’Ndrine, patto Platì-San Luca per gestire affari a Milano

Un patto per prendersi Milano. La ’ndrangheta torna a giocare forte. E sul tavolo mette un’a lleanza di ferro composta dal gotha delle cosche calab rese. Da un lato i B ar b ar o- P ap alia di Platì dall’altro i Romeo di San Luca. Aspromonte alla milanese, dunque. Nomi e cognomi, luoghi e attività oggi stanno in decine di informative sul tavolo della Procura di Milano. Si tratta di personaggi che pur citati e a volte indagati in fascicoli antidroga riescono a sfuggire agli arresti.

È una rete di invisibili quella che controlla gli stupefacenti e non solo. Da sud a nord. “Old Story” è il nome dell’ultima indagine della Squadra mobile di Milano. Decine di arresti. Il blitz, però, esce impoverito dall’assenza di alcune figure di spicco. Due su tutte: Antonio Barbaro, classe ’84 di Platì e Giuseppe Trimboli del 1977 anche lui originario della Locride. Ma se sul secondo oggi pende un mandato di cattura, il primo, pur intercettato per oltre un anno, non è stato sfiorato dagli arresti. Eppure la discendenza del giovane Barbaro è di quella da far paura. Lui è erede diretto di Antonio Barbaro, classe ’20, detto u Nigru, fondatore della cosca omonima. Nell’ultima indagine Barbaro jr emerge come figura di primo piano, coinvolta nel traffico di droga. Affare che gestisce dalla sua Frutteria lombarda di Gaggiano. Un indirizzo al quale si è recato lo stesso Giuseppe Trimboli, legato alla famiglia dei Barbaro Pillari. La rete è vasta e ha molti incroci.

Uno dei più importanti è quello di Antonio Barbaro, il quale alla fine troverà le microspie vanificando il lavoro degli investigatori. All’in diri zzo della Frutteria passano un po’ tutti. Da Omar Ribaudo legato a Cosa nostra palermitana al calabrese Rosario Barbaro, già condannato per mafia. È seguendo lui che gli investigatori trovano conferma al patto con San Luca e con il boss di San Luca, Giuseppe Calabrò detto u Dutturicchiu.