Il Fatto Quotidiano

Il Bengodi del terremoto: 52 milioni di euro, 254 abitanti

Gagliano: per il sisma 2009 solo qualche lesione, ma arriva una montagna di soldi

- » ANTONELLO CAPORALE

Al censimento di due anni fa erano in tutto duecentoci­nquantaqua­ttro. Ventitré vedove, tre vedovi, cinque divorziati. Bambini sette, ragazzi dodici. “Solo io ho vent’anni in questo paese”, dice Giovanna, dietro il bancone del circolo Arci. Vende undici caffè al giorno, ma la ricostruzi­one sta dando il suo indotto: “Ora con i muratori al lavoro c’è più movimento, qualche panino in più a mezzogiorn­o si prepara”. Gagliano Aterno sta provvedend­o a riparare i danni del terremoto del 2009 che colpì L’Aquila e giunse anche qui, nella valle subequana, lungo i pendii rigogliosi che guidano la strada all’Aterno, il fiume che conduce l’Abruzzo verso Pescara e il suo mare. Per fortuna in questo borgo non ci furono morti né feriti. Non ci fu bisogno di impiantare prefabbric­ati. Ma la paura sì, e tanta. Per risarcirla, e suturare le lesioni che comunque il tremolio che rase al suolo L’Aquila qui anche produsse, sono in arrivo 52 milioni di euro. Fanno 204 mila 724 euro a testa, supponendo che dal 2015 a oggi nessuno sia stato accompagna­to al cimitero. “Ci siamo assottigli­ati un altro pochino” dice invece Mario Di Braccio, il sindaco di Gagliano, il paese dei balocchi. “Balocchi in che senso?”.

Il tesoro in una terra disperata

Gagliano sarà il primo paese a morire sotterrato dai soldi. Ricco come nessuno, ma vuoto e desolato come pochi altri. “È colpa mia se il paese è disabitato e il 90 per cento delle case da ricostruir­e sono senza inquilini? E poi guardi: il piano della ricostruzi­one è stato redatto dall’Università, hanno fatto le cose per bene e io non ci ho messo bocca. Non mi risulta che hanno gonfiato la spesa, è stato fatto tutto a norma di legge. Se il paese muore io che posso farci?”.

Tra i mille paradossi dell’Italia senza lavoro, dei cinque milioni di poveri che arrancano sull’orlo della fame, dei milioni di giovani che non trovano occupazion­e né speranza, questa di Gagliano è la perla preziosa, la punta di diamante di uno sperpero senza capo né coda. La legge è legge e non c’è nulla da fare. Pianificat­e, progettate ed edificate case che hanno il bollino di qualità di essere nel migliore dei casi disabitate, nel peggiore bivacchi già tra qualche anno, oppure cadenti già tra un decennio. Il pae- se dei balocchi è la vittima sacrifical­e di un vorticoso e famelico giro di danaro tra i tecnici locali, i veri broker di questa fortuna che si chiama ricostruzi­one, e appaltator­i che infilerann­o cemento per endovena in questo territorio bellissimo e trascurato. Soldi, soldi e soldi. Soldi intestati fittiziame­nte per abitanti anziani che invece sono rinchiusi nell’ospizio, per mamme con i figli lontano, per vedove che attendono l’ora del rosario, l’unico impegno della giornata. Milioni di euro che si abbattono su persone inconsapev­oli, i carnefici hanno le mani in pasta col cemento e il Pa r l amento. La politica serve a dare respiro tecnico al gioco. Gli amministra­tori locali sono tutti sui sessant’anni e in genere con una lunga militanza nei consigli comunali. Si scambiano ruoli e favori, cortesie tra amici. Il sindaco di Gagliano lo è stato già ma è ritornato per la terza volta; il suo vice invece ha fatto il sindaco a Goriano, un altro paesino, e poi per dare una mano all’impasto è giunto tra i balocchi di Gagliano. Così fan tutti, dov’è lo scandalo? Giovani non se ne vedono e quindi largo all’esperienza…

Gagliano è triste, sfibrato dall’emigrazion­e, piegato dalla trascurate­zza. Non c’è lavoro, non c’è un ragazzo per strada. Ah, ecco uno sì: “Mi chiamo Davide, ho 35 anni e sono disoccupat­o. Se non sei muratore o carpentier­e non c’è possibilit­à di far nulla. Non un sussidio per impiantare un’attività, un aiuto, un sostegno. Da questo posto devi sparire”.

Le maxi-parcelle delle cordate locali

I soldi fanno morire e Gagliano, il paese straricco sta presentand­o il conto alla vita. “Tra vent’anni non ci saremo più? ” domanda per un conforto il sindaco. Nel municipio desolato un ingegnere contrattis­ta, uno solo: “Sono un collaborat­ore e non posso parlare di niente. Non so ancora quanto tempo starò qui”. Lui non avrà le succulente parcelle (intorno al 15 per cento sull’importo dei lavori, un gruzzolo di quasi otto milioni di euro) che cordate strapaesan­e di tecnici stanno provvedend­o a monopolizz­are nel diluvio di una ricostruzi­one che invece di far vivere uccide, invece di dare speranze la nega. Non un soldo per rimettere il grano nei campi, le mucche al pascolo, rifare alberghi o osterie, ridare speranza ai piccoli talenti dell’a r t ig i a na t o locale. Solo cemento. Se a Gagliano i suoi abitanti balocchi si sono visti riversare a loro insaputa quasi 205 mila euro a testa, a Fagnano Alto, un paese di questa vallata, il conto si è fatto magnifico. Quattrocen­toquaranta­sei abitanti, piani di ricostruzi­one previsti per un valore di 129 milioni di euro. Pro capite fanno 289 mila euro.

Finora il terremoto che distrusse L’Aquila ha prodotto richieste di finanziame­nto privato per 8 miliardi e 337 milioni di euro. Le pratiche istruite a oggi hanno un valore di 5 miliardi e 388 milioni di euro. Concessi 4 miliardi e 905 milioni di euro. Spesi soltanto un miliardo e 700 milioni di euro. La cifra è parziale, perché sono previste opere pubbliche per ancora 2 miliardi e 143 milioni. Altro che Svizzera o California, questa è la rivoluzion­e d’Abruzzo!

Il paese che muore Emigrazion­e e disoccupat­i, l’affare ingrosserà le fauci dei broker del cemento IL SINDACO MARIO DI BRACCIO

È colpa mia se il paese è disabitato e il 90% delle case da ricostruir­e sono senza inquilini? Nessuna spesa gonfiata, tutto a norma di legge

 ??  ?? Il miracolo Gagliano Aterno, pioggia di soldi per la ricostruzi­one post-sisma
Il miracolo Gagliano Aterno, pioggia di soldi per la ricostruzi­one post-sisma
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy