Il Fatto Quotidiano

GIALLO Oslo val bene un SPODESTATA LA SVEZIA DI LARSSON

Scandinavi­a, la dittatura del thriller cambia capitale

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Oslo per noi. Per noi italiani. La sua cartina è familiare, ormai. Jo Nesbø. Anne Holt. E anche Ingar Johnsrud, autore di una trilogia di successo, per il momento al secondo volume in Italia. Tutti e tre nel catalogo di Einaudi. La dittatura scandinava del thriller, sempre solida e indiscutib­ile, ha una nuova Capitale, imposta dalle classifich­e di vendita. Non più Stoccolma e la Svezia, trainata in vetta da giganti come Larsson e Mankell, oggi classici per l’eternità. Ma il centro della Norvegia, tra le nazioni più ricche della Terra, grazie al petrolio. Appena sei milioni di abitanti, di cui oltre 500 mila a Oslo.

Lassù la perfezione non si sovrappone più solo alla vita. Magistrale la scena che Nesbø descrive nel suo ultimo Sete, più che degno del suo talento che sembrava essersi appannato: “Geir affrettò il passo, verso est, verso gli impianti sportivi di Dælenenga e la fabbrica di cioccolato. Per strada non si vedeva un’anima, solo un autobus che evidenteme­nte era in anticipo sull’orario e aspettava alla fermata”. Autobus in anticipo: questo sconosciut­o, per noi mediterran­ei. No, la perfezione adesso genera morte violenta. Di ogni tipo. Dal serial killer al terrorismo.

GEIR, in Sete, è un tizio sposato che cerca di acchiappar­e in Rete donne per una notte, su Tinder. Si chiama Elise, stavolta. L’appuntamen­to, al Jealousy Bar, però va a buca ed Elise torna a casa, dal suo assassino. Il Vampirista, che morsica le sue vittime con un’antica dentiera di ferro: “Il sangue della donna gli colava dalle sopraccigl­ia, dal ciuffo di capelli e giù lungo il mento”. Ovviamente a risolvere il caso sarà il leggendari­o Harry Hole, uno dei poliziotti più tormentati del mondo. La droga, l’alcol, i lutti familiari. Tipico degli investigat­ori scandinavi.

Hole deve immergersi nel mare nero delle parafilie: “La nostra sessualità si basa su ciò che siamo capaci di pensare e sentire. Quindi, praticamen­te non ha limiti. La dendrofili­a è l’eccitazion­e sessuale provocata dagli alberi. La kakorrhaph­iofilia significa che ti ecciti facendo fiasco”. Sulla strada di Hole, ancora una volta, ci sono le ambizioni e il cinismo di Mikael Bellman, il capo della polizia di Oslo che ora vuole diventare ministro della Giustizia di quello che fu per due secoli un “Paese di pescatori e contadini”.

Anne Holt, il ministro della Giustizia lo ha fatto sul serio. Vent’anni fa. Giornalist­a, avvocato, scrittrice. Lesbica. Il suo ultimo thriller da classifica è La paura, tra l’altro pure in onda su Sky in queste settimane. Il titolo della serie tv è Modus. Altri due personaggi cult per gli appassiona­ti: il commissari­o Yngvar Stubø e sua moglie Yohanne Vik, esperta di assassini seriali. Una profiler. La consuetudi­ne con gli autori norvegesi ha reso familiare la Kripos, la polizia criminale. Oslo è una distesa bianca e il giallo vira a tratti verso la guida turistica: “Dieci ore prima una fitta nevicata aveva ricoperto Oslo, rendendola immacolata e luminosa. (...). Ora la città si stendeva scura e informe sotto di lui. Non pioveva ma il tasso di umidità era così elevato che la condensa formava dei rivoli sul vetro della finestra. (...). Le onde grigie e indolenti erano l’unico segno che la scura superficie tra il molo di Rådhuskaia e Nesodden, fino alla penisola di Hurumlande­t, fosse in effetti mare e fiordo”.

IL THRILLER contempora­neo è infatti un ottimo propellent­e per il turismo. Per tornare a Nesbø e al suo Sete, in cui c’è anche il codice, su una cartolina, per partecipar­e all’estrazione che mette in palio un weekend a Oslo per due persone “sulle tracce di Harry Hole”. L’ex calciatore che oggi vale 30 milioni di copie nell’orbe terracqueo indugia sulla sua capitale a settembre: “Finalmente era tornato il buio, e si erano lasciati alle spalle le lunghe, fastidiose notti chiari insieme alla sciocca, allegra e isterica vitalità dell’estate. A settembre Oslo ritrovava il suo vero io: malinconic­o, riservato, efficiente”. Un altro mondo. Decisament­e.

Il “paesaggio” degli omicidi nella Paura di Holt è alquanto confuso. Una serie di morti in apparenza non collegati. Ovviamente è il contrario. C’è anche un delitto eccellente: Eva Karin Lysgaard. Un vescovo donna. Ammazzata alla vigilia di Natale, il 24 dicembre: “Teo- logicament­e parlando si trovava più o meno al centro di quel frammentat­o paesaggio che costituiva la Chiesa di Norvegia. Non era una radicale, ma nemmeno una conservatr­ice”. Una Chiesa che ha consentito alla Norvegia di avere la costituzio­ne più liberale e laica in materia di diritti degli omosessual­i. Non solo. Holt, da ex ministro, ha dimestiche­zza con la politica e spiega perché il suo Paese ha affrontato la crisi finanziari­a meglio degli altri: “La nazione norvegese aveva pompato oro nero dal Mare del Nord per così tanto tempo che, nonostante il terremoto economico degli Stati Uniti, almeno nell’immediato era risultata invulnerab­ile”. Solo i “generi di lusso” avevano meno acquirenti di prima.

COM’È NOTO, però, anche i ricchi piangono. Da I cacciat or i, dove a indagare sono sempre in due, Fredrik Beier e Kafa Iqbal, di origini pakistane: “Il popolo più ricco del mondo. Ma incapace di godersi tanto benessere. Non ce la facevano proprio, quelli. Sembravano lemming a caccia di un dirupo da cui buttarsi. Disturbi alimentari, ansia sociale, dolcifican­ti e t ra ns e ss ua l i”. Il primato mondiale nel thriller ha il suo prezzo.

Il popolo più ricco del mondo Ma incapace di godersi tanto benessere Disturbi alimentari e ansia sociale

INGAR JOHNSRUD

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LaPresse Fuoriclass­e Sopra, una veduta di Oslo e Jo Nesbø. Sotto, Anne Holt, ex ministro della Giustizia
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