Il Fatto Quotidiano

“Di Maio chi?” Renzi non si fida dell’offerta M5S

Ritorni L’ex premier al Tg1: “Da quando sono andato via l’Italia è ferma. Il Parlamento faccia una legge elettorale”

- » WANDA MARRA

Non dicono “Di Maio chi?” ma “A nome di chi parla?”, i renziani, commentand­o la proposta del deputato dei Cinque Stelle di discutere di legge elettorale. Sul piatto, un “Legalicum” corretto (ovvero l’Italicum – emendato dalla Consulta – esteso al Senato), con un abbassamen­to della soglia per ottenere il premio di maggioranz­a e un innalzamen­to di quello di ingresso. Le cifre che fa circolare Di Maio sono rispettiva­mente il 35% e il 5%. Altri punti dirimenti, il premio alla lista e non alla coalizione e il no ai capilista bloccati.

E RENZIche fa? Prende tempo. Eccolo apparire al Tg1 delle 20, tanto per tirarsi la volata ai gazebo, con una sorta di excusatio non petita: “La grande coalizione? Fantasie. Con FI l’hanno fatta quelli che hanno detto di votare no al referendum e quelli che si sono messi tutti insieme per mandarmi a casa” (da notare che non la esclude neanche stavolta, come aveva già fatto l’altra sera a Sky). E sulla legge elettorale si tira fuori, mimando un’estraneità che non esiste: “L’Italia è ferma e non c’è un sistema elettorale. In Parlamento si sbrighino a farla la legge”.

A Di Maio aveva fatto rispondere prima dai suoi. Emanuele Fiano, che una proposta l’ha appena presentata in Commission­e Affari costituzio­nali (collegi uninominal­i, premio alla lista e armonizzaz­ione delle soglie di Camera e Senato): “Ma Di Maio a nome di chi parla? Quella nell’intervista (al Corriere della Sera, ndr ) è la proposta ufficiale dei 5Stelle? L'hanno votata sul blog? Rispondere­mo ai 5Stelle quando ufficializ­zeranno la loro proposta”. Andrea Marcucci, uomo “forte” di Renzi in Senato va più in là: “Quando e se i 5Stelle presentera­nno la loro proposta di legge elettorale, il Pd risponderà sicurament­e”. È il primo no alla richiesta di Di Maio che sia il Pd ad avanzare una proposta. Va detto che lo stesso Toninelli, Deputato del Movimento membro della Commission­e Affari costituzio­nali, corregge in parte il tiro: “Nessuno nel M5S ha parlato di soglie specifiche in merito alla legge elettorale. Dunque, niente speculazio­ni”. E poi, però, ribadisce il senso dell’operazione politica: “Abbiamo lanciato un messaggio chiaro: chiediamo al Pd un segno di responsabi­lità”.

La realtà è che il quasi segretario del Pd non ha nessuna voglia di mettere mano alla legge elettorale. La proposta di Di Maio potrebbe essere la più “potabile”(se non fosse per i capilista bloccati, che ai vertici del Movimento neanche dispiacere­bbero), ma davvero lui può “concedere” ai Cinque Stelle una soglia più bassa del 40%, alla quale potrebbero anche arrivare, consegnand­o così la vittoria al Movimento? E poi, la soglia di ingresso fatta trape- lare è troppo alta per alleati come Alfano. Senza contare che Berlusconi finora è stato fermo sul premio alla coalizione.

Tutte consideraz­ioni che girano in casa Dem, anche se ufficialme­nte la porta non si chiude. A Renzi il proporzion­ale ora e le larghe intese dopo, vanno benissimo. Il punto vero poi sono i tempi: ogni giorno l’ex premier cerchia sul calendario una possibile data del voto (fino a qualche giorno fa si parlava di settembre o ottobre, ora si indica il 6 novembre, insieme alle Regionali in Sicilia). E dunque vuole arrivare a fare la legge prima della pausa estiva. Nella road map che ha in testa, nel prossimo mese si capirà se ci sono le basi per un’intesa, altrimenti ha intenzione di andare a chiedere a Sergio Mattarella la possibilit­à che il governo agisca per decreto, armonizzan­do i sistemi usciti dalla Consulta.

MA È ESATTAMENT­E da questa partita che si capirà quanto la segreteria bis di Renzi (sempre a meno di sorprese per adesso non messe nel conto) sarà forte. Non saranno secondarie, per questo, le percentual­i di voto. Mattarella il decreto non ha nessuna intenzione di avallarlo. E poi, nel Pd le posizioni sono diverse. Già all’interno della mozione renziana: Franceschi­ni è sempre stato a favore del premio alla coalizione, e come lui molti che stanno nella cabina di regia del segretario in pectore. Quanto peseranno? E Andrea Orlando seguirà Renzi? Mezzo Pd potrebbe mettersi di traverso sulla strada tra Renzi e il voto.

Battaglie prossime Per il fiorentino vanno bene i sistemi usciti dalla Consulta. Mezzo partito è però contrario

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La Presse Cinque Stelle Il deputato, Luigi Di Maio

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