Il Fatto Quotidiano

“Speriamo che un giorno giochi suo figlio”

“Cambia tutto, da un punto di vista artistico: uno così nasce una volta ogni 40 anni”

- » ANDREA SCANZI

“Che è successo?”. Carlo Verdone è immerso in una riunione torrenzial­e della Fondazione Sordi e non sa ancora nulla delle dichiarazi­oni del Ds Monchi. Gliele comunichia­mo: “Totti lascia a fine anno, ha già firmato un contratto come dirigente nella Roma”. Qui l’attore fa una pausa. Una pausa non breve. Poi: “Be’, che devo dire? Anzitutto voglio fare una cosa. La più importante: ringraziar­e questo straordina­rio giocatore”.

Non solo per la bravura. Non solo. Per avermi riportato allo stadio. Per aver fatto amare il calcio a mio figlio e non solo a mio figlio: grazie a Francesco Totti, le scuole calcio si sono ripopolate. E poi perché ha fatto la differenza: sempre. Con lui si perde probabilme­nte l’u lt im a bandiera del calcio.

L’ultima?

Sì, dopo di lui ci sono più che altro mercenari. Li capisco, per carità: la carriera di un calciatore è breve. Ma Totti ha resistito a tutte le offerte che venivano dall’Italia e dall’estero. Dal Real Madrid, dal Bayern Monaco. Squadre che hanno vinto e vincono più di lui. Eppure è rimasto alla Roma. Gliene siamo grati.

Prova dispiacere?

Molto, ma arriva il momento di smettere per tutti e di fare il bene della propria squadra in un altro modo. Rimarrà anche come dirigente e questo rende il suo addio meno amaro. Resterà accanto alla squadra. Sarà una luce per i nuovi giocatori.

Quanto cambia, adesso, la Roma?

Cambia moltissimo. Ci mancherà in maniera enorme. E- ra la bandiera perfetta, il romano de Roma alla Roma, e quella bandiera non sarà più in campo. Sarà dura. Cambia tutto da un punto di vista romantico e cambia tanto anche da un punto di vista tecnico. Anzi, direi proprio “artistico”: dove lo ritrovi uno col suo talento, i suoi tocchi, le sue aperture? Di giocatori così ne nasce uno ogni 40 anni.

È un ritiro annunciato un po’ freddament­e.

Non saprei dire, può essere. Leggo cose che non mi piacciono, pare che tutti i più forti a fine stagione se ne andranno. Che squadra vogliamo fare? Sono un po’ preoccupat­o. Però voglio riporre fiducia in questo Monchi. Ritirerebb­e la maglia numero “10”?

( Lunga pausa). Forse sì. Parlando di Totti, togliere una maglia come la numero “10” ci starebbe. Però, a pensarci bene, non lo so. I numeri non sono più quelli di una volta e nella maglia non c’era scritto solo “10”: più che altro c’era scritto “Totti”. Ed è quel nome che se ne va. E non potrà certo essere emulato da nessuno. Anche se, qui, un sogno ce l’avrei.

Quale?

Vedere un giorno il figlio di Totti con la maglia della Roma. Magari la maglia numero 10. “Totti junior”. Un ragazzo forte come il padre. Ci pensa? Sarebbe uno spettacolo.

Ritirare la ma

glia? I numeri non sono più quelli di una volta: più che altro c’era scritto il suo nome Questo conta

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Gialloross­o doc Carlo Verdone, 66 anni Romano e tifoso romanista Ansa

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