Come le istituzioni hanno nascosto il Dieselgate italiano
Filtri e inquinamento Il Gip chiede il processo per tre dirigenti dei Trasporti e smaschera chi ha insabbiato lo scandalo
Quando capita all’estero, con una distanza congrua dai conflitti di interessi, in Italia si riempiono pagine e si intavolano seminari per stigmatizzare le brutte, sporche e cattive aziende che inquinano con le zozzissime macchine diesel. Quando capita in Italia si fischietta. I cosiddetti Fap – i filtri antiparticolato montati sulle autovetture diesel – fanno male alla salute e all’ambiente e non sappiamo neanche quanto, perché le polveri sottili sminuzzate in “n ano-particelle” pericolosissime per la salute non sono rilevate. Questa vicenda è emersa grazie alle denunce della ditta Dukic Day Dream – che ha ideato un congegno alternativo ai Fap e subìto le angherie del ministero dei Trasporti ( Mit) – e non passa all’oblio grazie a un Gip di Roma, Paola Di Nicola.
LA GIUDICE è autrice di un dispositivo che – oltre a ordinare l’imputazione coatta per tre alti dirigenti del Mit per il reato di omissione e rifiuto in atti di ufficio – smaschera una ad una responsabilità e leggerez- nire sul percorso di omologazione o nella verifica del sistema di funzionamento dei Fap. In realtà, precisa la Di Nicola, l’Iss dal ’78 dispone di una stazione per il rilevamento e lo studio della qualità dell’aria.
Nonostante la presunta incompetenza in materia, l’Iss ha affermato che il particolato ultrafine, che scaturisce dai Fap, mostra un potenziale tossico maggiore rispetto al Pm 2,5 o Pm 10 “con la possibilità una volta inalato di raggiungere e di depositarsi nelle par- ti più profonde dei polmoni o in organi extra polmonari”.
COME RIMEDIARE? Non si sa, perché la dimensione del problema è sconosciuta: “Le reti di monitoraggio della qualità dell’aria in Italia e in Europa sono attualmente predisposte per la misura del Pm 10 e del Pm 2,5”. E cos’è accaduto dopo l’inquietante testo dell’Iss? Il governo avrà seguito il consiglio della Procura di Terni (l’indagine oggi a Roma è partita da lì) che suggeriva di “va- lutare l’opportunità di procedere al sequestro preventivo dei Filtri”? No, per carità. L’unico obiettivo è negare pure l’evidenza.
I ministeri coinvolti, nel marzo del 2016, hanno organizzato una riunione con i dirigenti indagati, forse per far consolidare la pantomima. Per il dicastero di Beatrice Lorenzin, ricorda il Gip, c’era la dottoressa De Martino che ha ridimensionato l’importanza del parere dell’Iss: “Non riporta alcuna esplicita indica-
Il giudice Di Nicola Accuse ai ministeri di Ambiente e Salute e anche all’Istituto Superiore della Sanità