“Mafia Capitale una metastasi del Paese” I Dem chiedono i danni ai “loro” imputati
Le parti civili L’avvocato del partito in aula bunker presenta il conto agli ex dirigenti
“NelMondo di mezzo di Buzzi e Carminati si possono cogliere le metastasi dei grandi mali di questo Paese: eversione, corruzione, mercimonio della cosa pubblica, criminalità violenta e predatoria, deviazioni di taluni apparati dello Stato, tutti declinati in una nuova prospettiva organica di intimidazione, assoggettamento e omertà che integra in pieno il reato di associazione mafiosa”: Giulio Vasaturo, legale di Libera non usa mezzi termini e davanti ai giudici del Tribunale di Roma in due ore spiega perché anche nel sua posizione di parte civile, quella che si sta processando nell’au la bunker di Rebibbia è “mafia” Capitale.
La settimana scorsa ci sono state le richieste di condanna: i pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini hanno chiesto per tutti e 46 gli imputati condanne totali per oltre 5 secoli di reclusione.
IN PARTICOLARE per Carminati sono stati chiesti 28 anni, oltre che fosse dichiarato “delinquente abituale”; per il ras delle coop Salvatore Buzzi invece 26 anni e 2 mesi. E poi c’è la politica: 19 anni sono stati chiesti per Luca Gramazio, ex consigliere regionale Pdl e figlio del senatore Domenico; 21 anni per Franco Panzironi, ex ad di Eur Spa e in passato vicino all’ex sindaco della Capitale Gianni Alemanno. Dopo i magistrati, la parola è passata agli avvocati. A comincia- re appunto dalle parti civili: per Giulio Vasaturo, il presunto sodalizio che si sta processando, “è profondamente diverso da Cosa nostra e dalle altre organizzazioni criminali tradizionali, ma vive ugualmente di una forza di intimidazione”. Ricordando le parole del sindaco Luigi Petroselli, Vasaturo ha sottolineato come “non manchino a Roma gli anticorpi per risanare le ferite inferte nell’anima della città da questa pericolosa organizzazione mafiosa”.
Oltre Libera, in questo processo si sono costituite altre 22 parti civili. Tra queste il Comune di Roma, che ieri ha chiesto un risarcimento di 20 milioni di euro: “Siamo il primo soggetto danneggiato da queste azioni criminali – ha affermato il legale del Comune, Rodolfo Murra –, non solo per le casse finanziarie ma anche sotto il profilo del decoro e dell’immagine. I danni subiti sono incalcolabili, una devastazione che ha valicato i confini nazionali, il danno economico è inestimabile”. Anche la Regione Lazio, parte lesa nel processo, ha chiesto un risarcimento di circa 11 milioni di euro: “Un milione per l’associazione mafiosa che ha creato una ferita profonda nel tessuto istituzionale, sette milioni per la vicenda delle ‘Case rosse’e due milioni e 940 mila euro per la gara Cup”, dice il legale Nicola Sabato.
E POI C’È IL PD: “Novecentomila euro per il danno d’immagine causato agli iscritti ed eletti del Partito democratico”. L’avvocato del Partito democratico, Gianluca Luongo, ha fatto le sue richieste, ossia “centomila euro a ciascuna delle nove persone iscritte al Pd” all’epoca dei fatti, tra cui l’ex consigliere comunale Mirko Coratti. Dall’8 maggio avranno inizio le arringhe dei difensori. La sentenza è attesa per gli inizi di luglio.
Le istituzioni Il Campidoglio vuole risarcimenti per 20 milioni, la Regione Lazio si ferma a 11