No al calcio moderno No alle pay tv Viva la Champions
Il compagno Antonio (Antonello Fassari) si addormentò nel 1973, dormì 20 anni e si risvegliò nello studio di Avanzi nel 1993. Vestito così come si era assopito, eskimo e tascapane, capello lungo, baffi e occhiali. A Serena Dandini il triste compito che i medici non avevano avuto il coraggio di assumersi: svelare al povero Antonio, militante del Pci, la fine del comunismo.
Ecco, i nostalgici del calcio di una volta “no-al-calcio- moderno- no- alle- pay tv” sono un po’ come il compagno Antonio. Ogni giorno è come se si fossero addormentati in un anno a caso della prima metà degli Ottanta, quando tutte le partite erano la domenica pomeriggio, le squadre in serie A 16, le coppe erano quelle dei Campioni, delle Coppe e Uefa, e il primo turno di coppa Italia (da gustare in sintesi su Rai Uno nel cuore della notte sugli schermi di microscopici televisorini in bianco e nero) era in pieno agosto.
Il nostalgico consuma vecchi video su Youtube, sa a memoria la formazione della sua squadra del cuore del 1984/85, ricorda tutti i marcatori e le figurine Panini anche delle altre squadre. Il nostalgico tifa Spal in serie B e Alessandria in Lega Pro, perché storia, tradizione e calde tifoserie meritano più di esperimenti in vitro a corto di tifosi, ma in serie A.
Il nostalgico disprezza le rose allargate, le squadre senza italiani, le proprietà cinesi, le terza maglie dell’Inter e i karaoke allo Juventus Stadium. Per il nostalgico le scarpe da calcio sono solo quelle nere, ormai estinte, il pallone è quello a pentagoni ed esagoni. Il nostalgico ama i campi fangosi e ricorda con malinconia le curve a gradoni, senza seggiolini, piene all’inverosimile, dove poteva capitare di iniziare a vedere la partita in un punto e finirla al 90º dieci gradoni sotto, causa sussulti di folla a un gol importante.
IL NOSTALGICO disprezza il calcio moderno. La scorsa settimana, malgrado tutto, non aveva potuto evitare di vedere il Clàsico Real-Barcellona al pub. Ovviamente lo hanno costretto.
Stasera, tuttavia, non si perderà un minuto di Atletico Madrid-Real Madrid, ma solo perché sarà l’ultima volta al mitico stadio Vicente Calderon, prima che anche i colchoneros emigrino nella loro astronave nuova di pacca. Il nostalgico scruterà il pubblico per prima cosa, poi, inevitabilmente. dovrà guardare la partita. Se alla fine avrà visto un partitone (come l’ultimo Clàsico( il più bel match degli ultimi anni) non si scalfirà più di tanto. In fondo lui preferirebbe sempre rivedere il video di Torino-Roma, finale di Coppa Italia 1981. Se lo ripete davanti allo specchio e ride. Dimentica per un attimo i video dei gol di Paolino Pulici e si organizza la serata di domani per vedere anche Monaco-Juventus.
La settimana prossima ci sarà tempo per sperare nella Spal in A e nell’Alessandria in B. Intanto, grazie al cielo è tornata la Champions.
“Con Macron anche in Francia è nato il centrosinistra". Che ciascuno voglia vedere nelle vittorie altrui un riconoscimento di se stesso e delle proprie politiche è storia nota, ma Piero Fassino s'è spinto troppo oltre. Il partito socialista frantumato ha raccolto il 6%, Valls e Hollande non hanno sostenuto Hamon che era il candidato regolarmente uscito dalle primarie, Macron ha voltato le spalle ai socialisti per inventarsi un suo centrismo europeista, Melenchon, abbandonando i socialisti e guidando la sinistra radicale ha raccolto oltre il 20%. La gioia di Fassino per la nascita del centrosinistra in Francia fa venire in mente un turista in bermuda e ciabatte sotto la neve.
OLTRE. VA' DOVE TI PORTA IL CUORE. PICCOLE DONNE CRESCONO.
“Con quelli che sono andati via e hanno tradito il Pd, non faremo alleanze”, e poi “Non sono in grado di escludere larghe intese”: finito il tempo della clandestinità, per Matteo Renzi è venuto il tempo di mostrare per chi batte il suo cuore. Eppure, nonostante l'outing, insiste a definirsi di sinistra: qui più che il Patto del Nazareno sta diventando il Matto del Nazareno.
”Ottimo risultato. Marine poteva ottenere di più se non avesse avuto i problemi che ha avuto nel partito”, dice Jean Marie Le Pen a proposito del risultato elettorale della figlia, alludendo alla frattura con lui. In realtà bisognerebbe spiegare a papà
Le Pen che se Marine non avesse avuto quei problemi e gli avesse dato retta, il risultato non lo avrebbe fatto mai.
“A Matteo Renzi resta meno di un mese per dare un segnale chiaro: cambiare la legge elettorale e costruire una coalizione. Altrimenti il centrosinistra andrà verso una sconfitta generazionale”: Giuliano lo sa, lo sa che Matteo non ci pensa proprio. O almeno vogliamo sperare che Pisapia abbia capito che l'unica cosa che interessa a Renzi è colonizzare definitivamente il Pd; perchè se ancora non l'ha capito è davvero duro di comprendonio. gneux, la 64enne probabile futura Premier Dame, a spingere il marito Emmanuel Macron a non aspettare il prossimo giro per candidarsi alle presidenziali. “Nel 2022, avrà il problema della mia faccia”, si dice abbia confidato a un amico. Più realista del re, la Trogneux sembra essere consapevole del cinismo della gente: probabilmente vent'anni di rapporto con un uomo di 25 anni più giovane sono uno dei sistemi migliori
E SU.
per accorgersi della mentalità piccolo-borghese che ancora appesta l'opinione pubblica.
MOSCHE BIANCHE.
“La gara italica a chi è più Macron è sintomo di debolezza e provincialismo”, così ha twittato Carlo Calenda dopo la ridicola corsa collettiva del giorno dopo a macronizzarsi, per surfare l'onda del successo altrui. Sempre poco incline alle acrobazie dialettiche volte a disorientare o lusingare gli elettori, anche con questo tweet il Ministro dello Sviluppo Economico ha mostrato la propria indisponibilità a prender parte al teatrino della politica.