RENZI-3, ULTIMA CHIAMATA PER EVITARE IL FUGGI-FUGGI
“PRIMARIE, l’affluenza crolla: ai gazebo tra 1,3 e 1,6 milioni”. NEL 2013 furono 2,8 milioni i partecipanti alle primarie del Pd e se stasera quella cifra dovesse risultare fortemente ridimensionata (o addirittura dimezzata) fossimo in Matteo Renzi qualche riflessione la faremmo.
Primo: anche quattro anni fa l’esito delle primarie appariva più che scontato, eppure l’attesa per il Renzi2 era carica di presagi positivi per il Pd e dunque per la politica italiana. Vero che la novità del Renzi1 (quello che poco tempo prima era stato sconfitto da Pier Luigi Bersani nel round iniziale) si era affievolita come del resto la simpatia che il sindaco-ragazzo di Firenze aveva suscitato al suo irrompere sulla scena. Restava però intatta la speranza che la tanto proclamata rottamazione avrebbe colpito le vecchie consorterie che stavano soffocando l’allora primo partito italiano. E che il tanto annunciato cambiamento avrebbe portato alla ribalta una classe dirigente finalmente concentrata sul bene pubblico e non sugli interessi di bottega. Così purtroppo non è stato.
Secondo: quel milione circa di persone che probabilmente mancheranno all’appello dove saranno finite? Una quota nell’astensione dei delusi. Gran parte nel M5S, dove oggi si trova la maggiore concentrazione di elettori (ex) Pd dopo il Pd. Come dire che i più attivi sostenitori di Grillo e della Casaleggio Associati sono stati proprio Renzi e il renzismo. Una ritirata culminata con il devastante autogol referendario del 4 dicembre. Perdere consensi può capitare, ma se si fa di tutto per rafforzare il principale avversario è il colmo dell’autolesionismo.
Terzo: se oggi andasse a votare anche “soltanto” un milione di persone sarebbe comunque un risultato straordinario visto l’encefalogramma quasi piatto nel rapporto cittadini-politica. I capi del Pd non hanno torto quando confrontano il livello di democrazia interna del loro partito con ciò che avviene altrove. Per esempio nel Movimento 5 Stelle dove il grado di partecipazione degli iscritti è sul piano dei numeri (ma non delle decisioni) assai più basso. Per non parlare del partito padronale Forza Italia. A parte questa corsa dei gamberi, il Renzi3 confermato segretario dovrà porsi il problema di bloccare, finché è in tempo, questa emorragia di passione e di fiducia. Le belle parole non bastano più. Altrimenti alle primarie che verranno si sentirà risuonare il famoso grido: l’ultimo che esce spenga la luce.
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Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano