Il Fatto Quotidiano

Il telemarket­ing? In quel testo c’è molto di peggio

Ddl Concorrenz­aRenzi s’accorge di un piccolo favore ai call center e scorda i regali miliardari a banche, Enel & C, società di capitale...

- » MARCO PALOMBI

Ovviamente a Matteo Renzi non interessa granché della norma sul telemarket­ing con cui ora minaccia la crisi di governo: gli serve per tenere sotto schiaffo Gentiloni. Tanto è vero che fu introdotta nel ddl Concorrenz­a quando lui era ancora al governo e che si tratta di una bazzecola rispetto alle porcherie inserite in quel testo dal suo governo o dalla sua maggioranz­a. Venduto come un ddl a tutela dei consumator­i, è in realtà la “legge delle lobby”.

CALL CENTER. Quanto al telemarket­ingsi parla di questo: un emendament­o - presentato da tre senatori M5s e approvato col parere positivo di relatori e governo a marzo 2016, piena èra Renzi - prevede che il cittadino disturbato da un call center debba dare “esplicito consenso” al prosieguo della telefonata. Problema: la norma dimentica il (peraltro inefficace) “Registro delle opposizion­i”, cioè il registro a cui può iscriversi chi non voglia mai essere disturbato. Questo concede, insomma, ai call center il diritto, per così dire, a scocciare chiunque almeno una volta (almeno perché la norma è scritta talmente male che, volendo, potrà farlo sempre). Una cosa importante, ma decisament­e secondaria per due motivi: 1) il “Registro delle opposizion­i” finora è servito a nulla; 2) dentro quella legge c’è assai di peggio. Un breve elenco delle cose più gravi.

ENEL & C. Cosa dimentica invece l’ex premier? Intanto la norma più grossa: la fine del “mercato tutelato” nel settore dell’energia elettrica. Riguarda 20 milioni di famiglie e 4 milioni di aziende che si sono rifiutate di aderire al “libero mercato elettrico” e hanno contratti in cui le tariffe sono decise dall’Autorità per l’energia e inferiori del 20% rispetto alle altre. Dal 1 luglio 2019 tutto finito: 24 milioni clienti, al 75% di Enel, se non avranno scelto un nuovo fornitore entro quella data, come ha spiegato Giorgio Meletti sul Fatto, verranno consegnati a un unico fornitore che praticherà tariffe così alte da consegnarl­i al libero mercato. C’è scritto: “A condizioni che incentivin­o il passaggio al mercato libero”. BANCHE. Il favore è indiretto. Il ddl Concorrenz­a, infatti, apre il mercato dei lavori privati alle società di ingegneria, che siano costituite in forma di società di capitali o cooperativ­e (finora potevano lavorare solo nel pubblico). In sostanza, gli istituti di credito - come tentano di fare da anni- potranno aprirsi la loro società di in- gegneria e monopolizz­are per questa via l’intero mercato delle abitazioni private: mutuo, assicurazi­one, agenzia immobiliar­e e ristruttur­azione della casa tutto in un unico pacchetto. Come ha spiegato Armando Zambrano al fattoquoti­diano.it: “La norma avrebbe un impatto devastante: aprirebbe alle banche un campo in cui già ora hanno una presenza determinan­te”.

FARMACIE. Le società di capitali entrano anche nel settore farmaceuti­co: una singola società potrà, infatti, possedere fino al 20% delle farmacie di ogni singola regione. Nel Lazio, per capirci, 300 su 1.500: cinque società potrebbero monopolizz­are l’intero settore. I farmacisti, che si sono dovuti inchinare al potere dei soldi, incassano almeno l’uscita dal testo della legge della possibilit­à di vendere i farmaci di fascia C anche nelle parafarmac­ie.

ASSICURAZI­ONI. È la lobby che ha avuto più difficoltà: il governo Renzi ci ha provato, ma ha dovuto arrendersi alla cancellazi­one alla Camera del taglio dei risarcimen­ti per i macrodanni subiti in un incidente stradale (da lesioni permanenti a morte). L’Ania ha comunque portato a casa almeno due norme a suo favore: un codice processual­e suo, in cui chi fa un incidente deve indicare i suoi testimoni subito altrimenti non può più farlo e la sospension­e unilateral­e della pratica risarcitor­ia se l’assicurazi­one ha il “sospetto”, non meglio precisato, che ci sia una frode in corso ai suoi danni.

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Ministro Il titolare dello Sviluppo, Carlo Calenda, grande fan del ddl Concorrenz­a Ansa

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