Tra Serraj e Haftar una pace senza l’oste
Libia Il premier e il generalissimo dovrebbero smantellare le potentissime milizie che controllano di fatto il Paese
All’indomani
dell’incontro a sorpresa tra i due de factogovernanti della Libia ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, la terza controparte non invitata - le milizie armate che comandano su territori e città - ha preferito barricarsi in un più cauto silenzio.
Le voci circa un piano di riconciliazione stilato nell’incontro a porte chiuse tra Fajez Al Serraj, presidente dell’organo politico di unità nazionale mediato dalle Nazioni Unite e di base a Tripoli, e il generale Khalifa Haftar, l’uomo dal pugno di ferro dell’Est libico che tre anni fa giurò guerra agli islamisti di Tripoli, sono state smentite. “Si vociferava di una confe- renza stampa congiunta, ma poi non se n’è saputo più nulla. Chiaro segnale che questo incontro non ha prodotto alcuna intesa - dichiara Ahmed Elumami, giornalista di base a Tripoli - comunque resta un segnale di distensione perché da mesi Serraj chiedeva a Haftar un dialogo”.
Anche la notizia circa un accordo su nuove elezioni nel 2018 non ha trovato riscontro. Su questo resterebbero solo voci ufficiose provenienti da Bengasi, capitale della regione orientale della Cirenaica sotto il controllo di Haftar, ma l’ufficio di Haftar non ha ancora confermato. Se- condo Bengasi il futuro Consiglio Presidenziale, l’organo di unità nazionale costituitosi in base all’accordo politico nazionale mediato dalle Nazioni Unite alla fine del 2015, verrebbe ridotto da nove a tre membri e questi sarebbero Serraj, oggi alla guida del Consiglio, Haftar e anche il presidente del Parlamento rifugiato a Tobruq e alleato di Haftar.
LE DUE CONTROPARTI avrebbero anche convenuto su un secondo punto: inserire il Consiglio rivoluzionario della Shura di Bengasi (Brsc) tra le organizzazioni terroristi- che. Un dettaglio non di poco conto se si considera che Khalifa Ghweil, il premier del Governo islamista auto proclamatosi a Tripoli e impegnato in una guerra senza quartiere nella capitale, conta migliaia di sostenitori tra le file della Shura di Bengasi. Oltre al primo ministro Ghweil, tra gli assenti eccellenti risultava anche Martin Kobler, il capo della missione delle Nazioni Unite in Libia. E con le Nazioni Unite, anche l’Europa e le cancellerie di mezzo mondo che sostengono Serraj sono state messe alla porta.
Kobler non si è lasciato abbattere e attraverso un tweet ha espresso la sua soddisfazione per un incontro che segna un ulteriore passo avanti, da Ghweil e i suoi sostenitori non sono state rilasciate dichiarazioni. Solo l’emittente nazionale vicina al Consiglio rivoluzionario di Bengasi ha accusando Serraj e Haftar di aver tradito il Paese e la rivo- luzione del 2011. Haftar, ex generale delle forze armate di Gehddafi, fuggito negli Stati Uniti dopo la disfatta delle sue truppe in Chad, è considerato dalla Shura di Bengasi - e buona parte degli attori nell’Ovest del Paese - il sostenitore della restaurazione del regime. Forse proprio per giocare d’anticipo, Serraj ha preventivamente inserito tra i punti del suo comunicato stampa “rispetto dei principi della Rivoluzione del 2011”.
Dunque, mentre l’Europa ripete che in Libia ha un interlocutore legittimo e sciorina i numeri sul sostegno finanziario al Paese nordafricano, non viene poi coinvolta in una fase così delicata: le sorti del paese nordafricano si discutono lontano dal Mediterraneo.