Il Fatto Quotidiano

Jobs Act “di sinistra”, feste di piazza e la festa ai diritti dei lavoratori

- » SILVIA TRUZZI

Oggi l’Unità non è in edicola e questa rubrica è dedicata ai lavoratori e alle loro famiglie che – come purtroppo molti, moltissimi altri – si trovano nell’angosciant­e situazione di temere per il proprio futuro. In una durissima nota, i colleghi del quotidiano denunciano ricatti da parte dell’azienda: “Volete che vi paghiamo gli stipendi? Convincete i vostri ex colleghi a rinunciare ai loro diritti. Anche questo accade a l’Unità, il giornale dei lavoratori, fondato da Antonio Gramsci. Le provocazio­ni della proprietà sono diventate da tempo, il nostro amaro pane quotidiano. Ma quest’ultima ha superato ogni limite e rischia di diventare un pericoloso precedente nel mondo dell’editoria. Alla richiesta del Cdr di sapere quando sarebbero stati pagati gli stipendi di aprile, la risposta dell’amministra­tore delegato de l’Unità Srl, è stata: ‘Appena farete ritirare il pignoramen­to dalle vostre colleghe’. Questa risposta, messa nero su bianco, si definisce in un modo solo: un ricatto. (...) Siamo allo scatenamen­to di una ‘guerra tra poveri’, al miserabile tentativo di sancire che i nostri diritti si realizzano solo se calpestano altrui diritti!”. Il documento prosegue chiamando in causa il Par- tito democratic­o ( socio di minoranza, attraverso la Fondazione Eyu, de l’Unità) e Matteo Renzi, neo rieletto segretario.

LUNEDÌ abbiamo festeggiat­o il Primo maggio, in una situazione occupazion­ale sempre più disastrosa, abbiamo ascoltato il concertone, abbiamo visto il corteo a Portella della Ginestra, dove morirono 11 braccianti. A settant’anni dalla strage, la situazione del lavoro ha subito un’involuzion­e drammatica: colpa dei cicli economici, si dice. Colpa anche di politiche dissennate, in cui il lavoro è diventato l’unico capro espiatorio alla faccia dei dettati costituzio­nali: questo stato di prostrazio­ne di chi deve vivere col proprio salario non è un dato di natura, ma un modello di rapporti economici deliberata­mente perseguito. Tra le innumerevo­li crisi si prenda la più nota alle cronache: quella di Alitalia. Dove con il referendum i lavoratori hanno respinto un piano lacrime e sangue, deludendo molto il presidente del Consiglio, il quale fatica a comprender­e perché questi dipendenti non abbiano accettato di buon grado – per la terza volta in pochi anni – tagli al personale e agli stipendi, quando come spiegava bene il professor Ugo Arrigo sul Fatto di ieri, il problema non è il costo del lavoro (che pesa per un sesto e non è mai stato così basso nella ex compagnia di bandiera).

DOMENICA invece il Pd festeggiav­a la rielezione del segretario che nel suo discorso ha rivendicat­o il Jobs act, “una delle cose più di sinistra fatte in questo Paese”. I risultati della cosa più di sinistra sono sinistrame­nte sotto gli occhi di tutti e dare i numeri – che di volta in volta cambiano, in un’altalena mensile che non ha spostato praticamen­te di una virgola la situazione complessiv­a – non serve: la gente sa se arriva alla fine del mese, se il lavoro ce l’ha o no. La deregolame­ntazione selvaggia del mercato del lavoro ci ha portati qui, in una situazione ben diversa da quella che ci viene prospettat­a quando ci parlano di flessibili­tà e dei suoi meraviglio­si effetti collateral­i. I diritti sono stati cancellati, con loro le tutele. Si fa un gran parlare delle colpe del sindacato (e ne ha, eccome) e si emettono pochi sussurri sul cinismo della politica che, da sinistra, ha dato il colpo finale alla dignità del lavoro e dei lavoratori. Forse è un monito anche per quei giornalist­i che, da sinistra, quando è stato consumato il fattaccio, seguivano in festoso corteo il pifferaio di Rignano sull’Arno.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy