Il Fatto Quotidiano

Prima gli indiani, ora in mani francesi: la guerra delle divise in Ciociaria

I 450 operai attendono l’esito dell’inchiesta: “Danno al fisco italiano”

- » ANTONELLA MASCALI

C’è

una battaglia legale, appena ai primi passi, che vede ancora una volta l’Italia e l’India intrecciar­si. Da fine marzo una denuncia, per competenza, è stata presentata alla Procura di Milano e in India sono in corso accertamen­ti interni sull’operato della Exim Bank, banca controllat­a dal governo indiano. A chiederli sono stati degli importanti imprendito­ri indiani, che si ritengono vittime di uno “scippo” milionario. La storia è quella di una vendita, tutta da chiarire, di u n’azienda tessile, la Klopman, leader mondiale nel campo dei tessuti per divise tecniche e profession­ali, con sede a Frosinone, ma di pro- prietà indiana fino al dicembre 2016. Ora è francese. Suo è il tessuto per le divise dei poliziotti e dei vigili del fuoco italiani. Ma anche dei sanitari della Croce Rossa. Vestono tessuto Klopman i ferrovieri russi, gli operai della Mercedes, Bmw, Audi e pure chi lavora al McDonald’s. Ha 450 dipendenti, escluso l’indotto, produce 40 milioni di metri all’anno per un fatturato che si aggira sui 120 milioni, ed esporta il 95% della produzione.

Il trasferime­nto dalla proprietà indiana a quella francese lo ha deciso la Exim bank che, inspiega- bilmente, ha venduto a una diretta competitor, la società francese, Tdv industries, per appena 15 milioni, attraverso la creazione a Milano di una societa ad hoc, la Tdv internatio­nal. L’operazione è stata possibile solo dopo l’estromissi­one degli azionisti che controllav­ano la società: i cugini Mukul e Warij Kasliwal, noti imprendito­ri in India.

IL PASSAGGIO di mano è avvenuto perché la Exim Bank aveva in pegno le azioni dei Kasliwal in Klopman in cambio della concession­e di un credito di 30 milioni. La banca di Stato, che con questa vendita non è neppure rientrata dall’intera cifra concessa, si è mossa con l’appoggio dell’amministra­tore delegato italiano Alfonso Marra, ex manager Swaroski, nominato dalla famiglia indiana nel 2013, ma a cui ha voltato le spalle. Eppure, gli imprendito­ri avevano già cominciato a saldare il debito e avevano manifestat­o l’intenzione di rientrare in pieno possesso delle azioni della Klopman Italia, controllat­a da una loro società con sede in Lussemburg­o. Avevano

Il pasticcio

Una banca orientale aveva le azioni come garanzia di un prestito Vendute alla Tdv

anche instaurato una trattativa per pianificar­e la restituzio­ne del prestito, invece, Exim Bank ha venduto.

I Kaslival, con solidi affari economici in campo energetico, in India, non sono, però, rimasti con le mani in mano. Sono determinat­i a riprenders­i la Klopman che avevano acquistato nel 2008, quando versava in pessime acque. Nella denuncia presentata a Milano a fine marzo, in particolar­e puntano il dito contro la banca Indiana. A firmarla è stato Warij Kaslival, in quanto presidente deposto, dopo un consiglio riunitosi ad agosto scorso, e messo alla porta dalla sicurezza, come in uno di quei film americani che raccontano le cadute verticali di top ma- nager. La cacciata estiva di Warij Kaslival soddisfa Alfonso Marra, che – ci risulta – manda alcune email alla Exim Bank per dire che da quel momento la vendita era spianata. E pensare che i Kaslival lo avevano assunto per rinegoziar­e il debito con la banca indiana.

La Procura di Milano deve ancora assegnare la denuncia a un magistrato e quindi valutare eventuali rilievi penali. Nel documento, che il Fatto ha potuto visionare, si legge che “secondo analisi contabili, finanziari­e ed economiche del querelante (Warij Kasliwal, ndr) vi sarebbe una differenza molto importante tra il valore reale delle quote, stimato in circa 80 e comunque non meno di 60 milioni di Euro, e il valore del marchio e il valore della vendita effettuata appa- rentemente per circa 15 milioni di Euro”. Una notizia, che se fosse riscontrat­a, sarebbe pessima anche per il fisco italiano. Infatti, nel documento si ricorda che “in caso di vendita su quote sottostima­te ne consegue danno erariale e fiscale sui valori di trasferime­nto e sul mancato pagamento per oneri di imposte, tributi e tasse”.

Nella denuncia, in sostanza, la banca di Stato indiana viene accusata anche di aver comunicato la vendita ai Kaslival fuori tempo massimo. A quanto ci risulta, c’erano almeno altre due banche investite dai Kaslival (Icrea, Yes Bank indiana, da non citare per ora) pronte a rilevare gran parte del debito per sollevare la Exim Bank.

Chi fa cosa

La società produce indumenti per Croce rossa, Polizia e Vigili del fuoco

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Ansa Stoffe L’azienda di Frosinone produce divise per mezzo mondo, da McDonald’s alla Croce rossa

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