Il Fatto Quotidiano

Quando il vero artista è l’operaio

- » BENEDICTA BOCCOLI

Manolita mi ha trascinato a una mostra d’ar te contempora­nea alla Galleria Nazionale. Lei ne va pazza e io cerco come posso di far risuonare dentro di me le sue passioni. Non ho la Sindrome di Stendhal di fronte a un tubo di eternit poggiato su una camera d’aria sgonfia, non vado in estasi per una palla di bronzo rosicchiat­a, non mi entusiasmo per l’artista che confeziona provocazio­ni visive, auditive e olfattive. Le cosiddette installazi­oni mi provocano un sospetto simile a quello raccontato da Alberto Sordi nel film sulle vacanze intelligen­ti, quello dove sua moglie, seduta coi piedi gonfi in una sala del museo la scambiano per un’opera d’arte “Ao me volevano comprà pe dieciotto mion i !”. Ho bisogno di un contesto più attento, una cornice, un buio in sala. Se non c’è questo io mi confondo, non sono portata! Mentre Manolita è assorta davanti a un orrendo mangianast­ri poggiato su una cassetta di frutta, contenente prugne, un signore ben vestito bestemmia come un pazzo di fronte a un ammasso di cartoni strappati. Penso sia l’artista che vuole ridurre a pezzi la sua opera, per rappresent­are un distacco dall’ego o dalle sue proiezioni… No, non è cosi! Il signore è l’artista, ma le bestemmie sono per la distruzion­e della sua opera d’arte chiamata Im ballaggio . Un operaio della galleria, pensando che l’opera fosse all’interno del cosiddetto imballaggi­o, glie l’ha, come dire, sballata! Secondo me quell’operaio è il vero artista, ci ha fatto ridere e ha portato a compimento il senso dell’opera. Quasi come “Le vacanze intelligen­ti”. Un artista concettual­e che non volendo ha espresso un concetto per cui io e Manolita lo abbiamo ringraziat­o di cuore.

(Ha collaborat­o Massimilia­no Giovanetti)

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