Un triumvirato per la “nuova” Libia
Presidenziali, stop a milizie ed esercito unico Il premier in pectore, il leader di Tobruk e il generalissimo: intesa per il 2018
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protagonisti della multiforme e lunga crisi libica, il premier Fayez Al Sarraj e il generale Khalifa Haftar, si sono incontrati in campo neutro, ad Abu Dhabi, dove avrebbero raggiunto un accordo per risolvere lo stallo attraverso un controllo congiunto delle milizie e nuove elezioni entro il prossimo inverno.
La cautela sul futuro dell’intesa è d’obbligo, poiché l’accordo potrebbe non tener conto delle forti milizie ostili al generale Haftar.
Stando a una foto diffusa da una pagina Facebook attribuita alle forze armate di Haftar, l’incontro fra il generale e il premier appoggiato dall’Onu è avvenuto nella capitale degli Emirati arabi uniti e non si è ripetuto l’inci- dente del Cairo in febbraio quando un faccia a faccia saltò all’ultimo istante per un rifiuto dell’uomo forte della Cirenaica.
I contenuti dell’intesa non sono stati annunciati da fonti ufficiali ma solo media arabi come Al Arabiya. L’accordo è stato raggiunto sulla formazione di un nuovo “consiglio di presidenza dello Stato” formato “dal presidente del Parlamento” di Tobruk, Aghila Saleh, da quello “del governo di intesa nazionale” (Sarraj) “e dal comandante dell’esercito”, Haftar, al quale però vengono attribuite aspirazioni politiche sottoli- neate dalla giacca e cravatta in cui si è lasciato fotografare accanto a Sarraj. “Il consiglio presidenziale sarà il comandante in capo dell’esercito”, riferiscono le fonti, annunciando un “accordo sui preparativi di elezioni presidenziali e parlamentari al massimo entro marzo 2018”.
L’INTESA PREVEDREBBE anche lo “scioglimento di tutte le milizie” definite “irregolari”, un scoglio su cui però potrebbe naufragare il dialogo: “già nel 2014 elezioni libiche al di fuori di un vero accordo per la condivisione del potere furono il detonatore della violenza”, ha ricordato Mattia Toaldo, analista dell’European Council on Foreign R e la t i o n s (Ecfr) di Londra all’Ansa.“Tale scenario si potrebbe ripetere nel caso Haf- tar fosse integrato in qualche maniera nell’attuale sistema semplicemente tramite un accordo con Sarraj, troppo debole per garantire le fazioni anti-Haftar della Tripolitania rispetto al possibile strapotere del generale”, ha aggiunto Toaldo. “Dopo una visita negli Emirati di due settimane fa”, Haftar “aveva già moderato le proprie posizioni, dichiarandosi disposto a servire sotto un’autorità civile”, ha aggiunto l’analista secondo il quale “emerge una nuova strategia” da parte del generale: accettare di giocare per qualche mese secondo le regole dell’accordo Onu, ma avere in cambio la garanzia di elezioni presidenziali all’inizio del 2018, alle quali si candiderebbe.