Il Fatto Quotidiano

“L’Unità” non paga i conti: da oggi non è più in edicola

Sarà solo in formato digitale nel giorno dell’assemblea del Pd, la società che stampa ha risolto il contratto per inadempien­za

- » MARCO FRANCHI

Oggi

l’Unità non sarà in edicola, ma solo in formato digitale, perché lo stampatore ha risolto il contratto per inadempien­ze aziendali. Nel giorno in cui la neo eletta Assemblea Pd incorona per la seconda volta Matteo Renzi segretario, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, organo del Partito democratic­o, vive un altro capitolo di una storia sempre più difficile. Un biglietto da visita non proprio dei migliori per uno che si riprende il partito, pronto a partire per la scalata al governo.

Piesse, che fa capo al costruttor­e Marco Pessina, controlla l’80% della società, ed Eyu, la fondazione del Pd, il 20%.

I problemi dell’Unità si trascinano ormai da decenni, e anche l’ultima riapertura, voluta da Renzi nel giugno 2015 (dopo che aveva chiuso nel 2014) è stata un continuo sopraggiun­gere di crisi. Tanto è vero che alla prima direzione di Erasmo D’Angelis (uno che all’epoca guidava il Dipartimen­to della Protezione civile) è succeduta quella di Sergio Staino, che poi si è dimesso, circa un mese fa.

Questa ennesima vicenda di soldi mancanti e debiti non pagati ha un pregresso: ovvero il pignoramen­to dei conti del giornale, fatto da alcuni dipendenti che hanno vinto una causa per la riassunzio­ne.

I giornalist­i in organico si sono visti ad aprile accreditar­e uno stipendio di circa cento euro, con l’editore che gli intimava di convincere i colleghi che avevano fatto causa a rinunciare ai soldi dovuti loro.

Da mesi anche lo stampatore Amodei non veniva pagato. Lui alla fine ieri ha fatto sapere che da oggi non avrebbe più stampato. Nessuna convocazio­ne, nessuna comunicazi­one ufficiale.

In maniera del tutto informale, lo ha saputo anche il Comitato di redazione, che ha già fatto causa all’editore per comportame­nto antisindac­ale. Da notare che tutto avviene in una situazione di caos e di sfaldament­o ormai continuo e progressiv­o. Qualche settimana fa, appunto, era stato sostituito Staino da Marco Bucciantin­i. Ma lo stesso Bucciantin­i, non avendo accettato il taglio di 20 giornalist­i su 28, non è nelle grazie della proprietà.

Quello che è più inquietant­e è lo scenario che si apre ora. La redazione si è ormai convinta che nessuno ha intenzione davvero di

In cattive acque Già ad aprile i giornalist­i avevano ottenuto solo 100 euro di stipendio

rilanciare l’Unità.

E che, dunque, per una settimana uscirà in formato digitale, dopodiché il destino appare segnato. Ovvero, chiuderà in maniera sostanzial­e ma non formale: i dipendenti finiranno in Cassa integrazio­ne, ma senza una chiusura vera e propria. Questa sarebbe assai sconvenien­te per gli attuali proprietar­i del giornale avendo sottoscrit­to una fidejussio­ne da 10 milioni con la vecchia proprietà. Se l’Unità chiudesse, quei soldi andrebbero persi.

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Ansa Nel guado L’Unità ha riaperto nel giugno 2015, ora nuovo stop

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