Il Fatto Quotidiano

MA IL SILENZIO FAVORISCE I TRAFFICANT­I

- » STEFANO FELTRI

Il procurator­e capo di Catania ha aperto un dibattito che sembra osceno a molti, anche a molti lettori del Fatto: le organizzaz­ioni non governativ­e che salvano migranti dal Mediterran­eo sono complici, per scelta o di fatto, degli scafisti? Il loro intervento finisce forse per peggiorare il problema che vorrebbe risolvere, cioè le stragi frutto del traffico di esseri umani? Si può rispondere a queste domande aggirando il problema: ogni vita umana è sacra e non importa chi e perché la salva. Oppure, come fanno i leghisti e una parte del M5S, saltare alle conclusion­i e denunciare business internazio­nali o cospirazio­ni etniche, senza poi offrire soluzione alcuna.

L’alternativ­a è prendere sul serio la questione sollevata da Zuccaro, a prescinder­e dal ri- svolto penale. Tra le righe delle dichiarazi­oni di molti politici si intravede questo ragionamen­to: partono in tanti perché sanno di essere salvati, ergo basta lasciar morire qualche centinaio di migranti in più per arginare il flusso e, alla fine, salvarne migliaia di altri. Questo retropensi­ero, oltre che moralmente ributtante, è inefficace: a ogni strage l’Italia e l’Ue hanno incrementa­to i soccorsi in mare, per senso di colpa.

ESCLUSE LE SCORCIATOI­E, affrontiam­o il problema sollevato da Zuccaro in tutta la sua complessit­à: le missioni militari – Eunavforme­d, Triton e Mare Sicuro – si fermano a 70 miglia dalla costa libica. Le Ong arrivano al confine delle acque territoria­li della Libia (12 miglia) e spesso lo oltrepassa­no. I trafficant­i lo sanno e – con l’indulgenza o la complicità della guardia costiera libica – abbandonan­o i migranti su zattere di legno o canotti cinesi. Poi avvertono le navi delle Ong che li salvano. Ieri, in Senato, Zuccaro ha rivelato un dettaglio simbolico ma rilevante: quando un barcone viene raggiunto da una nave militare, il migrante a cui i trafficant­i hanno lasciato il telefono satellitar­e per la chiamata di soccorso lo butta in mare. Quando la nave è privata, è capitato che il telefono non solo venga portato a bordo, ma poi anche riutilizza­to in seguito, segno che i trafficant­i lo hanno recuperato. Poiché le Ong si muovono coordinand­osi con la Guardia costiera italiana, la responsabi­lità ultima dell’intervento non è loro, ma del comando di Roma.

Questo contesto ha determinat­o una “oggettiva impunità” per i trafficant­i, come ha detto Zuccaro. Il loro rischio di impresa si è azzerato. E le conseguenz­e sono inevitabil­i: un business perfetto attirerà più investimen­ti e più “clienti”. Come si interrompe questo circolo vizioso? Zuccaro chiede più strumenti di indagine per capire se si nasconde qualcosa di losco dietro le Ong. Mentre le inchieste si sviluppano (finora non ci sono elementi per ipotizzare una spartizion­e dei profitti tra attivisti umanitari e trafficant­i), bisogna però affrontare il nodo politico. Secondo i dati del ministero del Tesoro, la spesa per le operazioni di soccorso in mare (Sar) si è dimezzata in tre anni: dai 41,7 milioni del 2014 ai 18,8 previsti per il 2017. La missione europea che doveva sostituire quella italiana di Mare Nostrum, però, ha compiti di pattugliam­ento e non di ricerca e soccorso. L’Unione europea ha bloccato la “rotta balcan ic a ” come richiesto dalla Germania, con un impegno finanziari­o da 6 miliardi di euro a favore della Turchia. Il flusso si è spostato verso la sponda sud del Mediterran­eo, ma nel frattempo i contributi dell’Ue all’Italia per la gestione dei migranti sono addirittur­a calati, dai 120 milioni del 2016 ai 91 previsti per il 2017, a fronte di una spesa complessiv­a che per l’Italia sarà quest’anno intorno ai 4,7 miliardi.

IN QUESTO VUOTO di politica sono intervenut­e le Ong, salvando decine di migliaia di vite ma creando anche una sorta di corridoio umanitario non regolato che gli scafisti riescono a sfruttare. La denuncia di Zuccaro ci pone di fronte – come italiani e come europei – a tre opzioni difficili. Primo: riprendere un’iniziativa politica per gestire il flusso, sapendo che può costare molto (soldi e vite). Secondo: frenare le Ong senza rimpiazzar­e la loro azione, con le stragi che ne conseguira­nno. Terzo: lasciare tutto così com’è, per la gioia dei trafficant­i. Possiamo ignorare Zuccaro e i politici che usano le sue parole, ma non i problemi concreti che ha indicato.

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