Il Fatto Quotidiano

Evasione, l’unica ricetta del governo è il condono

- » DARIO STEVANATO

L’DARIO STEVANATO è docente ordinario di Diritto tributario presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trieste, dove insegna dal 1999. È avvocato cassazioni­sta. Ha pubblicato, per Il Mulino, “La giustifica­zione sociale dell'imposta” (2014) e “Dalla crisi dell’Irpef alla flat tax” (2016). Ha fatto parte di commission­i del ministero delle Finanze, ed è membro della commission­e fiscale dell’Organismo Italiano di Contabilit­à esame delle misure in materia di entrate contenute nel decreto legge sulla manovra correttiva evidenzia molti elementi di continuità con l’azione del precedente governo e conferma un quadro preoccupan­te sul versante del contrasto all’evasione fiscale e del complessiv­o rapporto con i contribuen­ti.

Balza agli occhi la prosecuzio­ne delle precedenti politiche condonisti­che: dopo la rottamazio­ne di ruoli e cartelle di pagamento, è ora la volta delle liti tributarie pendenti, che sarà possibile “d efi nir e” col pagamento dell’intero tributo richiesto d a ll ’ amministra­zione, ma con cancellazi­one integrale di sanzioni e interessi moratori. Si tratta dell’ennesima misura di clemenza, indotta al solito da ragioni di cassa oltre che per rimediare alle distorsion­i prodotte dalla rottamazio­ne delle cartelle, che operava a intermitte­nza e finiva per intrecciar­si con controvers­ie ancora pendenti, provocando­ne l’an t ic ip at a chiusura.

RISPETTO A PRECEDENTI esperienze, tuttavia, la nuova definizion­e delle liti tributarie è ancor più grossolana, giacché non distingue a seconda dell’esito provvisori­o della vertenza. Il nostro sistema accertativ­o, nonostante chiare indicazion­i legislativ­e, non si è ad oggi dimostrato in grado di distinguer­e tra errori involontar­i ed evasioni intenziona­li, applicando indiscrimi­natamente sanzioni sempre nella stessa misura: con la nuova definizion­e delle liti tributarie, in perfetta continuità con la rottamazio­ne delle cartelle, le sanzioni vengono invece cancellate a tutti, secondo la tipica logica dei condoni clemenzial­i, nonostante possano già esservi delle sentenze che hanno accertato la fondatezza degli addebiti. Anziché intervenir­e sulle cause di una distorsion­e sistemica, si risponde con una distorsion­e di segno opposto.

Un provvedime­nto volto a favorire l’anticipata estinzione delle liti pendenti, che implica comunque un prezzo politico in termini di equità e di deterioram­ento del patto sociale, avrebbe forse un senso se accompagna­to da misure in grado di prevenire, per il futuro, l’elevata litigiosit­à che intasa le commission­i tributarie e soprattutt­o mina la funzionali­tà della Corte di Cassazione.

Ma sotto questo profilo la manovrina non contiene alcunché, se non l’innalzamen- to della soglia (da 20 a 50 mila euro) entro la quale diventa obbligator­io attivare, prima di proporre ricorso, la procedura di reclamo e mediazione. Si possono tuttavia nutrire dei dubbi che ciò contribuir­à a sfoltire significat­ivamente il contenzios­o, sia per i limiti propri dell’anomalo istituto in esame (una “mediazione” senza mediatore, ge- tribuzione della qualifica di sostituti d’imposta agli intermedia­ri immobiliar­i (come Airbnb), che può essere condivisa, per il resto il legislator­e persevera nel ritenere che il contrasto all’evasione si possa compiere per legge, anziché agendo su strumenti amministra­tivi. L’al la rg amento dello split payment (il versamento dell’Iva direttamen­te all’erario da parte del cliente), o gli stringenti limiti posti alle compensazi­oni dei crediti tributari, rischiano solo di provocare crisi di liquidità aziendali, viste le lungaggini che caratteriz­zano i rimborsi d’imposta nel nostro Paese. Lo split payment finisce per alterare il meccanismo di funzioname­nto dell’Iva, allargando la platea degli operatori economici che si troveranno in una posizione creditoria verso l’erario, in un sistema che però continua a circondare di limiti e cautele i rimborsi dell’Iva, che nella struttura originaria dell’imposta dovevano costituire un’ipotesi residuale (come dimostra il caso degli esportator­i abituali, che non applicando Iva sulle proprie vendite possono a loro volta acquistare in sospension­e d’imposta).

Chi è

POLITICHE CONDONISTI­CHE e stretta di liquidità sui privati sono d’altra parte la conseguenz­a della mancanza di vere strategie in tema di contrasto all’evasione, che a oggi viene solo scalfita dall’azione di accertamen­to, nonostante i roboanti proclami sulle statistich­e della riscossion­e, in gran parte alimentate dal recupero di imposte già dichiarate ma non versate spontaneam­ente, e ad accertamen­ti con carattere interpreta­tivo elevati a medie e grandi imprese, al più “colpevoli” di aver dichiarato i propri redditi in un anno sbagliato.

Sui problemi più spinosi, ovvero sull’evasione di massa degli autonomi, silenzio totale e progettual­ità assente: dopo anni di investimen­to sugli studi di settore gli stessi sono stati abbandonat­i al loro destino.

Magari nessuno li rimpianger­à, ma è sconfortan­te che a oggi ancora non si sappia esattament­e con che cosa saranno sostituiti.

Tutti uguali

Il sistema non riesce ancora a distinguer­e tra errori involontar­i e furbi intenziona­li

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