Le Ong al contrattacco: “Ecco i morti e i bambini”
Catania, sbarchi e ancora un cadavere: “Lo scafista ha sparato per un cappellino”
Due giorni fa i sei cadaveri, cinque donne e un uomo, recuperati a 40 miglia dalle coste libiche e scaricati da Medici senza frontiere sul molo di Catania. Ieri la conferenza stampa di Regina Catambrone, fondatrice di Moas, che in banchina con la sua Phoenix, insieme a 394 migranti, ha portato il corpo di un ventunenne della Sierra Leone ucciso dai trafficanti per non avere voluto consegnare il suo cappellino da baseball. Sono vicinissime alle acque territoriali libiche (“state tutte in un fazzolettino di mare a poche miglia a nord di Tripoli’’ , ha detto un senatore in commissione Difesa) ma si dicono lontanissime dai trafficanti dei quali ora mostrano l’orrore e la ferocia nel mietere vittime. Anche quelle uccise a colpi di pistola per un cappellino.
L’ultima mossa mediatica delle Ong per respingere accuse e sospetti mostra all’Europa la ferocia dei trafficanti nei volti senza vita dei migranti, che loro pietosamente raccolgono nelle navi attrezzate “con sale mortuarie’’, oltre che con droni e aerei di ricognizione “al tamente performanti’’ come dice il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
IERI A CATANIA la Catambrone ha offerto ai giornalisti la storia del ventunenne africano, il cui corpo mostra una ferita d’arma da fuoco, rilanciando le accuse al parla- mento italiano (“ho visto una strumentalizzazione da parte dei partiti politici. Per ottenere più voti? A noi interessa salvare vite umane”) e ribadendo in un’improvvisata conferenza stampa di non aver mai nulla da nascondere: “Sono pronta a consegna- re i conti della Ong alla Procura se ce lo chiede, purché poi restino riservati – ha detto – abbiamo anche un’etica nel raccogliere fondi e abbiamo accettato contributi soltanto da chi aveva dei requisiti da noi fissati con rigore. E finora tutti li hanno avuti”. Nessun contatto con la Libia (“non ho mai ricevuto telefonate da scafisti, odiamo i trafficanti di persone”) e nessuno neanche con l’intelligence Usa. Anzi definisce i sospetti “gravissime illazioni senza fondamento forse legate al fatto che mio marito è un cittadino statunitense”. Spazio, dunque, in conferenza stampa al “sorriso di un bambino che ci ricorda quanto importante sia la vita’ ’, quel sorriso che non comparirà piu sul volto del ventunenne africano ucciso sul gommone partito dalla Libia: a vegliare sul suo corpo, poi trasbordato sulla Phoenix, è rimasto il fratello, interrogato a lungo dalla Squadra mobile su delega della procura diretta da Zuccaro, che ha disposto l’autopsia. E mentre i rappresentanti di Moas hanno negato davanti ai senatori della Commissione Difesa di avere mai spento i trasponderdelle loro navi per sfuggire ai controlli della Guardia Costiera, tra le procure di Trapani e Palermo si discute se trasferire nel capoluogo l’inchiesta sull’unica Ong, ancora misteriosa, indagata nella città delle saline: l’input alle indagini sulle intese tra soccorritori e trafficanti sarebbe arrivato da un gruppo di migranti sbarcati mesi fa, ma i pm palermitani ipotizzano l’associazione per delinquere finalizzata all’im migr azio ne clandestina e chiedono in Dda i fascicoli. Se non si raggiungerà un’intesa a decidere sarà il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato. Ieri, infine, oltre ai 400 migranti arrivati a Catania a bordo della Phoenix altri 140 sono giunti a Messina a bordo della nave Fiorillo della Guardia Costiera. La tregua, decisa in singolare coincidenza con la polemica politica sulle Ong, dopo i quasi 9000 migranti salvati agli inizi di aprile, è finita, e le condizioni del tempo e del mare lasciano intuire la ripresa dei viaggi della speranza (con la certezza dei soccorsi) nel Mediterraneo meridionale che quest’anno, secondo le previsioni, sarà attraversato dalla cifra record di oltre 250 mila migranti.
Replica alle indagini
Il Moas: “Pronti a chiarire sui contributi privati”. Procede anche la Dda di Palermo