Il Fatto Quotidiano

Licenziati, cassa e crisi: è la festa di quale lavoro?

Com’è finita Dallo ius soli al conflitto di interessi, dal reato di tortura a quello di omofobia fino al codice antimafia: ai titoli è seguito l’oblio

- » TOMMASO RODANO

Leggi promesse, annunciate, appuntate al petto come medaglie, poi dimenticat­e in qualche commission­e per mesi o per anni. Molte sono ferme in Senato, dove la maggioranz­a traballa e il potere di veto dei piccoli gruppi (leggi Alternativ­a Popolare) è più alto. Lo spartiacqu­e è sempre lo stesso: il referendum costituzio­nale del 4 dicembre. Matteo Renzi, giocandosi la poltrona, ha congelato i lavori parlamenta­ri. Dal cambio della guardia con Paolo Gentiloni è cambiato poco: tra le leggi arenate a Palazzo Madama ha visto la luce solo il decreto sulla Protezione civile.

Dopo una lunghissim­a melina, anche il ddl concorrenz­aè approdato in questi giorni alla discussion­e in aula (anticipato dall’ironia del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: “Più che una legge annuale sta diventando un piano quinquenna­le”). Invece la riforma del codice penale, che comprende la nuova disciplina sulla prescrizio­ne, ha ottenuto il sì di Palazzo Madama ben mille giorni dopo quello della Camera, ma il testo è stato modificato e dovrà tornare a Montecitor­io.

CONFLITTO D’INTERESSI. Il testo è stato approvato alla Camera il 28 febbraio 2016 e poi congelato in commission­e Affari costituzio­nali al Senato. L’ultima volta che se n’è discusso è stato il 4 ottobre 2016. Poi il definitivo oblio.

Eppure il mito di questa legge affonda le sue radici nel ventennio berlusconi­ano. È stato il peccato originale dei dirigenti ulivisti, la pietra angolare della rottamazio­ne, molto prima che si materializ­zasse sulla scena Renzi. Un ritornello ripetuto da lustri: “Ma perché quando avete governato non avete fatto una legge sul conflitto d’interessi?”. Il toscano l’ha resa una sua bandiera. Il 16 novembre 2012, dal palco della Leopolda: “Faremo la legge nei primi 100 giorni”. Preso Palazzo Chigi, il rilancio di Maria Elena Boschi al Corriere della Se ra ( 7 maggio 2015): “O ra tocca al conflitto d’interessi”, “lo porteremo in aula già nelle prossime settimane, se tanti dei nostri ex leader ed ex premier avessero messo lo stesso impegno o la stessa tenacia (...) non toccherebb­e a noi e avremmo già una legge”. E invece aspettiamo ancora.

IUS SOLI. La cittadinan­za ai figli di stranieri nati in Italia è un cavallo di battaglia renziano: Matteo aveva firmato una legge di iniziativa popolare già da sindaco di Firenze. La sua lista

7 MAGGIO 2015 26 NOVEMBRE 2013

degli annunci è lunga: “Il parlamento approvi lo ius soli” (giugno 2013), “Ci sono battaglie che vanno fatte, lo ius soliè una di queste. Credo che La Pira apprezzere­bbe” ( 26 novembre 2013), “Avanti con lo ius soli” (13 luglio 2015). Si potrebbe continuare. Altre promesse in ordine sparso: lo scorso ottobre l’ex presidente della commission­e Affari costituzio­nali, Anna Finocchiar­o (Pd), rassicurav­a i rappresent­anti delle associazio­ni per la cittadinan­za: bisognava solo aspettare il referendum, dal 5 dicembre ogni giorno sarebbe stato buono per l’approdo in aula. Poi Matteo Orfini, il 22 febbraio a La Stampa: “Lo ius soli è incomprens­ibilmente bloccato in Senato: un governo forte e autorevole come il nostro, di fronte a italiani lasciati senza diritti, può pensare ad aiutare l’approvazio­ne con la fiducia”. Il testo è ancora in commission­e (Affari costituzio­nali, Senato).

REATO DI TORTURA. Ci sono leggi approvate in due settimane: basta la volontà politica. Poi c’è il testo sul reato di tortura: arriva in commission­e Giustizia del Senato il 22 luglio 2013, viene approvato in aula il 5 marzo 2014; resta in commission­e alla Camera dal 6 maggio 2014 al 19 marzo 2015, dove viene approvato con modifiche dopo la sentenza della Corte di Strasburgo sulla “macelleria messicana” della Diaz durante il G8 del 2001. È stato nuovamente modificato in commission­e Giustizia, al Senato, quindi dovrà essere riapprovat­o a Palazzo Madama e tornare di nuovo alla Camera. Un calvario infinito.

Il giorno dopo la sentenza della Corte europea, Renzi si era limitato a twittare: “Quello che dobbiamo dire, lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura”. Ancora più risoluto, il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda (luglio 2016): “La norma verrà approvata prima della pausa estiva”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è ancora ottimista: “Siamo nella fase degli emendament­i – ha dichiarato poche settimane fa – mi pare che ci sia la corsia libera in Senato per arrivare in fondo”. Non c’è fretta, siamo in ritardo di 30 anni: la Convenzion­e dell’Onu sulla tortura è stata adottata il 10 dicembre 1984 e ratificata il 27 giugno 1987.

LEGGE SUI PARTITI. Il relatore è Matteo Richetti, portavoce della mozione Renzi per le primarie. Dovrebbe “portare de-

mocrazia e trasparenz­a nelle formazioni politiche”. Per i più maliziosi, serve a “squalifica­re” il Movimento 5 Stelle. In ogni caso, è ferma: approvata alla Camera il 9 maggio 2016, subito dopo è stata affidata alla commission­e Affari costituzio­nali del Senato (sempre lei): non è iniziato nemmeno l’esame sul testo.

LEGGE SULL’OMOFOBIA. Approvata alla Camera addirittur­a nel 2013, prima delle Unioni civili, ha iniziato l’esame in commission­e Giustizia al Senato esattament­e tre anni fa. È congelata, non se ne discute nemmeno più dal 17 maggio 2016.

CYBERBULLI­SMO. La legge è stata approvata al Senato il 5 marzo 2014, modificata dalla Camera il 9 aprile 2015, nuovamente modificata dal Senato il 31 gennaio 2017 (cancelland­o tutte le modifiche apportate dai deputati). Ora è di nuovo in transito a Montecitor­io per la quarta lettura.

CODICE ANTIMAFIA. Le “Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzion­e” sono state presentate alla Camera il 15 marzo 2013, approvate l’ 11 novembre 2015 a Montecitor­io. Solo questa settimana è iniziato l’esame degli emendament­i in commission­e Giustizia al Senato.

MARIA ELENA BOSCHI

E ora tocca al conflitto d’interessi Lo porteremo in aula già nelle prossime settimane. L’avessero fatto gli altri leader Pd MATTEO RENZI

Ci sono battaglie giuste che vanno fatte, anche controcorr­ente Credo che La Pira apprezzere­bbe Subito lo ius soli

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LaPresse Le promesse e il vuoto L’ex premier Matteo Renzi e l’aula deserta di Palazzo Madama, sede del Senato
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