I peggioristi
La scena dei renziani, con giornaloni, telegiornaloni e Mannoni al seguito, che esultano per la formidabile partecipazione alle primarie perché hanno perso solo un terzo di votanti in quattro anni ricorda il tripudio dei berluscones ogniqualvolta uno di loro veniva condannato per mafia o corruzione, al grido di “credevo peggio”. B. si beccava 3 anni in Cassazione per frode fiscale per non aver pagato 7,3 milioni di tasse? “Solo 3 anni per 7,3 milioni, credevo peggio”(il fatto che la frode totale ammontasse a 350 milioni di dollari e l’imputato avesse mandato il resto in prescrizione cambiando le leggi durante il processo era un dettaglio trascurabile). Dell’Utri incassava 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa? “La mia difesa ha funzionato”, commentava gongolante l’interessato, che evidentemente si aspettava l’ergastolo. Poi, in appello e in Cassazione, la pena scendeva a 7 anni: festa grande in tutta la Cassa della Libertà Provvisoria e dunque al Tg1, dove il direttorissimo Augusto Minzolini presentava quegli appena 84 mesetti di galeruccia come uno strepitoso successo dell’imputato e una cocente sconfitta delle toghe rosse, disseminando la parola “assoluzione” in titoli e servizi, mentre l’apposita inviata da riporto a Palermo tripudiava: “La Corte non ha creduto alla pubblica accusa… non ha creduto a Spatuzza, subito peraltro smentito da Filippo Graviano… ha spazzato via la costruzione ac cus ato ria … crolla tutto… ”. Purtroppo, nonostante gli sforzi profusi, non riuscì proprio a spiegare come fosse possibile, se crollava tutto, il pover’uomo si fosse ciucciato 7 anni per mafia.
Stessi baccanali quando Cesare Previti totalizzò in Cassazione 6 anni per corruzione giudiziaria nel caso Imi-Sir e poi un altro anno e 6 mesi, in “continuazione di reato”, per il caso Mondadori, avendo comprato lo stesso giudice per truccare due cause miliardarie. “L’ipotesi accusatoria è stata sconfessata e totalmente cancellata”, dichiarò commosso il suo avvocato (figurarsi se fosse stata accolta: sedia elettrica?). E tutto il partito dietro: “Solo 7 anni e mezzo, credevamo peggio”. Sul perché, appena uno della Banda B. prendeva meno di 30 anni, partisse un Carnevale di Rio, si fronteggiavano varie scuole di pensiero. Secondo alcuni, i condannati si conoscevano così bene da attendersi quantomeno l’ergastolo: per un eccesso di autostima criminale o un difetto di autopercezione etica dei destinatari delle sentenze. Altri ritenevano che la Banda B. sapesse cose che i giudici ignoravano e che giustificavano il sollievo per lo scampato pericolo.
Un po’come quei serial killer che si vedono condannare per un paio di ammazzatine appena e, avendo sulla coscienza alcune decine di morti ammazzati (quanti esattamente non saprebbero dire neppure loro), rincuorano il difensore un po’ abbacchiato: “Avvoca’, su con la vita, è andata di lusso: cosa vuole che siano due omicidi. Io, come minimo, mi sarei dato la fucilazione”. Matteo Renzi, ormai espertissimo di sconfitte (non giudiziarie, ma elettorali), ha imparato in fretta anche questa lezione. Sapeva bene di stare sulle palle alla maggioranza degli italiani, e anche dei potenziali elettori del Pd, vedi elezioni comunali e referendum del 2016. Quindi prevedeva che, ai gazebo delle primarie, peraltro già vinte, i 3 milioni e passa del 2013 se li sarebbe scordati. Così ha fissato l’asticella minima a 1 milione, cioè a un terzo dell’ultima affluenza, per poi spacciare da grande trionfo tutto quello che veniva in più. “Credevo peggio”. Tanto, nella politica italiana, al peggio non c’è più limite e nessuno domanda mai a lorsignori: “Scusi, per curiosità, lei esattamente cosa intende per ‘peggio’?”. Ciò che neppure Renzi poteva prevedere è il precipitoso riaccalcarsi sul carro del vincitore di tutti i voltagabbana a mezzo stampa che ne erano agilmente discesi la sera del 4 dicembre: tutti renziani prima del referendum, tutti antirenziani dopo il referendum, tutti renziani dopo le primarie più scontate e meno partecipate della storia. Così, sui tg e nei giornaloni, il “Credevo peggio” è diventato un “Ammazza quanta gente”. È la versione 2.0 del vecchio giochino del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: si svuota il bicchiere, lo si riempie a metà, poi si fa credere che sia tutto pieno. E la sconfitta diventa vittoria.
È un trucchetto facile facile, alla portata di tutti. Lo studente somaro torna a casa con una sfilza di 4 in pagella? Se al padre manesco prudono le dita, lui può sempre obiettare: “Ma che fai, papi, è andata benissimo: potevo avere tutti 2, ma anche 1, e persino zero. Fammi i complimenti”. Commosso, il genitore stappa lo champagne e gli compra pure il motorino. Il tenore stonato chiude l’opera sotto una selva di fischi e l’impresario lo vuole cacciare? “Ma che dice, dottore, il pubblico poteva spararci dal loggione o salire sul palco e menarci a uno a uno. Invece siamo tutti incolumi, è andata alla grande”. E l’altro, soddisfatto, gli rinnova il contratto e gli raddoppia il cachet. Il chirurgo cane asporta al paziente il rene sano al posto di quello infetto e gli lascia pure le forbici nella pancia? Quando il malcapitato se ne accorge e gli fa causa, lui ha un alibi di ferro: “Vostro onore, di solito il paziente muore. Questo è ancora vivo e si lamenta pure per un impercettibile pruritino da cesoie?”. Assolto e promosso primario. Per assurdo, potrebbe persino capitare che un governo abolisca l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e spenda 12 miliardi in incentivi alle imprese per creare nuovi posti di lavoro, e i posti di lavoro crescano meno di quando c’era l’articolo 18 e non c’erano i 12 miliardi di incentivi. Anzi no, questo è accaduto davvero, come non detto. Peggio, non poteva andare.