Il Fatto Quotidiano

La rivolta delle toghe precarie: sarà sciopero

Contro il decreto I giudici di Pace e quelli Onorari contro la norma che rende “occasional­e” il loro lavoro e pone paletti

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Le

toghe precarie non ci stanno. I giudici di pace annunciano un mese di sciopero mentre i viceprocur­atori onorari e i giudici onorari potrebbero ridurre il loro impegno bloccando i palazzi di giustizia che si avvalgono della loro “manodopera”. Tutto questo perché venerdì il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo che completa la riforma della magistratu­ra onoraria, una riforma che - anziché stabilizza­re la loro funzione - la rende occasional­e, limitando il loro impegno a due giorni settimanal­i, senza superare le censure della Commission­e europea sull’abuso dei contratti a termine e sulla disparità coi magistrati profession­ali. L’intento della norma era “assicurare la piena compatibil­ità con lo svolgiment­o di altre attività remunerati­ve” ai magistrati onorari, ma la realtà è diversa: ad esempio per loro, laureati in giurisprud­enza abilitati alla profession­e forense, sarà impossibil­e fare l’avvocato nella stessa città in cui fanno i magistrati e, non potendo essere trasferiti, dovrebbero cercare lavoro come avvocati in città diverse da quelle di residenza. Un percorso a ostacoli niente male, senza dimenticar­e un altro aspetto: “I magistrati onorari possono anche fare un giorno o due di udienze a set- timana - spiega Paola Bellone, rappresent­ante del “M ovimento 6 luglio” -, ma nel resto dei giorni dovranno lavorare per motivare le sentenze e studiare i fascicoli”.

PER L’UNIONE nazionale dei giudici di pace “nel futuro i giudici di pace dovranno lavorare come schiavi tutti i giorni, festivi compresi, non meno di 10-12 ore al giorno, per percepire emolumenti netti mensili intorno ai 600-700 euro”, e questo per la riduzione degli organici e delle indennità.

A favore della stabilizza­zione dei magistrati onorari si erano schierati 110 procurator­i firmatari di un documento proposto dal procurator­e capo di Torino Armando Spataro. A febbraio il ministro della giustizia Andrea Orlando aveva ascoltato la loro preoccupaz­ione, ma per recepire le richieste doveva ottenere l’ok del Consiglio di Stato e dell’Associazio­ne nazionale magistrati, che però si è opposta. Il governo ha dovuto così approvare questa versione del decreto attuativo, pena la scadenza della legge delega e il ritorno alla vecchia normativa. Tuttavia se le toghe precarie si fermassero il sistema giudiziari­o potrebbe subire un duro stop. I dati statistici raccolti appaio- no chiari. A Cagliari nel 2016 al tribunale dieci got hanno emesso 2.605 sentenze, contro le 1.678 di 21 giudici togati. A Messina, nel settore penale, si arriva quasi al 65 per cento delle sentenze scritte dalle toghe precarie e a Salerno al 44 per cento. Per l’Unione nazionale dei giudici di pace nel settore civile l’80 per cento delle decisioni è assegnata a “magistrati privi di diritti”. “Il servizio giustizia non sarà più garantito - conclude il Movimento 6 luglio -. Dovrà farsene carico anche l’Anm”. Chiede un ripensamen­to Magistratu­ra indipenden­te, corrente di centrodest­ra dell’Anm intervenut­a ieri per evidenziar­e “la necessità di tutelare alcune legittime aspirazion­i dei magistrati onorari”.

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