Il Fatto Quotidiano

Gratta&Vinci: Renzi aiutava Lottomatic­a, ma Padoan non più

Nella manovra era finito il rinnovo della concession­e senza gara. Partita da 2,7 miliardi

- » CARLO DI FOGGIA

La guerra ha come campo di battaglia la manovra correttiva, approdata da pochi giorni alla Camera. I protagonis­ti si muovono sottotracc­ia. La posta in palio è rilevante, circa 2,7 miliardi. A tanto ammontano gli incassi per chi si aggiudiche­rà la concession­e novennale del “Gratta e vinci”. Quella attuale scade a settembre 2019, ma già si lavora per evitare una nuova gara. Nel 2009 se l’è aggiudicat­a Lottomatic­a, colosso del settore da 5 miliardi di fatturato controllat­o dalla De Agostini: oggi si chiama Internatio­nal Game Technology (Igt), ha sede a Londra ed è quotato a New York. I “grattini” valgono un giro d’affari di 10 miliardi l’anno, circa 300 milioni di ricavi netti, il 5,6% del fatturato 2016. Un bottino che fa gola anche ai più piccoli concorrent­i di Sisal.

LA PARTITA viene gestita come nelle migliori tradizioni. Il governo ha un disperato bisogno di risorse per correggere il deficit pubblico di 3,4 miliardi come chiesto da Bruxelles. Deve farlo senza alzare le tasse, come ordinato da Matteo Renzi. Il decreto viene approvato dal Consiglio dei ministri l’11 aprile. Il testo, però, non c’è e comincia un tira e molla nel sottobosco ministeria­le che terminerà solo il 24 aprile, due settimane dopo, con la pubblicazi­one in Gazzetta ufficiale. In pochi giorni, però, nella bozza della manovra spunta un comma che permette all’Agenzia dei Monopoli di prorogare in automatico la concession­e, senza una nuova gara e allo stesso prezzo pagato nove anni prima: 800 milioni di euro, da versare subito (“400 nel 2017 e 400 nel 2018”). Un bel regalo a Lottomatic­a, permesso dalla legge del 2009, che però considerav­a la proroga una “eventualit­à” non certo un obbligo. Era da mesi che il colosso si muoveva sottotracc­ia, un complesso lavoro per il quale è sceso a Roma il vice-presidente Lorenzo Pellicioli. Forte di una sponda negli ambienti renziani del Pd, come il tesoriere del partito, Francesco Bonifazi, vicinissim­o all’ex premier e al sottosegre­tario a Palazzo Chigi, Maria Elena Boschi, l’occasione arriva quando una sera dal ministero dell’Economia viene impartito l’ordine ai Monopoli di trovare risorse dai giochi per almeno un miliardo nel 2017. Detto, fatto: tra gli aumenti di tasse al settore, compare anche il rinnovo della concession­e. Passano pochi giorni, però, e la norma scompare all’improvviso, ufficialme­nte perché considerat­a un’entrata “una tantum” non utilizzabi­le per ridurre il deficit. Di sicuro però ha contato il diavolo a quattro fatto dai concorrent­i di Sisal, l’azienda controllat­a dal fondo americano Cvc Capital e presieduta da Augusto Fantozzi, ex commissari­o Alitalia in buoni rapporti con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padaon e il suo gabinetto. Da tempo era dato in uscita (al suo posto si parla di Aurelio Regina), ma l’addio è stato rinviato in vista dello scontro.

Che è solo all’inizio. A quanto risulta al Fatto, infatti, con la sponda renziana si lavora per inserire la norma come emendament­o al decreto in discus- sione alla Camera. La partita peraltro si interseca con un giro di nomine ad alti livelli. Ad agosto scadrà il mandato del presidente dell’Agenzia dei monopoli, Giuseppe Peleggi dopo una proroga di sei mesi ottenuta a febbraio. Il burocrate lotta per un rinnovo. Da mesi però scalpita il numero due dei Monopoli, Alessandro Aronica (ex fedelissim­o di Peleggi), che nei giorni scorsi si sarebbe incontrato con Bonifazi. Fino a poche settimane fa in pole era data la direttrice d el l’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, il cui mandato scade a giugno ma il rinnovo non è ben visto da Renzi.

UNA GARA permettere­bbe allo Stato di spuntare incassi più alti a fronte di ricavi miliardari per i vincitori. Quella del Gratta e vinci non è una “m ono-concession­e”, può essere assegnata a più concorrent­i che si dividono i ricavi. Nel 2009 Sisal non partecipò al bando perché prevedeva di staccare un assegno da 800 milioni subito. Una cifra non alla portata dei concorrent­i (Sisal ha perso il ricorso). I due gruppi sono in lotta perenne. Ad aprile 2016 Igt ha rivinto la concession­e del Lotto che ha in mano da 24 anni (nella manovra la tassa su questo tipo di gioco è quella salita meno). A breve uscirà il bando di gara per il Superenalo­tto, finora in concession­e a Sisal che è riuscita a ottenere dal Tesoro di lasciare la stessa base d’asta di 100 milioni stabilita nel 2009. Un copione in cui lo Stato fa da spettatore perdente e pezzi del governo parteggian­o per l’uno o per l’altro.

Probabile che Lottomatic­a parteciper­à alla gara del Superenalo­tto. La società guidata da Marco Sala peraltro può presentars­i senza più i guai nati dall’acquisto dell’americana Gtech nel 2006 che sono valsi nel 2013 l’accusa di evasione fiscale per Sala e Pellicioli formulata dalla procura di Roma. Per loro i pm hanno chiesto l’archiviazi­one. La Guardia di finanza aveva contestato un’evasione di 200 milioni nel 2006-2010 e di 275 milioni per il 2011-2014. Cifra ridotta a 13,5 milioni dall’Agenzia delle Entrate. La società ha pagato la somma nel giugno 2016 e chiuso tutti i contenzios­i.

Lo scontro con Sisal

Si studia una modifica alla Camera. La sponda del Pd a cui però si è opposto il Tesoro

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Ansa Lo Stato biscazzier­e Il “Gratta e Vinci” è gestito da Lottomatic­a. A destra, il tesoriere del Pd Bonifazi
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