LO SPECCHIO DEFORMATO DELLE NOTIZIE
La colpa di M5S nel paese che occulta i dati reali, da Consip al caso Madia
Tra i mali che affliggono il Paese – disoccupazione, malasanità, corruzione… – da qualche anno tende a imporsi un fenomeno nuovo: la confusione tra causa ed effetto, un virus veicolato dalla malafede sempre più diffuso. È un fatto singolare e non si riesce più davvero a trovare una verità minima su cui concordare. Pensiamo alla libertà di stampa. S’è sempre detto – Montanelli, Bocca, Biagi, Scalfari, eccetera – che il tasso di libertà di un Paese si misura dai diritti di minoranze e opposizioni. Giusto, ma oggi non è più così. Nel Paese dove si attaccano i magistrati e difendono i ladri, la libertà di stampa non è al sicuro. Tutto è deformato. Il Potere controlla la Tv di Stato (e parte delle Tv private)? Manipola l’informazione? Racconta balle agli elettori? Vero, ma per molti non è così. Disfunzioni? Censure? Abusi? La colpa è dell’opposizione e dei giornali non allineati: gli effetti (la critica al regime mediatico) diventano causa di tutti i mali. Sulle pagine di Repu bbl ica M essi na scrive di Grillo “dimenticandosi” di aggiungere – Freud ha pagine stupende su lapsus e dimenticanze… – che i suoi attacchi sono repliche a balle, bufale, fake news– adesso si chiamano così – e campagne denigratorie contro il M5S. È questo il punto: se si evidenziano solo le risposte – in questa manipolazione Messina è bravo – il rischio è che i toni talvolta sbagliati vengano letti come “il” male. C’è cascato anche Reporters Sans Frontières. Grillo: “Oggi ho scoperto di essere io la causa del problema di libertà di stampa in Italia”. A questo siamo. Perché Rsf lo contesta? Repubblica : “per i processi popolari” invocati.
Ora, Grillo talvolta ha esagerato (cfr. la rubrica “Il giornalista del giorno”). Ma può bastare come spiegazione? Basta dire, come fa anche l’ottimo Mentana, che la classifica di Reporters Sans Frontières s’è rivelata un boomerang per il leader pentastellato? Il tema è delicato. Merita attenzione. Rsf ha il dono dell’infallibilità? Voglio dire che se ha dimenticato il regime mediatico esistente in Italia; i giornalisti cacciati dalla Rai; l’occupazio- ne partitica della Tv e il ruolo, l’influenza (e la potenza) degli editori impuri; se ha dimenticato tutto questo Rsf è stata tratta in inganno – è questo il punto – proprio dal bombardamento mediatico dei giornaloni: ha scambiato davvero “la richiesta di smentite, per intimidazione”. È il segno più evidente – di questo dovremmo tornare a ragionare – della potenza di partiti, giornali, Tv, potere economico e politico, quando colpiscono insieme: anche un’organizzazione se- ria e attendibile (e benemerita) come Reporters Sans Frontières può cascarci. Travaglio con la consueta ironia fotografa il punto: il rapporto di Rsf “ha scatenato un coro unanime e liberatorio di esultanza nel mondo politico e giornalistico per la scoperta che l’Italia passa dal 77° al 52° posto nella classifica dei Paesi più liberi. Siamo sempre ultimi in Europa ( eccetto Ungheria e Grecia)… ma questo è perché Grillo si ostina a ritenere serve le penne e le testate più indi- pendenti del mondo. Sennò saremmo primi. Chi lo dice? I partiti che controllano militarmente le tv assolte da Rsf e i giornaloni controllati dai padroni del vapore assolti da Rsf. Insomma il vino è buono perché l’ha detto l’oste”. Forse ha ragione Mentana, la classifica di Reporters Sans Frontières s’è rivelata un boomerang per Grillo ma è – di fatto – un boomerang anzitutto per se stessa: un’organizzazione internazionale che dà i voti sulla libertà d’espressione esistente in un Paese non può ignorare/ sottovalutare fenomeni macroscopici di occultamento dei dati reali (da Consip al caso Madia) denunciati dai 5Stelle e dal Fatto Quotidiano. Dire che responsabile dei problemi di libertà di stampa in Italia è Beppe Grillo è peggio di un delitto, è un errore. Per questa via, il Paese dei corrotti e degli impuniti; il Paese delle bufale di Stato (e delle stragi di Stato), trova una legittimazione inaspettata e un capro espiatorio. Mala tempora currunt ripeteva spesso Sartori. Aveva ragione.