Grillo, il cattivo perfetto (tanto sta fuori dalla stanza dei bottoni)
PAGLIUZZA O TRAVE? 5 Stelle, di tutto contro i giornali. Ma con le miserie dei quotidiani non c’entrano
Bontà sua, Reporters Sans Frontières regala dunque all’Italia un balzo di 25 posizioni nella classifica della libertà di stampa. Come ci fanno sapere, il nostro Paese passa dal 77° posto al 52°, in particolare “grazie ad alcune assoluzioni nel caso Vatileaks”. Beninteso, però, sempre dietro grandi, illuminate e illustri democrazie come Giamaica, Estonia, Suriname, Samoa, Namibia, ecc. ecc.. Sembra una barzelletta, ma è invece una storia, che si ripete ogni anno, con la puntuale esaltazione (autopunitiva) dei dati forniti dalla ong francese, da parte di giornali e sedicenti rappresentanti dell’opinione pubblica. Il rito si è ripetuto in questi giorni. Repubblica e il Pd, in particolare, hanno riservato alla classifica di Rsf una straordinaria attenzione. Non basta che anche un tipo autorevole come Bill Emmott, per dieci anni direttore dell’Eco nomist , proprio su Repubblica, valuti “positivamente” il giornalismo italiano e giudichi “sb a gl ia t o ” il giudizio di Rsf sull’Italia.
I GENIALI classificatori di Rsf non erano contenti di mettere sistematicamente l’Italia dietro sigle di Paesi che definire Stati è già ardito e democrazie un’iperbole. Non bastava loro tralasciare il ruolo decisivo che in sistemi mediatici come il nostro hanno determinate caratteristiche strutturali: la storica mancanza di editori puri, la selvaggia lottizzazione televisiva, il formidabile flusso di danaro pubblico a discrezionale vantaggio di questa o quella iniziativa editoriale, il diffuso conflitto di interessi. Quest’anno hanno voluto fare di più. E si sono inventati che, a parte mafia e Isis, il pericolo n°1 della libertà in Italia è Grillo. È perciò che il partito e il giornale più critici con i 5 Stelle si sono buttati a peso morto – peraltro in buona compagnia – sulla comunicazione annuale di Rsf. Significativamente, nello stesso giorno in cui è stata diffusa la classifica di Rsf (mercoledì 26 aprile) e dagli stessi giornali in cui essa veniva pubblicata (il 27 aprile), si veniva a sapere dello “stop di Renzi” a una moschea il cui insediamento in una ex-caserma di Firenze era stato già approvato dal super-renziano e successore di Renzi sulla poltrona di sindaco della città medicea, Dario Nardella. “A costruire 53 mila metri quadri di case, uffici e negozi in quella stessa area”, riportava il Corriere Fiorentino,
“potrebbe essere la Pessina Costruzioni: il socio principale del quotidiano di riferimento del Pd, l’Unità, al centro pochi giorni fa di un’inchiesta di Report”. In questa inchiesta si faceva riferimento a grossi affari dell’Eni in Kazakhstan, ai quali sarebbe stata associata anche la Pessina mentre era in corso la trattativa per il salvataggio de l’Unità. Ma per Rsf i problemi della li- bertà di stampa in Italia non riguardano i rapporti fra potere politico e affaristi, non la concentrazione proprietaria. No. Il problema sarebbe costituito dalle intimidazioni, dalle ingiurie e dalle “liste” di un partito/movimento che non ha ancora messo nemmeno un ditino nella “stanza del potere”. Emmott dice che le “liste nere e attacchi” di Grillo “non li interpreterei come una limitazione della libertà di stampa”, che il giudizio di Rsf su di lui è “almeno prematuro” e che “sarebbe un diverso discorso se Grillo fosse al potere”? Non fa nulla. Il treno della speculazione sulle balordaggini di Rsf parte lo stesso.
OVVIAMENTE il leader e i miracolati, massimi esponenti 5Stelle hanno fatto di tutto, in questi anni, per mettersi contro tutti e in particolare per dispiacere a giornali e giornalisti. Sia con iniziative forti, più o meno condivisibili (l’azzeramento dei contributi pubblici all’editoria, l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, ecc.), sia con atteggiamenti provocatori o semplicemente ingiuriosi. Una cosa però è certa: per le condizioni miserevoli in cui versano la nostra informazione, i nostri giornali e la nostra tv – miserevoli dal punto di vista della nostra storia, cultura, sensibilità ed esigenze, non di quelle del Belize o del Burkina Faso – non ha nessunissima responsabilità. Almeno per ora.
Per RsF i problemi della libertà di stampa non riguardano i rapporti fra potere politico e affaristi