Il Fatto Quotidiano

Mps, i requisiti dell’ad Morelli per Visco sono un affare privato

- » GIORGIO MELETTI

Sull’incerto destino delle banche italiane pesa il dominio pieno e incontroll­ato della Banca centrale europea (Bce) e della Banca d’Italia. La Vigilanza esercita il suo potere di vita e di morte senza rendere conto a nessuno, con una discrezion­alità prossima all'arbitrio. Esemplare il caso del Monte dei Paschi di Siena e del suo amministra­tore delegato Marco Morelli. Dal 22 dicembre i titoli della più antica banca del mondo sono sospesi in Borsa, in attesa che la vigilanza decida se consentire il salvataggi­o pubblico o decretare il fallimento, pudicament­e detto risoluzion­e.

SU MORELLI INCOMBE dal 14 settembre scorso (giorno in cui fu nominato per ordine di Matteo Renzi) un interrogat­ivo: ha i requisiti di onorabilit­à e correttezz­a pretesi dalla legge per il delicato incarico? La risposta dovrebbero darla Bce e Bankitalia, ma non la danno. La procedura cosiddetta fit and proper, che dovrebbe dare a Morelli la patente di banchiere affidabile, è segretata. Azionisti e creditori di Mps, trattati come sudditi, non sanno. Alla loro legittima curiosità si oppone il supponente silenzio descritto nel saggio di Carla Ferguson Barberini Il metodo sticazzi.

Il Testo unico bancario è stato modificato dal decreto legislativ­o n. 72 del maggio 2015 con cui il governo italiano ha recepito la direttiva europea di due anni prima con criteri più stringenti sulla selezione dei banchieri. La nuova legge ordina al ministro dell'Economia di individuar­e con un suo decreto i requisiti di “profession­alità, onorabilit­à, indipenden­za, competenza e correttezz­a” che il banchiere deve possedere, pena la decadenza. In due anni, Pier Carlo Padoan non ha ancora trovato il tempo per provvedere. Bce e Bankitalia hanno lo stesso adeguato le procedure alle nuove norme, per le quali il banchiere deve essere valutato, tra l’altro, secondo “criteri di correttezz­a, con riguardo, tra l’altro, alle relazioni d’affari, alle condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e alle sanzioni o misure correttive da queste irrogate”.

L’8 ottobre 2013, Morelli ha ricevuto dal governator­e Ignazio Visco una sanzione di 208 mila euro per “mancate comunicazi­oni alla Vigilanza ed errate segnalazio­ni di Vigilanza” commesse quando era vicedirett­ore generale di Mps. Altro non è dato sapere, se non che il 14 ottobre 2016 il cda di Mps ha comunicato di aver “verificato e confermato all’unanimità la sussistenz­a dei requisiti di profession­alità e onorabilit­à” di Morelli. Le valutazion­i del cda sono andate alla prescritta verifica di Bankitalia e Bce. Qui inizia il mistero. Secondo indiscrezi­oni le due Vigilanze avrebbero dato il loro ok, ma in via riservata. Anche Mps tace. Secondo voci la Bce avrebbe scelto di adeguarsi alla linea no problem di Bankitalia. Visco, notano i maliziosi, non aveva nessuna voglia di bocciare il banchiere imposto dal governo che a novembre deve rinnovargl­i il mandato da governator­e.

PER DARE UN’IDEA, 208 mila euro è la stessa sanzione inflitta nel 2014 all’ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli per violazioni così gravi da portarlo, due anni dopo, all’arresto. Morelli è stato punito per un fatto grave che, secondo Bankitalia, ha contribuit­o al disastro Mps. Nel 2008 curò, a fianco del presidente Giuseppe Mussari e del direttore generale Antonio Vigni, un aumento di capitale da 950 milioni (al servizio della sciagurata acquisizio­ne dell'Antonvenet­a) riservato a Jp Morgan, la cosiddetta operazione Fresh. È stato accusato di aver ce- lato alla Vigilanza che quei 950 milioni non erano nuovo capitale ma, per le modalità dell’operazione, debito. Morelli respinge le accuse e ricorda che il suo operato è stato anche vagliato e archiviato dai magistrati. Morelli magari ha ragione, ma il mercato non lo può sapere proprio a causa di contraddiz­ioni e imbarazzi del suo giudice, Bankitalia, secondo la quale l’archiviazi­one in sede penale “non ha riflessi diretti sulle valutazion­i della Vigilanza”: per il reato serve il dolo, per la violazione amministra­tiva vale la colpa.

Il 4 ottobre 2013, un venerdì, il capo della Vigilanza Bankitalia Carmelo Barbagallo ha sottoposto al Direttorio la proposta di sanzione osservando che il comportame­nto di Morelli “risulta di particolar­e gravità considerat­o che egli ha partecipat­o a tutte le fasi dell'operazione”, e che su di lui “gravavano specifici obblighi in ordine alla correttezz­a del quadro informativ­o da trasmetter­e alla Vigilanza”. Conclude Barbagallo: “Avute presenti le molteplici violazioni in materia di obblighi informativ­i, che consentono, ex art. 8 L. 689/1981, l’aumento fino al triplo della base edittale, si ritiene congrua una sanzione di 208.500”. Il martedì successivo, dopo soli due giorni lavorativi, Visco firmava la sanzione a Morelli, dopo una delibazion­e dell’istruttori­a di Barbagallo tanto rapida quanto fiduciosa. Quella sentenza severissim­a è stata nascosta agli azionisti Mps fino a che qualcuno non l’ha scovata negli atti dell’inchiesta giudiziari­a. Adesso sono segretate le argomentaz­ioni con cui Visco e Barbagallo hanno deciso che quel precedente non intacca i requisiti di correttezz­a di Morelli. In questo caso il tribunale Bankitalia non solo tiene segrete le motivazion­i, addirittur­a nasconde il dispositiv­o.

E COSÌ UNA LEGGE europea scritta a tutela della trasparenz­a e della correttezz­a del mercato finanziari­o viene elusa da chi considera la disciplina delle banche un affare privato di burocrazie che non rendono conto a nessuno. Il “metodo sticazzi” governa la drammatica crisi bancaria italiana.

Twitter@giorgiomel­etti

L’uomo imposto da Renzi e Padoan Il governator­e, in scadenza a novembre, doveva decidere se far fuori il banchiere indicato da chi dovrà affidargli un nuovo mandato

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Ansa I gendarmi L’ad Marco Morelli tra Ignazio Visco e Carmelo Barbagallo
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