Biotestamento, vogliamo scegliere la vita e la morte
Perché stupirsi e indignarsi per le campane a morto suonate contro la legge sul biotestamento? Questi parroci fanno solo il loro lavoro: imporre all’intera comunità la loro morale e le loro credenze religiose, pretendendo che sia legge dello Stato quella che per loro è la una legge dettata da un Dio a cui non tutti credono o che ciascuno dovrebbe essere libero di seguire come meglio crede. E ancora ci tocca ascoltare la solita patetica e irritante storiella: “se vedi una persona su un ponte che vuole gettarsi nel fiume gli dai una spinta o cerchi di convincerlo a rinunciare?” Come se aiutare un malato terminale a morire con dignità, un essere umano che chiede di mettere fine ad inutili ed atroci sofferenze, fosse la stessa cosa. L’opposizione di alcuni cattolici verso ogni singolo passo in avanti che lo Stato laico cerca di fare in difesa dei diritti civili è di una presunzione inaccettabile. In un paese dove si concede l’obiezione di coscienza ai medici, con il massimo rispetto per la loro morale, si continua a permettere che la comunità cattolica detti le regole: cosa è consentito e cosa è considerato contro natura. Pretendono, con la convinzione di essere i depositari di una verità assoluta, di dirci come vivere, come amare e come morire. Il fatto che sia giusto imporre il proprio pensiero agli altri, anche per quello che riguarda azioni di amore e rispetto verso noi stessi, che in nessun modo danneggiano il resto della comunità, è il terreno più fertile su cui da sempre l’umanità ha seminato dittature e conflitti. E lo fanno anche contro questa legge, che pur a piccolissimi passi, ci avvicina al concetto più nobile di rispetto verso noi stessi e verso la vita: il rispetto della morte. L’eutanasia non è una bestemmia, è un atto d’amore. Lasciateci vivere e morire come riteniamo sia più giusto.