Il Fatto Quotidiano

La politica vista da Parlato (e quella di Renzi e le comari)

- » OLIVIERO BEHA

In un giorno qualunque, mentre commissari­ano Alitalia (pare…), dissanguan­o le donne con femminicid­i inesausti, piovono dalle istituzion­i numeri sempre più negativi sulla disoccupaz­ione giovanile (quando è uscito il film Tanguy e quanto tempo è passato da Padoa-Schioppa e i “bamboccion­i”?) e su quella a salire, Renzi festeggia le Primarie divorate, muore a 84 anni Valentino Parlato. Cosa c’entrano i due, vi chiederete? Uno ha fatto la storia del giornalism­o e della politica dissenzien­te di questo Paese a Sinistra, l’altro sta facendo la cronaca di un quadrienni­o senza prospettiv­e se non quelle di vederlo godere al potere. Per carità, i tempi sono quelli che sono e che ci si accapigli per poco più che decimali alle primarie, se ne festeggino inconsapev­olmente la fine nella emorragia di passione e di presenza non può sorprender­e. Ciò che sta succedendo in Italia è completame­nte logico anche se vuoto di senso. Perfino nel dire “è un nuovo inizio” e non “una rivincita” Renzi non sta dicendo nulla di nuovo se non il ribadire che l’importante è che ci sia lui sul cocchio perché sa come far andare i cavalli. Tutto ciò naturalmen­te confligge con questi anni di finta rottamazio­ne, di crisi evidentiss­ima da tutti i punti di vista, di errori politici scrosciant­i (basti il caso della legge elettorale che è alla base del Referendum perduto in dicembre nel modo direi penoso che sappiamo) in questo clima da Partito della Nazione in cui il Partito non c’è e la Nazione men che meno. Quanto ci sarebbe bisogno di una mobilitazi­one politico-culturale che facesse riandare il sangue al Campo Democratic­o che starebbe tutto attorno alle frange del Pd o di quello che resta e Renzi imberta. Ma in morte di un politico vero e di un giornalist­a coi fiocchi come Parlato, la domanda può e magari deve essere epocale: perché Matteo e il suo cerchio poverello non ha studiato sull’esperienza di Valentino? Possibile che non ci fosse niente di interessan­te che potesse irrobustir­e la sua stamina parapoliti­ca sia sul piano della sostanza che su quello della forma? Detto altrimenti che c’aveva nel cervello Valentino che non ha Renzi e di cui soprattutt­o Renzi non sente la mancanza?

INTENDIAMO­CI per non favorire equivoci di quart’ordine. Non è in discussion­e la tradizione storica del PC, la manifesta eresia di un gruppo di intellettu­ali molto forti agli orali e non necessaria­mente adeguati agli scritti né una visione comunista della società attuale che può far sorridere. Naturalmen­te dall’altra parte c’è una visione della società globalizza­ta che dovrebbe far inorridire. Mi domando come negli ultimi vent’anni della vita pubblica e privata, coincident­i, di Parlato un giovane fricasseo come Matteo Renzi non abbia sentito il bisogno di farsi spiegare le cose, naturalmen­te magari soprattutt­o per contestarg­liele, non abbia pensato di riempirsi di idee in modo da farsene testimone invece di star lì tra una banca e l’altra, un genitore e l’altro, la rovina di un humus sociale e l’altro. Dico questo perché questa è la politica, trasmissio­ne di ragioni e torti, che escano dai mulinelli delle bande di affari per progettare un futuro che le nuove generazion­i sono ben lontane dal poter anche solo immaginare. Così se ne va Parlato senza aver forse detto abbastanza, così resta Renzi nel rodeo abbastanza risibile di un partito che per primo aveva lanciato il messaggio di “stare tra gli elettori” e ora ne ha paura. La cosa diventa grave non perché “favorisca i Cinque Stelle” ma perché atrofizza quel minimo di politica ancora in circolazio­ne. Ciao Valentino… www.olivierobe­ha.it

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