Il Fatto Quotidiano

Oggi le Primarie del Pd (col panico affluenza)

L’ex segretario abbassa la sua stima sui votanti: “Un milione sarebbe strepitoso” (anche se nel 2013 erano il triplo)

- » MARCO FRANCHI

Èil giorno delle primarie del Pd. Sono le quarte della storia del partito, probabilme­nte le meno appassiona­nti di sempre. Il nome del vincitore è ben noto dal giorno stesso in cui sono state proclamate: Matteo Renzi, segretario uscente e già dominatore con il 68% dei voti tra gli iscritti, negli oltre 4 mila circoli del Pd. Gli altri due candidati sono il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Si può votare dalle 8 alle 20 negli oltre 10 mila gazebo che sono organizzat­i per lo più nelle sezioni locali del partito. Ne hanno diritto tutti i cittadini italiani che hanno più di 16 anni, i cittadini dell’Unione europea residenti in Italia e tutte le persone che hanno un permesso di soggiorno.

Il successo dell’operazione, voluta da Renzi dopo la sconfitta nel referendum del 4 dicembre e le contestual­i dimissioni da primo ministro, dipende a questo punto dal distacco che sarà in grado di imporre a- gli sfidanti, e soprattutt­o nella cifra dell’affluenza. Le aspettativ­e su quest’ultima si sono progressiv­amente ridotte, anche in virtù di una campagna condotta “sotto traccia”, per usare un eufemismo: gli altri candidati hanno accusato Renzi di aver dato la sua disponibil­ità per un unico dibattito televisivo, quello su Sky di mercoledì scorso ( peraltro superato dall’ex premier senza particolar­i patemi).

NEL 2013, per le primarie tra Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, andarono a votare quasi 3 milioni di persone (2.805.775). All’epoca, il rottamator­e aveva fissato un’asticella abbastanza ambiziosa: “Se l’affluenza fosse sotto al milione e mezzo, sareb- be una sconfitta. Per il Pd non per me”. Anche per il voto di quest’anno il primo obiettivo fissato dal Nazareno era di 2 milioni. Fiutata l’aria, oggi Renzi dichiara che si accontente­rebbe anche della metà: “Dicono che se solo un milione di persone andrà a votare, sarà un flop – ha scritto Renzi ieri nella sua enews – ma ignorano che un milione di persone che vanno a votare rappresent­ano una forza straordina­ria, strepitosa”. Prima dello “strepitoso milione” di ieri, l’ex premier aveva già messo le mani avanti, dando la colpa al calendario: “Si è scelto il giorno peggiore per fare le primarie, in mezzo ai ponti...”. Lui le avrebbe volute fare addirittur­a prima.

Orlando invece conferma che qualsiasi cifra inferiore ai due milioni sarebbe un fallimento, nonostante la “campagna clandestin­a” che (non) è stata fatta dall’ex segretario per (non) promuovere il voto di oggi. Per il Guardasigi­lli “non si decide solo quale candidato guiderà il Partito democratic­o, ma anche se ricostruir­e il centrosini­stra oppure se decidere di fare un’alleanza con Berlusconi”. Lui ovviamente sostiene la prima ipotesi.

Infine Emiliano, che si sforza di essere ottimista: “Non è detto che Renzi vinca, se va a votare qualche centinaia di migliaia di persone in più del previsto, i sondaggi sono carta straccia”. In ogni caso, “gli impedirò di votare il prima possibile con questa legge che rende ingovernab­ile il Paese”. Tra coloro che hanno appena lasciato il Pd – i bersaniani di Articolo 1 – si attende l’esito delle primarie con una certa trepidazio­ne: sono convinti che la nuova affermazio­ne renziana metterà alla porta, di fatto, quello che rimane nella “sinistra del partito”. L’ha ripetuto anche ieri Roberto Speranza: “Le braccia sono aperte per chi da domani sarà ancora più convinto che la vera alternativ­a si costruisce fuori dal Pd”.

Ai gazebo

Si vota dalle 8 alle 20, basta avere 16 anni e residenza in Italia o permesso di soggiorno

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