di quel frammentato paesaggio che costituiva la Chiesa di Norvegia. Non era una radicale, ma nemmeno una conservatrice”. Una Chiesa che ha consentito alla Norvegia di avere la costituzione più liberale e laica in materia di diritti degli omosessuali. Non solo. Holt, da ex ministro, ha dimestichezza con la politica e spiega perché il suo Paese ha affrontato la crisi finanziaria meglio degli altri: “La nazione norvegese aveva pompato oro nero dal Mare del Nord per così tanto tempo che, nonostante il terremoto economico degli Stati Uniti, almeno nell’immediato era risultata invulnerabile”. Solo i “generi di lusso” avevano meno acquirenti di prima.
COM’È NOTO, però, anche i ricchi piangono. Da I cacciat or i, dove a indagare sono sempre in due, Fredrik Beier e Kafa Iqbal, di origini pakistane: “Il popolo più ricco del mondo. Ma incapace di godersi tanto benessere. Non ce la facevano proprio, quelli. Sembravano lemming a caccia di un dirupo da cui buttarsi. Disturbi alimentari, ansia sociale, dolcificanti e t ra ns e ss ua l i”. Il primato mondiale nel thriller ha il suo prezzo.
Il popolo più ricco del mondo Ma incapace di godersi tanto benessere Disturbi alimentari e ansia sociale
INGAR JOHNSRUD