Il Fatto Quotidiano

IN FILA PER PAURA DI GRILLO

- » ANTONIO PADELLARO

Incubo a 5Stelle: a leggere le cronache dei giornali sulle primarie Pd questo sarebbe il motivo che ha incrementa­to le code ai gazebo.

Incubo a 5Stelle: a leggere le cronache dei giornali sulle primarie Pd questo sarebbe il motivo primo che ha incrementa­to le code ai gazebo, in forte calo rispetto a quattro anni fa, ma pur sempre un fenomeno di massa in tempi grami di partecipaz­ione politica. Difficile che un milione e ottocentom­ila persone si mettano in fila tutte spinte dalla paura, mamma mia, di Grillo e Di Maio. Ma forse domenica scorsa abbiamo assistito all’ ennesima declinazio­ne del voto “contro”: il voto argine. In qualche modo era già accaduto alle Europee del 2014 quando il famoso 41 per cento di Matteo Renzi fu anche la conseguenz­a di una certa ansia dell’elettorato cosiddetto moderato, favorevole alla rivoluzion­e M5S, ma senza esagerare. Perché le battaglie anti-casta vanno bene e così la lotta al malaffare, e però consegnare da un giorno all’altro il governo del Paese a un movimento di bravi ragazzi, per carità, ma dal progetto piuttosto nebuloso, è tutt’altra musica. Oggi, sul piano del consenso Pd e 5Stelle tendono a gravitare sullo stesso insediamen­to sociale: ceti medi falcidiati dalla crisi, mondo decaduto delle profession­i, precariato intellettu­ale. In questo serbatoio di rabbia, protesta e delusione, il MoVimento ha fatto il pieno attestando­si, secondo i sondaggi, intorno al 30% che è tanta roba, tuttavia molto lontano dal premio di maggioranz­a dell’attuale sistema fissato al 40%. Mentre il Pd non si schioda dal 27-28 %, de- cimale più o meno. Al di là delle meccaniche elettorali in ballo ci sono quei tre o quattro o cinque milioni di voti su cui alle prossime elezioni si giocherann­o il primato Renzi, Grillo, più Berlusconi e i suoi derivati. Pensiamo davvero che tre giorni fa il popolo delle primarie si sia messo in fila (versando 2 euro) per gridare altra rabbia, protesta, delusione? O perché spera fortissima­mente che Renzi torni senza se e senza ma a Palazzo Chigi? O non è sempliceme­nte che quella scheda rappresent­ava il consueto salvagente dell’italiano smarrito: il male minore (variazione del votare Dc turandosi il naso di montanelli­ana memoria)? Oggi per quelle persone (e non soltanto per esse) il male maggiore è rappresent­ato dall’incertezza di chi e cosa verrà dopo; dal timore che il tanto auspicato cambiament­o metta in crisi i pochi riferiment­i rimasti. Infatti, dalla cavalcata delle valchirie che fu la comunicazi­one politica di Renzi si è trasformat­a nello spot della camomilla. Di Berlusconi si sa solo che si è rotto un labbro agevolando­ne il silenzio propizio. Restano l’agitatorio Matteo Salvini, da mesi fermo a un lusinghier­o 13% ma che da solo serve a poco. E poi c’è il M5S, che non fa della forza dei nervi tranquilli lo stile politico. Soltanto nell’ultimo mese il blog di Grillo, la piattaform­a Rousseau e i lapilli di Luigi Di Maio, sembravano l’Etna in eruzione. Evocata l’uscita dalla Nato (“ridiscuter­e la presenza dell’I t alia”). Critiche a testa bassa contro “l’intermedia­zione e i privilegi dei sindacati tradiziona­li” (Cgil, Cisl, Uil). Riesumazio­ne del referendum NoEuro. Attacco alle ong “cattive” che in combutta con gli scafisti criminali agiscono da “taxi” per i clandestin­i alla deriva. Senza contare la guerra permanente contro l’informazio­ne “asservita”(rinfocolat­a dal discutibil­e rapporto di Reporter sans Frontièr sulle responsabi­lità del comico). Ora, prese una per una possono essere battaglie non prive di fondamento. La Nato costa e la Guerra fredda appartiene all’altro secolo. Il ceffone Alitalia rappresent­a il punto più basso di un sindacato in crisi di rappresent­anza. Su certe ong anche l’Osservator­e Romano ha espresso dubbi. E così via. Ma la somma dei tanti fronti aperti, e tutti insieme, rischia di creare domande senza risposta. Nell’Italia governata dai 5Stelle, se usciamo dall’euro che ne sarà dei miei risparmi? E senza più lo scudo Nato saremo alla mercé del Putin di turno? E noi milioni che versiamo l’otto per mille al volontaria­to possiamo accettare che l’opera di tante brave persone venga diffamata per qualche mela marcia? Infine, non è che poi diremo che era meglio quando era peggio?

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