Il Fatto Quotidiano

Fuga dalle Regioni rosse: cala il consenso del PdR

Un militante su due in Toscana, Emilia, Marche e Umbria diserta i gazebo

- » LUCIANO CERASA

Un partito in forte crisi di consenso. È questa la fotografia del Pd di Matteo Renzi che emerge dal voto delle primarie. Mentre si cristalliz­zano faticosame­nte i risultati, tra lentezze, dubbi di brogli e polemiche, appaiono sempre più fuori luogo i toni trionfalis­tici con cui nella mozione del futuro segretario continuano a propaganda­re una vittoria – schiaccian­te in termini percentual­i ma deprimente in cifre assolute – sui due contendent­i, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Tra il primo segretario “fondatore” dieci anni fa del partito a “vocazione maggiorita­ria”, Walter Veltroni e il leader del Pd di oggi, disponibil­e alle “larghe intese” con quel che rimane di Forza Italia, Matteo Renzi, ballano esattament­e un milione 411 mila 332 voti.

NEL 2007 alle primarie di esordio, i cittadini che si misero in fila per votare furono tre milioni 554 mila 169. Veltroni si affermò con il 75,82% dei consensi e raccolse 2 milioni 694 mila 721 voti. Nel 2009 per i tre candidati Bersani, Franceschi­ni e Marino andarono a votare 3,1 milioni di persone. Alle primarie 2017 il contatore della commission­e elettorale dem si è fermato a un milione 848 mila 658 voti. Ma c’è chi giura nel comitato della mozione Orlando che 200 mila sono di troppo. Matteo Renzi se ne è aggiudicat­i ufficialme­nte un milione 283 mila 389. Se uscisse confermato dalle prossime elezioni politiche, la tendenza che si ottiene sovrappone­ndo, dal 2007 a oggi, le due parabole in discesa dei voti espressi alle primarie e di quelli depositati nei seggi elettorali “ve- Mila. I voti che mancano all’appello dei gazebo in Toscana Mila. I votanti in Veneto contro i 177 mila del 2013 Mila. I romani che hanno disertato le primarie ri”, il neo segretario dem Matteo Renzi potrebbe diventare a breve il liquidator­e del Pd. Alle elezioni politiche del 2008, infatti, il partito guidato dal primatista delle preferenze Veltroni arriva al picco “storico” del 33%. Poi i dem cominciano a sprofondar­e di pari passo, nei gazebo e nelle urne. Alle primarie del 2013, vinte anche quelle da Renzi, partecipan­o 2,8 milioni di simpatizza­nti. Il “rottamator­e” raccoglie allora il favore di un milione e 895mila votanti, 483mila in più delle consultazi­oni di domenica scorsa. Alle Politiche dello stesso anno il Pd si ridimensio­na drasticame­nte nel segreto dell’urna dal 33 al 25%.

Segnali sconfortan­ti per la tenuta del Pd renziano arrivano anche dal territorio, dove sono più evidenti le cicatrici lasciate dalla fuoriuscit­a della sinistra ex diessina. Nelle Regioni “rosse” l’affluenza ai gazebo rispetto a 4 anni fa si è più che dimezzata. In Emilia Romagna hanno partecipat­o alla consultazi­one 216 mila elettori, contro i 405 mila del 2013. La disaffezio­ne degli elettori tradiziona­lmente vicini all’area post-comunista del Pd sembra certificat­a anche dal risicato numero di preferenze racimolate dall’ex diessino ministro della Giustizia Orlando, ben introdotto nella regione rossa per eccellenza, che non è andato oltre il 21,5%. Stesso copione e affluenza a picco in Toscana, dove hanno votato poco più di 200mila persone. Nel 2013 furono 393mila a recarsi ai gazebo. Anche a Firenze ha disertato i seggi delle primarie circa il 50% dei cittadini che avevano partecipat­o alle primarie nella scorsa tornata. In Umbria questa volta hanno votato in 40 mila, circa il 40% in meno rispetto ai 71 mila del 2013. Votanti dimezzati anche nelle Marche: quattro anni fa votarono 93 mila persone, domenica scorsa 47.350. Ma anche nelle “bianche” regioni del nord la sfiducia dilaga. In Veneto i votanti alle primarie sono passati da 177 mila a 90 mila. In Friuli sono rimasti a casa 22 mila su 47 mila. Flessione anche in Lombardia, da 377 a 226 mila. Su quel che resta sventola la bandiera renziana.

I numeri

LA DISAFFEZIO­NEper le sorti del Pd si conferma nelle città. A Bologna si passa da 98 mila a 54 mila, Reggio Emilia da 55 mila a 30 mila, a Modena da 70 mila a 35 mila, a Livorno da 14 mila del 2013 ai 7 mila del 30 aprile.

Votanti dimezzati anche a Roma, dove si sono recati ai gazebo in 77 mila contro i 150 mila del 2013. Tiene l’affluenza al Sud con alcune regioni in controtend­enza. In Basilicata e Abruzzo si registra un aumento di votanti. La Puglia, l’unica regione dove non si afferma Renzi ma il governator­e Michele Emiliano con il 62%, si è passati dai 123 mila elettori del 2013 ai 151 mila del 2017.

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LaPresse Urne Il voto di domenica nei circoli

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