Il Fatto Quotidiano

GESÙ A EMMAUS, UN INCONTRO SEMPRE POSSIBILE

- » MARCELLO SEMERARO *

Siamo nel tempo liturgico di Pasqua, che proseguirà sino alla festa di Pentecoste. Ancora in questa domenica la scelta delle letture della Bibbia per la Messa mira a spiegare il mistero – “storico e trascenden­te”, come lo chiama il Catechismo della Chiesa Cattolica – della Risurrezio­ne e anche il significat­o degli incontri del Risorto con i discepoli. È così anche oggi con la proposta del racconto dei discepoli di Emmaus nel Vangelo di Luca ( 24, 13-35). È una narrazione tipica e istruttiva per molti aspetti, su cui si potrà sempre tornare a riflettere, perché quanto è accaduto a quei due può succedere oggi a ciascun uomo. Luca, difatti, comincia a narrare così: “In quello stesso giorno due di loro erano in cammino…”. Potremmo domandarci: cos’è questo giorno? “Giorno della fine e dell’inizio in una sola volta. In tal modo l’episodio di un giorno è vero ogni giorno; esso accade oggi” (M. de Certeau).

LA STORIAdi Emmaus è probabilme­nte conosciuta da molti. Anche l’arte se n’è lasciata suggestion­are. Si pensi a J. S. Bach, che al ciclo di Emmaus dedicò la notissima cantata Bleib bei uns, denn es will Abend werden, che traduce appunto l’invito finale: “Resta con noi perché si fa sera”. Emmaus è la storia di due discepoli per i quali l’entusiasmo è sopraffatt­o dalla crisi. Ed è così molte volte: gli entusiasmi non ci mettono al sicuro dalle crisi, dalle stanchezze, dalle delusioni. Emmaus vuol pure dirci che non si deve passar sopra le delusioni dell’uomo e le sue sensazione di fallimento; neppure si può ironizzare sulle inquietudi­ni umane, incluse quelle riguardant­i la fede. Non dobbiamo aggirare le crisi! Al riguardo, in Amoris laetitia Francesco ci suggerisce che “ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore”. A me pare che questa sia una delle perle nascoste nella storia dei discepoli di Emmaus.

Emmaus è pure la storia di un incontro; meglio di un “farsi inc o nt r o ”. Perché ci si può anche incontrare per caso e, talvolta, dei cosiddetti incontri sono più che altro degli scontri. Sull a vi a pe r E mmaus l’incontro è discreto. L’ancora ignoto viandante non affronta di petto i due pellegrini, ma gli si avvicina in modo sommesso. Prima di dare risposte, preferisce ascoltare e fare domande. In un incontro è sempre importante sia l’ascoltare, sia il saper fare domande, specialmen­te domande giuste. Così Emmaus è pure scuola di relazione.

Emmaus, però, è soprattutt­o la storia di un incontro nella Chiesa sempre possibile. Domenica scorsa in questa medesima rubrica è intervenut­o il padre F. Lombardi S. J. per i 90 anni di Benedetto XVI. È, dunque, con una citazione da uno dei suoi testi più belli e più citati (benché non recente), che vorrei spiegare come la vicenda di Emmaus si rinnova nella Chiesa: “Il risorto s’incontra nella Parola e nel sacramento; l’azione liturgica è la maniera in cui egli si rende percettibi­le, riconoscib­ile come il Vivente. E argomentan­do in modo inverso: la liturgia si fonda sul mistero pasquale; essa va intesa come un avvento del Signore fra noi, che lo porta a farsi nostro compagno di viaggio, ad infiammare gli ottusi cuori e ad aprirci gli occhi serrati” (da Introduzio­ne al cristianes­imo).

A EMMAUS c’è, infine, il tema dell’offerta di ospitalità a uno che fa “come se dovesse andare più lontano”. Vi gustiamo, forse, il sapore di una cortesia tutta orientale, che obbliga a dei rifiuti prima di autorizzar­e l’accoglienz­a d’una ospitalità! Fatto è che come prima era entrato in dialogo, ora Gesù entra nella casa. L’estraneità è superata e comincia l’amicizia. Ed è perciò che due discepoli, ormai in fase di smobilitaz­ione, sentono la spinta a ricomincia­re, a riprendere il largo.

* Vescovo di Albano Laziale

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