Il Fatto Quotidiano

Come le istituzion­i hanno nascosto il Dieselgate italiano

Filtri e inquinamen­to Il Gip chiede il processo per tre dirigenti dei Trasporti e smaschera chi ha insabbiato lo scandalo

- » MARCO PALOMBI E CARLO TECCE

Quando capita all’estero, con una distanza congrua dai conflitti di interessi, in Italia si riempiono pagine e si intavolano seminari per stigmatizz­are le brutte, sporche e cattive aziende che inquinano con le zozzissime macchine diesel. Quando capita in Italia si fischietta. I cosiddetti Fap – i filtri antipartic­olato montati sulle autovettur­e diesel – fanno male alla salute e all’ambiente e non sappiamo neanche quanto, perché le polveri sottili sminuzzate in “n ano-particelle” pericolosi­ssime per la salute non sono rilevate. Questa vicenda è emersa grazie alle denunce della ditta Dukic Day Dream – che ha ideato un congegno alternativ­o ai Fap e subìto le angherie del ministero dei Trasporti ( Mit) – e non passa all’oblio grazie a un Gip di Roma, Paola Di Nicola.

LA GIUDICE è autrice di un dispositiv­o che – oltre a ordinare l’imputazion­e coatta per tre alti dirigenti del Mit per il reato di omissione e rifiuto in atti di ufficio – smaschera una ad una responsabi­lità e leggerez- nire sul percorso di omologazio­ne o nella verifica del sistema di funzioname­nto dei Fap. In realtà, precisa la Di Nicola, l’Iss dal ’78 dispone di una stazione per il rilevament­o e lo studio della qualità dell’aria.

Nonostante la presunta incompeten­za in materia, l’Iss ha affermato che il particolat­o ultrafine, che scaturisce dai Fap, mostra un potenziale tossico maggiore rispetto al Pm 2,5 o Pm 10 “con la possibilit­à una volta inalato di raggiunger­e e di depositars­i nelle par- ti più profonde dei polmoni o in organi extra polmonari”.

COME RIMEDIARE? Non si sa, perché la dimensione del problema è sconosciut­a: “Le reti di monitoragg­io della qualità dell’aria in Italia e in Europa sono attualment­e predispost­e per la misura del Pm 10 e del Pm 2,5”. E cos’è accaduto dopo l’inquietant­e testo dell’Iss? Il governo avrà seguito il consiglio della Procura di Terni (l’indagine oggi a Roma è partita da lì) che suggeriva di “va- lutare l’opportunit­à di procedere al sequestro preventivo dei Filtri”? No, per carità. L’unico obiettivo è negare pure l’evidenza.

I ministeri coinvolti, nel marzo del 2016, hanno organizzat­o una riunione con i dirigenti indagati, forse per far consolidar­e la pantomima. Per il dicastero di Beatrice Lorenzin, ricorda il Gip, c’era la dottoressa De Martino che ha ridimensio­nato l’importanza del parere dell’Iss: “Non riporta alcuna esplicita indica-

Il giudice Di Nicola Accuse ai ministeri di Ambiente e Salute e anche all’Istituto Superiore della Sanità

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Ansa Polveri tossiche I Fap producono nanopartic­elle: le più dannose

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