GESÙ A EMMAUS, UN INCONTRO SEMPRE POSSIBILE
Siamo nel tempo liturgico di Pasqua, che proseguirà sino alla festa di Pentecoste. Ancora in questa domenica la scelta delle letture della Bibbia per la Messa mira a spiegare il mistero – “storico e trascendente”, come lo chiama il Catechismo della Chiesa Cattolica – della Risurrezione e anche il significato degli incontri del Risorto con i discepoli. È così anche oggi con la proposta del racconto dei discepoli di Emmaus nel Vangelo di Luca ( 24, 13-35). È una narrazione tipica e istruttiva per molti aspetti, su cui si potrà sempre tornare a riflettere, perché quanto è accaduto a quei due può succedere oggi a ciascun uomo. Luca, difatti, comincia a narrare così: “In quello stesso giorno due di loro erano in cammino…”. Potremmo domandarci: cos’è questo giorno? “Giorno della fine e dell’inizio in una sola volta. In tal modo l’episodio di un giorno è vero ogni giorno; esso accade oggi” (M. de Certeau).
LA STORIAdi Emmaus è probabilmente conosciuta da molti. Anche l’arte se n’è lasciata suggestionare. Si pensi a J. S. Bach, che al ciclo di Emmaus dedicò la notissima cantata Bleib bei uns, denn es will Abend werden, che traduce appunto l’invito finale: “Resta con noi perché si fa sera”. Emmaus è la storia di due discepoli per i quali l’entusiasmo è sopraffatto dalla crisi. Ed è così molte volte: gli entusiasmi non ci mettono al sicuro dalle crisi, dalle stanchezze, dalle delusioni. Emmaus vuol pure dirci che non si deve passar sopra le delusioni dell’uomo e le sue sensazione di fallimento; neppure si può ironizzare sulle inquietudini umane, incluse quelle riguardanti la fede. Non dobbiamo aggirare le crisi! Al riguardo, in Amoris laetitia Francesco ci suggerisce che “ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore”. A me pare che questa sia una delle perle nascoste nella storia dei discepoli di Emmaus.
Emmaus è pure la storia di un incontro; meglio di un “farsi inc o nt r o ”. Perché ci si può anche incontrare per caso e, talvolta, dei cosiddetti incontri sono più che altro degli scontri. Sull a vi a pe r E mmaus l’incontro è discreto. L’ancora ignoto viandante non affronta di petto i due pellegrini, ma gli si avvicina in modo sommesso. Prima di dare risposte, preferisce ascoltare e fare domande. In un incontro è sempre importante sia l’ascoltare, sia il saper fare domande, specialmente domande giuste. Così Emmaus è pure scuola di relazione.
Emmaus, però, è soprattutto la storia di un incontro nella Chiesa sempre possibile. Domenica scorsa in questa medesima rubrica è intervenuto il padre F. Lombardi S. J. per i 90 anni di Benedetto XVI. È, dunque, con una citazione da uno dei suoi testi più belli e più citati (benché non recente), che vorrei spiegare come la vicenda di Emmaus si rinnova nella Chiesa: “Il risorto s’incontra nella Parola e nel sacramento; l’azione liturgica è la maniera in cui egli si rende percettibile, riconoscibile come il Vivente. E argomentando in modo inverso: la liturgia si fonda sul mistero pasquale; essa va intesa come un avvento del Signore fra noi, che lo porta a farsi nostro compagno di viaggio, ad infiammare gli ottusi cuori e ad aprirci gli occhi serrati” (da Introduzione al cristianesimo).
A EMMAUS c’è, infine, il tema dell’offerta di ospitalità a uno che fa “come se dovesse andare più lontano”. Vi gustiamo, forse, il sapore di una cortesia tutta orientale, che obbliga a dei rifiuti prima di autorizzare l’accoglienza d’una ospitalità! Fatto è che come prima era entrato in dialogo, ora Gesù entra nella casa. L’estraneità è superata e comincia l’amicizia. Ed è perciò che due discepoli, ormai in fase di smobilitazione, sentono la spinta a ricominciare, a riprendere il largo.
* Vescovo di Albano Laziale