Quelle sei organizzazioni “avvistate” dalla Procura
Il caso Salvano i disperati, finanziate da personalità come Guardiola: ecco gli “angeli” del mare, 5 sigle tedesche e una spagnola, sotto accusa
Accuse, insinuazioni, ma prove zero. I nomi delle Organizzazioni non governative sospettate di collusioni con scafisti e trafficanti dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro li rivela al F at to l’europarlamentare Barbara Spinelli (Sinistra unitaria europea e verde nordica), che ha incontrato il magistrato il 19 aprile. La stessa Spinelli scrive – nel testo che pubblichiamo a pagina 3 – che, durante l’incontro, il procuratore ha ammesso di non avere prove, motivo per cui non avrebbe aperto un fascicolo. “Insinuazioni incompatibili con il mestiere di procuratore”, commenta quindi Spinelli, quelle sulle cinque Ong tedesche, tre con sede a Berlino, e su una spagnola. La Jugend Rettet è nata a Berlino nell’ottobre del 2015 avviando la raccolta fondi per un’imbarcazione destinata agli aiuti in mare. La Ong opera a nord ovest di Tripoli con la Iuventa, peschereccio che batte bandiera olandese. L’associazione aderisce al programma di trasparenza della società civile Itz. Il 24 luglio 2016 è scattata la prima missione. Il sito della Jugend Rettet racconta come la nave abbia preso parte già a numerosi soccorsi, contribuendo al salvataggio di oltre 6.600 persone. Il lunedì di Pasqua al largo delle coste libiche, si è ritrovata in panne con 400 profughi a bordo, ma fortunatamente il problema è stato poi risolto.
Aquarius è il nome della nave impiegata da Sos Médi
terranée, altra Ong fondata a Berlino ma definita “i t alo-franco-tedesca”. Il sodalizio è stato ispirato da Klaus Vogel, già capitano di navi mercantili, e Sophie Beau, responsabile di diversi progetti umanitari. Costituita due anni fa, opera dal febbraio del 2016 in collaborazione con Medici senza frontiere ed è già intervenuta in soccorso di 13.000 migranti. Gli unici fondi di cui Sos Méditerranée dispone – si legge sul sito dell’ong – sono privati.
Sea Watch ha il quartier generale sempre a Berlino. È stata fondata il 19 maggio 2015 e Axel Grafmanns, il responsabile delle operazioni, fa sapere che sono in corso valu- tazioni per adire a vie legali contro Zuccaro: “Che un magistrato esponga pubblicamente accuse fantasiose nei confronti di associazioni umanitarie senza aver parlato con le stesse nemmeno una volta è uno scandalo”, si legge in una nota. “Zuccaro – insiste Grafmanns – si rende in parte protagonista di una campagna diffamatoria portata avanti da rappresentanti di Frontex e della Lega nord”. Sea Watch informa i sostenitori che con mille euro possono contribuire a coprire i costi del gasolio per cinque giorni di operazione, con 2.500 le spese di viaggio degli attivisti e con 10 mila l’acquisto di mille giubbotti salvagenti o del funzionamento trimestrale del campo base a Malta.
Life Boat ha sede ad Amburgo e, infatti, fra i sosteni- tori c’è anche la popolare società di calcio St. Pauli. Lavora con Minden, una imbarcazione da 23,3 metri già della Deutschen Gesellschaft zur Rettung Schiffbrüchiger, la società tedesca per il salvataggio dei naufraghi, che l’aveva impiegata fino a qualche anno fa. Le operazioni erano cominciate nell’Egeo, adesso la base è Malta, da dove l’equipaggio parte per missioni che generalmente durano una ventina di ore.
L’organizzazione bavarese Sea Eye ha sede a Regensburg, circa 120 chilometri a nord di Monaco. Ha in mare un peschereccio riadattato di 60 anni. Aveva anche un moderno gommone, lo Speedy (un Ribtec 1200 da 11,5 metri di lunghezza e due motori diesel da 600 cavalli) che, però, è stato intercettato, sequestrato e dirottato lo scorso 9 settembre al largo delle coste libiche. L’equipaggio è stato liberato, ma il natante non è mai stato recuperato. Del
team che dirige il sodalizio, il sito pubblica foto e indirizzi di posta elettronica. E rispetto ai sospetti di possibili connivenze, la Ong spiega di “agire su istruzioni della Guardia Costiera”.
La spagnola Proactiva O
pen Arms di Barcellona dichiara di aver contribuito a salvare nel Mediterraneo già 18 mila persone dal luglio 2016 in 37 diverse operazioni. Il capo missione è l’italiano Riccardo Gatti, che ha dichiarato alla rivista Altraecono
mia: “Facciamo quello che le istituzioni europee non fanno: salvare le persone. È incredibile pensare che i migranti lascino la Libia perché ci siamo noi a prenderli. Il 97% delle donazioni che riceviamo provengono da privati: dalla signora di Barcellona che ci dona l’eredità, 118 mila euro, all’allenatore del Manchester City Pep Guardiola”.