May e Unione, mazzate a colpi di Brexit
Premier accusa Bruxelles di voler influenzare le elezioni, ma è la sua stessa tattica
canzone europea: “Lo nd ra vuole andarsene? Paghi il conto e non s’aspetti sconti”.
Il Financial Times calcola i costi per Londra a 100 miliardi di euro, ma il governo britannico precisa che pagherà “solo quanto dovuto”. Michel Barnier, negoziatore europeo, ex ministro degli Esteri francese ed ex commissario europeo, avverte: che le trattative siano rapide “è una pia illusione”.
LUI PENSA che ci vorranno tutti i due anni previsti dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, e forse di più, con il rischio del possibile intercalarsi nel negoziato delle elezioni 2019 per il Parlamento europeo.
Barnier sa che la Gran Bretagna non potrà scegliere fior da fiore nel mazzo europeo, o prende tutto, o lascia tutto. “Una posizione negoziale”, è l’acido commento della May. Come se la sua, illustrata ai Comuni il mese scorso, ed accolta con qualche perplessità pure in Gran Bretagna, non lo fosse: “La May è pronta a dimostrarsi una persona tremendamente difficile”, bloody difficult, afferma chi cita la premier dopo una cena domenica 30 aprile con il presidente della Commissione euro- pea Jean-Claude Juncker andata di traverso a entrambi (“Una serata disastrosa – è stato il commento non diplomatico di Juncker -: la May ha richieste irrealistiche, vive in un’altra galassia”).
La Commissione ha ieri in- viato al Consiglio dei Ministri dell’Ue una raccomandazione che traduce in un progetto di direttive gli orientamenti sul negoziato formulati dai leader europei sabato scorso.
Quattro le priorità per i Paesi Ue: lo statuto e i diritti dei cittadini Ue residenti in Gran Bretagna e dei loro familiari (e del pari dei cittadini britannici residenti nell’Ue); u n’intesa su chi paga cosa, preliminare a ogni altro passaggio; la salvaguardia dell’accordo del Venerdì Santo, che riguarda l’Irlanda; e la definizione delle competenze nella risoluzione delle controversie derivanti dall’intesa e nella gestione dell’accordo.
Invece la May vuole che la libera circolazione continui a valere per le merci, ma non per le persone, che i migranti non passino la Manica e che le Corti Ue non abbiano giurisdizione in Gran Bretagna.
miliardi di Financial Times anticipa il conto chiesto a Londra