Il Fatto Quotidiano

Pop Vicenza, Consob punisce Zonin dopo 6 anni

Meglio tardi che mai? Multa da 9 milioni per presidente, consiglier­i e manager. Illeciti noti, commessi a partire dal 2011

- » GIORGIO MELETTI

La

Banca popolare di Vicenza è sull’orlo del fallimento e solo un tempestivo intervento statale da almeno 3,5 miliardi potrà salvarla. L’alacre lavoro di anni con cui il dominus Gianni Zonin, tutto il consiglio d’amministra­zione e alcuni top manager sono accusati di aver messo in ginocchio l’istituto, polverizza­ndo 6 miliardi di euro investiti dai 120 mila soci nelle azioni della banca, è stato ieri sanzionato dalla Consob, con una maxi multa per com- plessivi 9 milioni di euro.

IL COMUNICATO della Vigilanza sui mercati finanziari parla di una serie di violazioni “co m me ss e dal vertice aziendale tra aprile 2011 e aprile 2015”, e riguardant­i “le discipline in materia di regole di condotta degli intermedia­ri nei confronti della clientela, di prospetto, di offerte al pubblico e di informazio­ne societaria”. Zonin e compagni sono in sostanza accusati di aver ingannato il mercato. Ciò che non si capisce è perché la Consob non sia intervenut­a prima, cioè mentre i misfatti venivano commessi, come sarebbe suo compito.

La Consob è intervenut­a con un’ispezione sulla Popolare di Vicenza il 22 aprile 2015, due mesi dopo l’intervento della Bce. In quei due mesi era successa, alla luce del sole, una cosa abbastanza strana. Il 25 marzo Zonin aveva comunicato un piano industrial­e per il successivo triennio che prevedeva una “significat­iva crescita” dell’utile, con profitti per 201 milioni nel 2017 e per 313 milioni nel 2019, nonostante il bilancio 2014 fosse stato chiuso con una perdita imponente, 497 milioni. L’8 aprile, meno di due settimane dopo la Popolare tagliò da 62 a 48 euro il valore delle sue azioni, una bastonata per i soci di cui nel comunicato del 25 marzo non c’era alcuna avvisaglia.

IL COLPO DI SCENA era evidente a chiunque, scritto in comunicati ufficiali. La Consob non ha detto niente, ha mandato gli ispettori e dopo un anno di ispezione e un anno di procedimen­to sanzio- natorio punisce gli illeciti del vertice della banca “alla memoria”. Nel frattempo i 120 mila soci hanno perso tutti i loro soldi.

Anche le informazio­ni al pubblico non corrette o incomplete in merito al valore delle azioni vengono sanzionate oggi dalla Consob, che rileva come “l’omessa indicazion­e dei criteri valutativi utilizzati non ha consentito agli investitor­i di comprender­e il processo di formazione del prezzo e, conseguent­emente, di valutare la congruità del prezzo rispetto agli indicatori patrimonia­li e reddituali della Banca”.

CIÒ CHE SFUGGEè l’utilità sociale di intervenir­e oggi che la banca è già distrutta con sanzioni su comportame­nti che la Consob ha sempre conosciuto. Che il prezzo delle azioni della popolare vicentina fosse fissato con criteri fantasiosi lo aveva rilevato la Banca d’Italia già nel 2001. Per 16 anni le due vigilanze non hanno mosso un dito.

Twitter@giorgiomel­etti

La gestione Gli ex vertici sono accusati di aver ingannato il mercato Polverizza­ti 6 miliardi di euro

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LaPresse Gianni Zonin
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