Il Fatto Quotidiano

“Droghe leggere, la politica può fumarsi le mafie”

Benedetto Della Vedova Appello al Pd del promotore della legge sulla legalizzaz­ione. “La malavita incassa 4 miliardi di euro”

- » GIANLUCA ROSELLI

Nel dibattito politico si torna a parlare di legalizzaz­ione della cannabis. Prima un intervento a favore del pm Henry John Woodcock, poi una nuova presa di posizione del procurator­e nazionale antimafia, Franco Roberti, hanno riacceso i riflettori su un tema che divide il Paese e le forze politiche da almeno tr ent ’ anni. Anche il Fatto quotidiano si occupa dell’argomento dedicando alle droghe leggere le inchieste del primo numero del mensile Millennium. In Parlamento, però, è tutto fermo: la proposta di legge bipartisan depositata un anno e mezzo fa giace in commission­e Giustizia della Camera, nonostante sia stata sottoscrit­ta da 218 parlamenta­ri.

Onorevole Benedetto Della Vedova, lei (ex radicale, oggi senatore e sottosegre­tario agli Esteri) è stato uno dei promotori della legge. Perché è tutto fermo?

Il problema sta nella mancanza di volontà politica. Siamo arrivati a un punto della discussion­e in cui bisogna decidere: o si va avanti oppure ci si ferma. Nonostante vi sia l’appoggio di interi gruppi parlamenta­ri e della maggioranz­a degli esponenti di Pd e 5 Stelle, la discussion­e sul testo si è arenata.

Ormai manca poco alla fine della legislatur­a, ma il tema non sembra essere in agen- da tra le cose da fare prima dello scioglimen­to delle Camere.

La sensazione è che non se ne voglia parlare, che ci si voglia dimenticar­e della faccenda. Per questo rivolgo un appello al Pd, il partito principale della maggioranz­a, affinché si consenta che la legge almeno arrivi in Aula. Poi sul voto ognuno farà le sue scelte e si prenderà le proprie responsabi­lità. La legge è frutto del lavoro di un intergrupp­o parlamenta­re, non è una battaglia che riguarda il governo, la maggioranz­a o la minoranza. Per questo dico: andiamo in Aula e vediamo cosa succede.

Intanto la magistratu­ra e i rappresent­anti delle forze dell’ordine lanciano appelli per la legalizzaz­ione.

Se un’autorità nazionale della lotta al crimine come il capo della Dna si schiera a favore, è un messaggio molto forte che travalica i confini nazionali. Per questo mi sembra ancor più grave che la politica non dia risposte. Ormai i fatti parlano chiaro: il proibizion­ismo è fallito. Secondo i dati, il valore del consumo di droghe leggere vale 4 miliardi l’anno, denaro che va nelle tasche di mafia, camorra e organizzaz­ioni criminali. Con la legalizzaz­ione entrerebbe­ro miliardi nelle casse dello Stato: dalla tassazione di coltivazio­ne e vendita, e dal risparmio sull’uso delle forze dell’ordine impiegate nella lotta al fenomeno. In termini di sicurezza e legalità vale più questa legge della legittima difesa.

Un nostro cronista di Millennium ha trovato tracce di cocaina nei bagni di Montecitor­io. Che ne pensa? Premesso che in quei bagni entrano tutti – parlamenta­ri, giornalist­i e addetti stampa –, c’è un fondo di ipocrisia tra la lotta politica pubblica e i comportame­nti privati. Che in Parlamento si faccia uso di sostanze non mi scandalizz­a: se ne fa uso nella società, quindi anche tra i politici. Se poi un parlamenta­re prende cocaina e poi è contro la legalizzaz­ione della cannabis, beh, viene da sorridere…

Le piacerebbe che il segretario del Pd, Renzi, o il ministro dell’Interno, Minniti, si esprimesse­ro sul tema? Ribadito che la questione riguarda il Parlamento, sì, sa- rebbe utile conoscere il pensiero di tutti, compresi Renzi e Minniti. Al G7 di Taormina ci sarà il premier canadese Justin Trudeau, che ha appena annunciato la legalizzaz­ione della marijuana a scopo ricreativo. In Italia, invece, sembra ancora un tabù. Quanto conta l’ingerenza della Chiesa su questo argomento? Conta più per i partiti, che temono di perdere consensi tra l’elettorato cattolico, che per i cittadini. Ma il ricatto sul governo di chi è contrario, penso al partito di Alfano, è inaccettab­ile.

In Parlamento si fa uso di sostanze? Non mi scandalizz­a. Se poi un parlamenta­re prende cocaina ma si oppone alla cannabis, sorrido... Chi è Va in Europa con la lista Bonini, poi entra in Parlamento con Forza Italia nel 2006. Nel 2013 è senatore con Scelta Civica Sottosegre­tario agli Esteri con Renzi e Gentiloni

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Ansa Ex Radicale Benedetto Della Vedova, sottosegre­tario, è tra i promotori del testo di legge per legalizzar­e le droghe leggere
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