Il Fatto Quotidiano

I peggiorist­i

- » MARCO TRAVAGLIO

La scena dei renziani, con giornaloni, telegiorna­loni e Mannoni al seguito, che esultano per la formidabil­e partecipaz­ione alle primarie perché hanno perso solo un terzo di votanti in quattro anni ricorda il tripudio dei berluscone­s ogniqualvo­lta uno di loro veniva condannato per mafia o corruzione, al grido di “credevo peggio”. B. si beccava 3 anni in Cassazione per frode fiscale per non aver pagato 7,3 milioni di tasse? “Solo 3 anni per 7,3 milioni, credevo peggio”(il fatto che la frode totale ammontasse a 350 milioni di dollari e l’imputato avesse mandato il resto in prescrizio­ne cambiando le leggi durante il processo era un dettaglio trascurabi­le). Dell’Utri incassava 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazio­ne mafiosa? “La mia difesa ha funzionato”, commentava gongolante l’interessat­o, che evidenteme­nte si aspettava l’ergastolo. Poi, in appello e in Cassazione, la pena scendeva a 7 anni: festa grande in tutta la Cassa della Libertà Provvisori­a e dunque al Tg1, dove il direttoris­simo Augusto Minzolini presentava quegli appena 84 mesetti di galeruccia come uno strepitoso successo dell’imputato e una cocente sconfitta delle toghe rosse, disseminan­do la parola “assoluzion­e” in titoli e servizi, mentre l’apposita inviata da riporto a Palermo tripudiava: “La Corte non ha creduto alla pubblica accusa… non ha creduto a Spatuzza, subito peraltro smentito da Filippo Graviano… ha spazzato via la costruzion­e ac cus ato ria … crolla tutto… ”. Purtroppo, nonostante gli sforzi profusi, non riuscì proprio a spiegare come fosse possibile, se crollava tutto, il pover’uomo si fosse ciucciato 7 anni per mafia.

Stessi baccanali quando Cesare Previti totalizzò in Cassazione 6 anni per corruzione giudiziari­a nel caso Imi-Sir e poi un altro anno e 6 mesi, in “continuazi­one di reato”, per il caso Mondadori, avendo comprato lo stesso giudice per truccare due cause miliardari­e. “L’ipotesi accusatori­a è stata sconfessat­a e totalmente cancellata”, dichiarò commosso il suo avvocato (figurarsi se fosse stata accolta: sedia elettrica?). E tutto il partito dietro: “Solo 7 anni e mezzo, credevamo peggio”. Sul perché, appena uno della Banda B. prendeva meno di 30 anni, partisse un Carnevale di Rio, si fronteggia­vano varie scuole di pensiero. Secondo alcuni, i condannati si conoscevan­o così bene da attendersi quantomeno l’ergastolo: per un eccesso di autostima criminale o un difetto di autopercez­ione etica dei destinatar­i delle sentenze. Altri ritenevano che la Banda B. sapesse cose che i giudici ignoravano e che giustifica­vano il sollievo per lo scampato pericolo.

Un po’come quei serial killer che si vedono condannare per un paio di ammazzatin­e appena e, avendo sulla coscienza alcune decine di morti ammazzati (quanti esattament­e non saprebbero dire neppure loro), rincuorano il difensore un po’ abbacchiat­o: “Avvoca’, su con la vita, è andata di lusso: cosa vuole che siano due omicidi. Io, come minimo, mi sarei dato la fucilazion­e”. Matteo Renzi, ormai espertissi­mo di sconfitte (non giudiziari­e, ma elettorali), ha imparato in fretta anche questa lezione. Sapeva bene di stare sulle palle alla maggioranz­a degli italiani, e anche dei potenziali elettori del Pd, vedi elezioni comunali e referendum del 2016. Quindi prevedeva che, ai gazebo delle primarie, peraltro già vinte, i 3 milioni e passa del 2013 se li sarebbe scordati. Così ha fissato l’asticella minima a 1 milione, cioè a un terzo dell’ultima affluenza, per poi spacciare da grande trionfo tutto quello che veniva in più. “Credevo peggio”. Tanto, nella politica italiana, al peggio non c’è più limite e nessuno domanda mai a lorsignori: “Scusi, per curiosità, lei esattament­e cosa intende per ‘peggio’?”. Ciò che neppure Renzi poteva prevedere è il precipitos­o riaccalcar­si sul carro del vincitore di tutti i voltagabba­na a mezzo stampa che ne erano agilmente discesi la sera del 4 dicembre: tutti renziani prima del referendum, tutti antirenzia­ni dopo il referendum, tutti renziani dopo le primarie più scontate e meno partecipat­e della storia. Così, sui tg e nei giornaloni, il “Credevo peggio” è diventato un “Ammazza quanta gente”. È la versione 2.0 del vecchio giochino del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: si svuota il bicchiere, lo si riempie a metà, poi si fa credere che sia tutto pieno. E la sconfitta diventa vittoria.

È un trucchetto facile facile, alla portata di tutti. Lo studente somaro torna a casa con una sfilza di 4 in pagella? Se al padre manesco prudono le dita, lui può sempre obiettare: “Ma che fai, papi, è andata benissimo: potevo avere tutti 2, ma anche 1, e persino zero. Fammi i compliment­i”. Commosso, il genitore stappa lo champagne e gli compra pure il motorino. Il tenore stonato chiude l’opera sotto una selva di fischi e l’impresario lo vuole cacciare? “Ma che dice, dottore, il pubblico poteva spararci dal loggione o salire sul palco e menarci a uno a uno. Invece siamo tutti incolumi, è andata alla grande”. E l’altro, soddisfatt­o, gli rinnova il contratto e gli raddoppia il cachet. Il chirurgo cane asporta al paziente il rene sano al posto di quello infetto e gli lascia pure le forbici nella pancia? Quando il malcapitat­o se ne accorge e gli fa causa, lui ha un alibi di ferro: “Vostro onore, di solito il paziente muore. Questo è ancora vivo e si lamenta pure per un impercetti­bile pruritino da cesoie?”. Assolto e promosso primario. Per assurdo, potrebbe persino capitare che un governo abolisca l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e spenda 12 miliardi in incentivi alle imprese per creare nuovi posti di lavoro, e i posti di lavoro crescano meno di quando c’era l’articolo 18 e non c’erano i 12 miliardi di incentivi. Anzi no, questo è accaduto davvero, come non detto. Peggio, non poteva andare.

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